Coltivava cannabis per lenire i dolori della fibromialgia, assolto giovane calabrese

"La mia è stata una necessità. Ho voluto sopperire a una mancanza e l’ho voluto fare senza andare nelle piazze di spaccio"

Assolto perché il fatto non sussiste. Cristian Filippo – paziente affetto da fibromialgia – che si è presentato stamane per la quarta volta davanti al giudice del Tribunale di Paola, in provincia di Cosenza. Accusato per aver coltivato due piante di cannabis che utilizzava per lenire i dolori causati dalla sua malattia, Cristian Filippo è stato seguito dall’associazione Meglio Legale, che gli ha offerto assistenza legale tramite il lavoro dell’avvocato Gianmichele Bosco, del Foro di Catanzaro. La pianta gli serviva per curarsi: il 25enne calabrese è stato assolto con formula piena. Aveva iniziato una piccola coltivazione domestica dal momento che non riusciva a recepire la medicina tramite il Sistema Sanitario Regionale. La Calabria, infatti, è una delle tre regioni italiane (insieme a Molise e Valle D’Aosta) che non hanno un decreto regionale per recepire le direttive del Ministero della Salute che prevedono la possibilità di curarsi con questo tipo di terapia.

Arrestato all’inizio di giugno 2019, dopo un mese di domiciliari e due di obbligo di firma, il processo è arrivato oggi alla sua conclusione. “Milleduecento giorni. Dal giugno 2019 ad oggi ci sono voluti milleduecento giorni per stabilire che Cristian era innocente. Non è solo il tempo a pesare in questa storia: è lo stigma che rovina la vita persino a chi della cannabis ha bisogno per curarsi. È il pregiudizio fatto proprio dalle istituzioni, da chi non vede l’assurdità di un sistema che impegna forze dell’ordine, avvocati, tribunali per processare un ragazzo che non era certo uno spacciatore e che per quella cannabis ha pure una prescrizione medica.” ha detto Antonella Soldo, coordinatrice di Meglio Legale, associazione che ha seguito e segue molti pazienti e che nel 2021 era al fianco di Walter De Benedetto.

Arrestato all’inizio di giugno 2019, dopo un mese di domiciliari e due di obbligo di firma, il processo è arrivato oggi alla sua conclusione. “Milleduecento giorni. Dal giugno 2019 ad oggi ci sono voluti milleduecento giorni per stabilire che Cristian era innocente. Non è solo il tempo a pesare in questa storia: è lo stigma che rovina la vita persino a chi della cannabis ha bisogno per curarsi. È il pregiudizio fatto proprio dalle istituzioni, da chi non vede l’assurdità di un sistema che impegna forze dell’ordine, avvocati, tribunali per processare un ragazzo che non era certo uno spacciatore e che per quella cannabis ha pure una prescrizione medica.” ha detto Antonella Soldo, coordinatrice di Meglio Legale, associazione che ha seguito e segue molti pazienti e che nel 2021 era al fianco di Walter De Benedetto.

“La mia è stata una necessità”

“Sono felicissimo di questa assoluzione, c’è voluto molto tempo e l’attesa di questo momento non è stata facile. Questa conclusione è un messaggio importante, non solo per me, ma per tutte le persone che si trovano nelle mie condizioni: la mia è stata una necessità. Ho voluto sopperire a una mancanza e l’ho voluto fare senza andare nelle piazze di spaccio. Speriamo che in Italia altri non si ritrovino nelle mie situazioni, sono stati tre anni d’inferno.” ha detto Cristian Filippo appena uscito dall’aula del Tribunale. “Finalmente è stata fatta un po’ di giustizia per Cristian Filippo che da anni subisce vessazioni dovute a una legislatura che non tutela chi utilizza canapa per scopro terapeutico. Speriamo che questa sentenza possa aiutare il legislatore affinché intervenga in merito, non è giusto che questi soggetti abbiano una duplice difficoltà: data dalla malattia e dalla difficoltà nell’avere una terapia” ha commentato l’avvocato Gianmichele Bosco. Fuori dal tribunale, per un sit-in convocato dall’Associazione Meglio Legale, le associazioni del territorio, Arci Cosenza e Filorosso ’95.

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