I Si Cobas al fianco degli Oss Idonei Graduatorie Sanitarie Calabresi con Carlo Ghione e Roberto Laudini.
“In Calabria i dirigenti amministrativi delle AO e delle ASP negano l’esistenza della mafia, come faceva il compianto Giulio Andreotti, negano le massonerie – scrivono i sindacalisti – e addirittura dicono di non sapere cosa sia la ndrangheta o la pressione politico mafiosa che costantemente gestisce la sanità in Calabria e come pende sulle teste dei lavoratori una sorta di spada di Damocle in quanto costantemente sono purtroppo sotto ricatto per ottenere lavoro e diritti che gli appartengono di diritto. In questa mentalità realmafiosa e negazionista, lavoratrici/tori vanno a elemosinare e a ridursi schiavetti di un sistema corrotto, e tutti i sindacati sono altrettanto corrotti e corruttori, fanno false promesse a lavoratrici/tori promettendogli quello che già è loro”.
“In Calabria i dirigenti amministrativi delle AO e delle ASP negano l’esistenza della mafia, come faceva il compianto Giulio Andreotti, negano le massonerie – scrivono i sindacalisti – e addirittura dicono di non sapere cosa sia la ndrangheta o la pressione politico mafiosa che costantemente gestisce la sanità in Calabria e come pende sulle teste dei lavoratori una sorta di spada di Damocle in quanto costantemente sono purtroppo sotto ricatto per ottenere lavoro e diritti che gli appartengono di diritto. In questa mentalità realmafiosa e negazionista, lavoratrici/tori vanno a elemosinare e a ridursi schiavetti di un sistema corrotto, e tutti i sindacati sono altrettanto corrotti e corruttori, fanno false promesse a lavoratrici/tori promettendogli quello che già è loro”.
Continuano i Cobas parlando degli idonei: “Il male dei lavoratori in Calabria sono i lavoratori stessi, che accettano questo sistema di negazione, clientelismo, corruzione e mafia, così profondamente interiorizzato all’interno della sanità pubblica calabrese che ormai fa parte della realtà a prescindere e persino i commissari e i dirigenti inviati da fuori Calabria dopo un paio di giorni si adattano al sistema mafioso e corrotto e ne fanno parte e lo alimentano, negano a loro volta di sapere che la mafia comanda, dirige, gestisce, determina, ogni cosa persino il diritto conseguito con pubblico concorso, come nel caso degli idonei, che vanno poi dai mafiosi e dai sindacati a elemosinare il posto di lavoro che gli appartiene per diritto. Vanno poi ad elemosinare il posto di lavoro dai dirigenti pubblico e commissari ad acta, che si adeguano subito al sistema e ne diventano parte attiva”.
“Come dice il procuratore Nicola Gratteri – è il pensiero dei Si Cobas – i dirigenti amministrativi sono peggio della mafia, in quanto ad esse asserviti ne diventano strumento. In questa situazione nessun sindacato è estraneo alla complicità e collaborazione mafiosa, anzi anch’essi diventano ingranaggi del sistema di corruzione e di ricatto perenne di lavoratrici/tori, usati come spie, pedine e schiavetti, per i loro malaffari. In Calabria nessuno pretende la legalità o combatte il sistema mafioso. Soltanto Gratteri ed il Si Cobas stanno contrastando la mafia e la corruzione estesa a tutto il sistema burocratico, amministrativo, aziendale e quindi di gestione dell’intera sanità calabrese. Se non fosse stato per il Si Cobas nessuno avrebbe mai preteso giustizia e la legalità. Bisogna partire dalla lotta del Si Cobas, se si vuole creare giustizia sociale, una sanità pubblica efficiente, dignità e libertà per lavoratrici/tori della sanita calabrese e non solo…”.