molo 13

Colpo ai narcos di Guardavalle, per 12 indagati gli atti da Firenze in Procura a Catanzaro (NOMI)

Accolta l'istanza difensiva, il gup toscano si dichiara incompetente e dispone la trasmissione degli atti alla Procura guidata da Gratteri

Tutto da rifare. Il gup del Tribunale di Firenze Antonella Zatini si è dichiarato incompetente a decidere le sorti di dodici imputati, coinvolti nel filone toscano della più ampia inchiesta, nome in codice Molo 13 scattata ad aprile del 2021 e che ha visto impegnate due Procure, quella di Catanzaro e quella di Firenze, portando all’arresto di 23 indagati tra Calabria e Toscana con le accuse di associazione a delinquere finalizzata al traffico internazionale di sostanze stupefacenti, commercio di droga, detenzione di arma da fuoco e favoreggiamento personale. Un’inchiesta che mira a far luce sui contatti diretti con i narcos colombiani, fiumi di cocaina dell’ordine di oltre 1.200 chili alla volta da distribuire in Australia, Nuova Zelanda, Turchia, Regno Unito e Slovenia e che punta a dimostrare come la mente del narcotraffico internazionale fosse a Guardavalle, versante jonico catanzarese e come a gestire l’imponente giro d’affari fosse stata la famiglia di ‘ndrangheta dei Gallace.

Accolte le eccezioni difensive, gli atti tornano a Catanzaro

Accolte le eccezioni difensive, gli atti tornano a Catanzaro

Il giudice per le udienze preliminari ha accolto l’eccezione sollevata dai difensori Salvatore Staiano del Foro di Catanzaro, Michele D’Agostino del Foro di Milano e Vincenzo Cicino del Foro di Catanzaro. Ricomincia tutto da capo e da imputati ritornano ad essere indagati Francesco Riitano, 43 anni di Guardavalle, Domenico Vitale, 53 anni, di Catanzaro; Raffaele Andreacchio, 26 anni, di Montevarchi (AR); Robertino Dessì,  45 anni, di Nurri (Nu); Maria Giuseppina Nieddu, 57 anni, di Alghero; Cristiano Puddu, 45 anni, di Siurgus Donigaia (Ca); Andrea Serra, 51 anni, di Cagliari; Antonio Talia, 64 anni, di Africo; Lucio Falchi, 41 anni, di Oristano; Mattia Derosas, 37 anni, di Sassari;  Benito Andrea Riitano, 30 anni, di Soverato e Maurizio Pozzati, 70 anni, di Berra, (difesi tra gli altri da gli avvocati Elena Augustin del Foro di Prato, Giuseppe Gervasi del foro di Locri, Alfredo Arcorace del Foro di Reggio, Antonio e Andrea Cariello del Foro di Pisa, Luigi Esposito del foro di Sassari), disponendo la restituzione degli atti alla Procura di Catanzaro. Alcuni di loro sono già a processo in altri tronconi della stessa inchiesta. 

Gli altri tronconi dell’ inchiesta

Nel filone Catanzarese è alle ultime battute il processo con rito abbreviato per 15 imputati (LEGGI), mentre per altri quattro tra cui il reggente dell’omonima cosca Cosimo Damiano Gallace, 61 anni di Guardavalle, la cui latitanza, dopo circa un anno, è terminata all’alba del 7 ottobre del 2021, catturato dai carabinieri del Nucleo investigativo di Catanzaro, è in corso il processo dibattimentale dopo il rinvio a giudizio disposto il 18 marzo del 2022 (LEGGI)

Da famiglia di ‘ndrangheta a impresa criminale

L’operazione denominata “Molo 13”, rappresenta l’epilogo di una complessa attività investigativa condotta dai Reparti speciali dello Gico di Catanzaro e dallo Scico della Guardia di Finanza di Roma, svelando un grave quadro indiziario nei confronti di esponenti di spicco della cosca di ‘ndrangheta radicata sul territorio di Guardavalle e riconducibile alla famiglia Gallace, che avrebbero messo in atto una ramificata organizzazione criminale transazionale con lo scopo di agevolare l’associazione di tipo ‘ndranghetistico, capace di pianificare ingenti importazioni di cocaina dal Sud America (Colombia, ma anche Brasile) e di “piazzarla” in Europa (Spagna, Olanda, Inghilterra e Slovenia), Nuova Zelanda e Australia.

Il nuovo volto dei Gallace

Un’inchiesta che ha portato anche a comprendere il nuovo volto dei Gallace: da semplice famiglia di ‘ndrangheta a vera e propria impresa criminale, attraverso numerose attività illecite che hanno consentito di accrescere la potenza militare ed economica del sodalizio e di acquisire un controllo sempre più penetrante del territorio della fascia ionica a cavallo delle province di Catanzaro e Reggio Calabria, con diramazioni nell’hinterland laziale, toscano e lombardo.

I messaggi criptati e il sequestro di cocaina

Le indagini, che si sono avvalse del contributo di alcuni collaboratori di giustizia, hanno consentito di inquadrare la rilevanza criminale del sodalizio nel traffico internazionale di stupefacenti, evidenziandone la capacità di interfacciarsi direttamente con i fornitori sudamericani per l’acquisto di notevoli quantitativi di droga. Avrebbero utilizzato, per il traffico illecito, metodi di comunicazione non convenzionali, con dispositivi elettronici, associati a sim straniere, che si avvalevano di tecniche di messaggistica criptata tra “account” e “domini” associati a un server sito in San José (Costarica). A seguito del sequestro da parte delle autorità olandesi di dati criptati con tecnologia non convenzionale, denominata PGP, estrapolati proprio da questo tipo di server, con la collaborazione del rappresentante italiano in servizio a Eurojust, è stato possibile utilizzare un numero formidabile di messaggi di posta elettronica, prevalentemente in lingua italiana, trasmessi da dispositivi BlackBerry, con la crittografia PGP. Con la decriptazione della messaggistica, da parte dello Scico e del Nucleo di polizia economico-finanziaria di Catanzaro della Guardia di Finanza, sarebbero emerse significative indicazioni sul modus operandi dell’organizzazione, identificando i sodali e ricostruendo numerosi episodi di commercio e importazione di sostanze stupefacenti, tra i quali l’importazione di una fornitura di oltre 150 chilogrammi di cocaina sequestrata nel maggio 2017 nel porto di Livorno, e per la quale, le chat scambiate tra le persone coinvolte, avrebbe consentito di rilevare che dalla Colombia era stato commissionato l’acquisto di circa 200 chili di cocaina. La droga complessivamente sequestrata, una volta lavorata ed immessa in commercio, avrebbe fruttato all’organizzazione oltre 3,5 milioni di euro sulle piazze di spaccio.

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