Il gip del Tribunale di Vibo Valentia, Marina Russo, accogliendo integralmente le argomentazioni proposte degli avvocati Francesco Capria e Giuseppe Spinelli, ha rigettato la richiesta di misura cautelare degli arresti domiciliari avanzata dall’ ufficio di Procura nei confronti di Giuseppe D’Angelo di Nicotera.
Le accuse
Le accuse
All’ indagato veniva contestato di aver coltivato oltre duemila piante di cannabis, nonché il possesso di circa 40 grammi di marijuana che veniva trovata nell’abitazione all’interno di una busta unitamente a una macchinetta per il sottovuoto, i relativi sacchetti e due bilance di precisione. Strumentazione che secondo la ricostruzione accusatoria sarebbe servita per confezionare lo stupefacente.
La difesa
Gli avvocati Francesco Capria e di Giuseppe Spinelli hanno rilevato come negli atti d’indagine non vi fosse l’ esame del narcotest che, ad avviso dei difensori, è accertamento indispensabile per qualificare la gravità indiziaria, ai fini dell’emissione della misura cautelare. Sul punto, i difensori hanno richiamato un recente principio della Suprema Corte di Cassazione in base al quale “i dati di natura inferenziale, quali le generiche caratteristiche della sostanza osservate dai verbalizzanti, la suddivisione in dosi, la personalità del reo lumeggiata dai precedenti penali o altro, sono evenienze che possono essere ritenute sufficienti per ravvisare gli estremi del reato di cui all’art. 73, d.P.R. n. 309/1990, ai fini della convalida dell’arresto; ma detti elementi non consento di comporre una quadro indiziario utile a fini cautelari, ai sensi dell’art. 273, comma 1, c.p.p.”. Il gip, aderendo a questo principio di diritto, ha rigettato la richiesta di applicazione misura avanzata dall’ufficio di Procura e ha rimesso in libertà l’indagato.