Colpo a cosca Mancuso. Gratteri: “Calabria si fidi di noi” (SERVIZIO TV)

di Carmen Mirarchi – La Polizia di Stato, a conclusione di complesse indagini, svolte dalle Squadre Mobili di Vibo Valentia e Catanzaro e dal Servizio Centrale Operativo di Roma, coordinate dalla Procura Distrettuale Antimafia di Catanzaro, dalle prime ore di stamane, sta eseguendo un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di 4 soggetti, ritenuti responsabili del tentato omicidio di Francesco MANCUSO e dell’omicidio di Raffaele FIAMINGO, avvenuto a Spilinga nel luglio 2003, e considerati al vertice della ‘ndrangheta vibonese.

Quasi 50 uomini stanno eseguendo arresti e perquisizioni a Vibo Valentia, Milano e Prato.

Quasi 50 uomini stanno eseguendo arresti e perquisizioni a Vibo Valentia, Milano e Prato.

Le attività d’indagine, supportate anche da dichiarazioni rese da collaboratori di giustizia, hanno permesso di accertare che l’omicidio era maturato per contrasti insorti nella gestione delle attività criminali tra i componenti della famiglia MANCUSO – in particolare la fazione capeggiata da Ciccio MANCUSO, alias Tabacco, e quella guidata da Cosmo MANCUSO, alias Michele.

I dettagli dell’inchiesta verranno forniti nel corso di una conferenza stampa che si terrà alle ore 11:00 presso la Questura di Vibo Valentia alla presenza del Procuratore Capo di Catanzaro dott. Nicola GRATTERI e dei vertici investigativi.

Avrebbero tentato un’estorsione alla persona sbagliata e nel posto sbagliato il boss Francesco Mancuso di Limbadi e il suo fidato sodale Raffaele Fiamingo, detto “Il Vichingo”, che pagò con la vita. Nella notte del 9 luglio 2003 il primo fu ferito gravemente, il secondo fu ucciso. La richiesta estorsiva fu rivolta al titolare di un panificio di Spilinga (Vv), nel Vibonese, di cui era titolare il fratello di Antonio Prenesti, 53 anni, di Nicotera, elemento di spicco del clan Mancuso, oggi arrestato nell’ambito dell’operazione “Errore Fatale” della Polizia. In carcere i presunti autori dell’omicidio di Fiamingo, presunto boss di Rombiolo, e del ferimento del boss Francesco Mancuso di Limbadi, detto “Ciccio tabacco”.

Il titolare del panificio avrebbe avvertito il fratello del tentativo di estorsione. Antonio Prenesti avrebbe, quindi, chiesto l’autorizzazione di sparare al boss Cosmo Michele Mancuso, zio di Francesco Mancuso, che è stato raggiunto in carcere dalla nuova ordinanza.

Sceso dall’auto per ritirare il denaro, Raffaele Fiamingo, al quale fu fatto credere che la presunta vittima avrebbe pagato, si trovò dinnanzi ai colpi di pistola che sarebbero stati esplosi da Antonio Prenesti e Domenico Polito, 55 anni, di Tropea, anche lui arrestato oggi quale esecutore materiale del fatto di sangue. Ad accompagnare sul luogo dell’agguato i due presunti sicari sarebbe stato il boss di Zungri, Giuseppe Accorinti, 60 anni, anche lui arrestato. Francesco Mancuso, rimasto ferito in auto, fu poi accompagnato dal figlio in ospedale a Vibo. Alla base delle accuse, anche le dichiarazioni di diversi collaboratori di giustizia del Vibonese e del Lametino, fra i quali Emanuele Mancuso, Andrea Mantella, Giuseppe e Domenico Giampà.

Redazione Calabria 7

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