Medici assenteisti, Codacons: “In piena pandemia c’era solo il 118”

Il vicepresidente nazionale del Codacons: "Perché questa forma di servilismo verso chi ha svenduto la nostra salute, immolandola sull’altare del profitto?"
di lieto

“Da tempo assistiamo ad una vera e propria gogna mediatica cui viene esposto il personale addetto all’emergenza territoriale (quello che solitamente definiamo il “118”). Ne abbiamo sentito di tutti i colori: vengono definiti ladri, vigliacchi (magari da chi possa le sue preziose natiche su di una comoda poltrona) e, da ultimo, assenteisti. Certo, quando servono per fronteggiare le emergenze, sono degli “eroi” ma, passata la paura, ecco che subito vengono additati al pubblico ludibrio come pericolosi criminali. Durante il periodo più nero di questa pandemia solo il personale del 118 è entrato nelle case dei malati, portando avanti un’azione di deospedalizzazione per evitare che il fragilissimo sistema calabrese saltasse del tutto”. Lo afferma in una nota stampa il vicepresidente nazionale del CodaconsFrancesco Di Lieto.

“E senza che gli scienziati nominati dal Governo per “sistemare” la sanità calabrese – si legge -, avessero pensato di fornir loro non solo delle linee guida ma neppure i dispositivi di protezione. Sempre a quegli “eroi” si ricorreva quando gli illuminati (im)prenditori della sanità privata combinavano disastri, come nelle residenze per anziani. Sulle spalle del personale del 118 è stata caricata l’assistenza territoriale distrutta da una pianificata gestione fallimentare. Eppure quei manager sono stati lautamente remunerati, nonostante abbiano sempre lasciato le casse in profondo rosso e, a volte, dimenticandosi perfino di chiudere i bilanci. Ma ben attenti ai bisogni del privato. Non a caso hanno avallato pagamenti multipli per le medesime fatture, quando a presentarle erano volti noti”.

“E senza che gli scienziati nominati dal Governo per “sistemare” la sanità calabrese – si legge -, avessero pensato di fornir loro non solo delle linee guida ma neppure i dispositivi di protezione. Sempre a quegli “eroi” si ricorreva quando gli illuminati (im)prenditori della sanità privata combinavano disastri, come nelle residenze per anziani. Sulle spalle del personale del 118 è stata caricata l’assistenza territoriale distrutta da una pianificata gestione fallimentare. Eppure quei manager sono stati lautamente remunerati, nonostante abbiano sempre lasciato le casse in profondo rosso e, a volte, dimenticandosi perfino di chiudere i bilanci. Ma ben attenti ai bisogni del privato. Non a caso hanno avallato pagamenti multipli per le medesime fatture, quando a presentarle erano volti noti”.

“Prefetti di ferro”

“Giusto e sacrosanto – dichiara Di Lieto – quindi, raccontare le indagini che vedono coinvolti alcuni medici anche se, in attesa delle sentenze, ci si dovrebbe chiedere come mai questo giustizialismo a corrente alternata si trasformi, poi, nel più tenace garantismo verso chi ha avallato scelte vergognose, che hanno finito per negare il diritto alla salute ai Calabresi e che oggi tenta in ogni modo di nascondere le proprie responsabilità sotto il tappeto. Ma tant’è. Sulle indennità si è fatta tanta confusione ed i luminari designati dai vari governi nazionali per mettere i conti in ordine, non hanno fatto altro che creare ancor di più danni. Sarebbe il caso di ricordare ai “Prefetti di ferro” catapultati da Roma, che l’indennità dovuta ai medici del 118 è stata cristallizzata in un accordo regionale e che in quell’accordo l’Asp di Catanzaro ha avuto un ruolo fondamentale.

Negare quanto pattuito, ed anzi chiedere ai medici di restituire parte degli stipendi, costituisce la cartina di tornasole della serietà dei vertici della sanità calabrese, oltre a rappresentare una intollerabile offesa nei confronti delle famiglie di chi è morto per cercare di garantire un diritto ai calabresi. Ovviamente la vicenda, tutt’altro che conclusa, è al vaglio della magistratura e tra qualche tempo avremo modo di comprendere a quali grandi menti sia stata affidato il compito di gestire la nostra salute. Nell’attesa sarebbe il caso di rammentare ad alcuni sensazionalisti a gettone come l’Asp di Catanzaro, nonostante abbia ricevuto le somme da versare al personale del 118, misteriosamente non abbia inteso erogarle”.

Ma anche qui nulla di nuovo. Del resto – si legge nella nota Codacons – è facile fare economia sul personale e pagare due volte le fatture agli amici. In questa situazione sconfortante, spiace che molti abbiano ritenuto di piegarsi a megafono, di questo indegno linciaggio. Spiace perchè, così facendo, si finisce per supportare gli immensi appetiti economici che ruotano intorno ad una sanità pubblica che, soprattutto in Calabria è stata scientificamente smantellata per saziare gli amici e gli amici degli amici. Difficile comprendere perchè a questi “megafoni” non interessi spiegare i motivi per cui il 118 sta andando a rotoli; perchè nessuno sbatte in prima pagina le responsabilità di chi non garantisce la presenza di un medico sulle ambulanze; perchè nessuno si interroga sul progressivo smantellamento della medicina territoriale; perchè nessuno si interroga sui motivi per cui nelle guardie mediche non c’è neppure la carta igienica…”

“La Procura della Repubblica faccia chiarezza”

“A pensar male si potrebbe ipotizzare come gli introiti pubblicitari, garantiti dagli imprenditori privati, possa contribuire ad una lettura deformata della realtà. E così si preferisce offrire in pasto all’opinione pubblica un elenco di medici che, laddove trovassero conferma i fatti posti a base della denuncia – magari proposta da chi (dietro una lussuosa scrivania) aveva la responsabilità di garantire la loro sicurezza – avrebbero arrecato alle casse dell’Asp di Catanzaro un danno di alcune centinaia di euro. Sacrosanto, dicevamo. Il reato si consuma anche se dovessero aver arrecato un danno di un solo centesimo… ma, chiediamoci, perchè neppure una riga su chi ha consentito che affrontassero il virus a mani nude, su chi li ha mandati sulle ambulanze senza gli obbligatori dispositivi di protezione, senza nulla di nulla”.

“Perché non si fanno i nomi di coloro che non garantiscono la presenza di medici sulle ambulanze, esponendo la popolazione ad intollerabili rischi. Perché questa forma di rispetto, tanto simile al servilismo, verso chi ha svenduto la nostra salute, immolandola sull’altare del profitto. “Beati i popoli che non hanno bisogno di eroi” diceva Brecht. In Calabria, invece, nel breve volgere di alcune settimane, siamo passati dall’essere fieri di quelli che osannavamo come gli eroi del Covid, al disprezzo verso quelli eroi, degradati a volgari disertori. Il tutto senza prove, senza processo.
E’ giunto il momento che vengano informati i calabresi che dalla prossima settimana non ci saranno medici a sufficienza per garantire gli interventi.

Il 118, diremo tra qualche giorno, erano quelle ambulanze che arrivano immediatamente in caso di emergenze. Eppure – conclude Di Lieto – qualcuno ha deciso che, forse, è più conveniente far alzare in volo un elicottero. Per il momento non rimane che attendere fiduciosi che la Procura della Repubblica voglia far luce sulle responsabilità di chi ha consentito che in Calabria, in caso di incidenti stradali, infarti, crisi respiratorie, embolie… non avremo più un medico per prestare immediato soccorso. E, magari, quando inizieremo a contare le vittime di queste decisioni, alcuni megafoni a gettone saranno costretti a cambiare opinione”.

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