Comizio Salvini, attivista conferma: “Io aggredito da agente con divisa della Polizia”

Conferma ufficiale di Francesco Noto, il giovane che sabato a Soverato (Catanzaro), durante il comizio del ministro dell’Interno Matteo Salvini ha spento il gruppo elettrogeno dell’impianto audio.

Con una nota, lo stesso attivista cosentino del Comitato PrendoCasa, chiarisce di essere stato aggredito da un agente con addosso la divisa della Polizia di Stato, ma di non aver fatto riferimento alla Questura di Catanzaro.:

Con una nota, lo stesso attivista cosentino del Comitato PrendoCasa, chiarisce di essere stato aggredito da un agente con addosso la divisa della Polizia di Stato, ma di non aver fatto riferimento alla Questura di Catanzaro.:

“Nei giorni scorsi sono apparse sulle testate on-line, delle note che riportano come fonte la Questura di Catanzaro in cui è scritto come la stessa non sia mai intervenuta, destituendo di ogni fondamento la mia versione dei fatti.

Ebbene mi vedo costretto ad intervenire, mio malgrado, atteso che nella mia ricostruzione non ho mai fatto riferimento alcuno alla Questura di Catanzaro ovvero al personale in servizio presso la Questura di Catanzaro.

Intervengo per cristallizzare la verità, che sta alla base della giustizia sociale e fare evaporare le falsità riportate, sempre se realmente comunicate agli organi d’informazione, a questo punto. Ho riferito semplicemente quanto accaduto e mi assumo tutte le responsabilità del caso. Oltre a confermare la mia precedente dichiarazione a mezzo stampa sull’intervento dell’agente della celere, ritengo opportuno precisare che:

Ho riferito delle aggressioni subite in primis da addetti dell’entourage del Ministro, o per meglio dire del segretario della Lega. E qui, operatori della Polizia di Stato in servizio nel retropalco, non sono intervenuti per l’identificazione dei soggetti.

Ho riportato la correttezza e la professionalità dei militari dell’Arma dei Carabinieri intervenuti.

Quando i tre appartenenti all’Arma dei Carabinieri mi hanno fermato, portandomi dietro la seconda camionetta della Polizia di Stato, parcheggiata alle spalle del palco, al fine di procedere alla mia identificazione e perquisizione, ho vuotato il contenuto delle tasche sul paraurti posteriore del mezzo. Dopo neppure qualche minuto, nel mentre i Carabinieri erano intenti alla loro attività di servizio, è sopraggiunto dal lato destro del mezzo un agente con la divisa della Polizia di Stato, in tenuta antisommossa, privo del casco, dello scudo e del manganello visibilmente alterato. Ha iniziato ad inveire contro di me e strappandomi il cellulare dalle mani, danneggiandolo, si è avvicinato sferrandomi calci e ginocchiate, farfugliando qualcosa sul come mi fossi permesso di fare quel gesto nei confronti di Salvini.

A questo punto ho iniziato ad urlare contro di lui di fermarsi ed invece di ottenere quello che tutti si aspettavano, lo stesso mi ha sollevato da terra, afferrandomi dalle braccia e mi ha scaraventato con la schiena sul paraurti del blindato. Immediatamente i tre militari mi hanno alzato e scortato presso un’area posta a circa 100 metri di distanza dove erano presenti numerosi mezzi e appartenenti alle forze dell’ordine in divisa e in borghese, ai quali ho riferito nelle immediatezze quanto accaduto.

Ho riferito diverse volte circa le aggressioni subite da parte di un soggetto in divisa della celere, di cui ignoro chiaramente l’ufficio di appartenenza. Ed anche qui nessuno è intervenuto per l’identificazione del soggetto.
Successivamente, dopo circa 15 minuti sono stato trasferito presso la Caserma dei Carabinieri di Soverato-Davoli e dopo le formalità di rito sono stato rilasciato per poi recarmi presso il Pronto Soccorso dell’ospedale di Soverato, per le cure necessarie come da certificazione medica in mio possesso.

Questi i fatti, che verranno comunque riportati in una denuncia formale all’autorità giudiziaria, cosciente del fatto che la verità è quella della strada, già cristallizzata e indelebile. Se poi dovesse aggiungersi anche quella del palazzo, tanto meglio.

Rifarei altre mille volte questo gesto, fosse anche inserito come reato nel Decreto Sicurezza Ter, oppure meglio dire Tris, come il gioco, perché di questo stiamo parlando, di personaggetti che giocano su disgrazie e disperazione della popolazione.

Se dovesse essere necessario continuerò, anzi auspico che siano le stesse persone stufe a staccare la spine a tutti i politici che si permettono il lusso di vivere sulle nostre spalle”.

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Redazione Calabria 7

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