Colpo di scena nel processo ‘Ndrangheta stragista: collaboratore ritratta dopo le minacce

Depositata un'informativa dei carabinieri da cui emergerebbero pesanti minacce di esponenti della 'ndrangheta di Platì contro il dichiarante
'ndrangheta stragista

Udienza-lampo, quella di oggi, dinanzi alla Corte d’Assise d’Appello di Reggio Calabria, del processo ‘Ndrangheta stragista’, a carico del boss palermitano Giuseppe Graviano e del presunto capo bastone della ‘ndrangheta d Melicucco (Reggio Calabria) Rocco Santo Filippone, condannati in primo grado all’ergastolo quali mandanti del duplice omicidio del 18 gennaio del 1994 dei carabinieri Vincenzo Fava e Antonino Garofolo, uno dei sanguinosi tasselli della ‘strategia della tensione’ contro lo Stato ordita dal boss Salvatore Riina e da settori deviati della massoneria italiana.

Il procuratore aggiunto Giuseppe Lombardo, come aveva preannunciato nella precedente udienza del 1 giugno scorso, ha depositato una informativa dei carabinieri da cui emergerebbero pesanti minacce di esponenti della ‘ndrangheta di Platì contro il dichiarante Annunziatino Romeo, originario del cento ionico aspromontano, per ritrattare alcune sue dichiarazioni. Il dichiarante, chiamato a deporre durante la precedente udienza, avrebbe frapposto alle domande del Pg numerosi ‘non so’, ‘non ricordo’, un atteggiamento questo, duramente contestato dalla pubblica accusa. Romeo, – che in un verbale del 16 maggio 1996 aveva descritto alcune vicende criminali legate ai clan di Platì e sui loro rapporti con le cosche De Stefano, Piromalli sulla così detta ‘camera masso-mafiosa’ – come si è appreso aveva sostanzialmente negato di avere fatto quelle affermazioni riportate nel verbale, sollevando la contestazione del pubblico ministero.

Il procuratore aggiunto Giuseppe Lombardo, come aveva preannunciato nella precedente udienza del 1 giugno scorso, ha depositato una informativa dei carabinieri da cui emergerebbero pesanti minacce di esponenti della ‘ndrangheta di Platì contro il dichiarante Annunziatino Romeo, originario del cento ionico aspromontano, per ritrattare alcune sue dichiarazioni. Il dichiarante, chiamato a deporre durante la precedente udienza, avrebbe frapposto alle domande del Pg numerosi ‘non so’, ‘non ricordo’, un atteggiamento questo, duramente contestato dalla pubblica accusa. Romeo, – che in un verbale del 16 maggio 1996 aveva descritto alcune vicende criminali legate ai clan di Platì e sui loro rapporti con le cosche De Stefano, Piromalli sulla così detta ‘camera masso-mafiosa’ – come si è appreso aveva sostanzialmente negato di avere fatto quelle affermazioni riportate nel verbale, sollevando la contestazione del pubblico ministero.

“Ho necessità di capire – aveva detto Lombardo – se lei sia stato ultimamente minacciato dalla ndrangheta di Platì”, era stato il richiamo del Pg. Il rappresentante dell’accusa, a quel punto, aveva reso noto dell’esistenza di materiale giornalistico riguardante due puntate sulla ‘ndrangheta prodotte dall’emittente Sky Tv8 nel maggio 2021, in cui Romeo, intervistato, avrebbe anche detto ai giornalisti curatori della trasmissione di essere stato convocato da esponenti della ‘ndrangheta di Platì per “dimenticare” tutto ciò che aveva riferito nel corso di quella trasmissione. Sul punto, nell’udienza odierna, il Procuratore aggiunto Giuseppe Lombardo ha depositato una memoria scritta che il magistrato non ha potuto essere illustrata in aula a causa del rinvio dell’udienza per il prossimo 4 luglio per l’indisposizione denunciata da un componente della giuria popolare, colpito da Covid.

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