Confermata la condanna 30 anni di reclusione anche nel secondo processo d’appello celebrato nei confronti di Salvatore Fuscaldo, il bracciante 54enne di Cirò Marina reo confesso dell’omicidio di Antonella Lettieri, la commessa di 42 anni che l’uomo ha ucciso il 7 marzo del 2017. I giudici della corte d’assise d’appello di Catanzaro erano stati chiamati ad esprimersi nuovamente sul caso dopo che la Cassazione, esaminando la sentenza emessa nel primo processo d’appello, aveva ritenuto di rinviare gli atti a Catanzaro affinché i giudici si pronunciassero sull’aggravante della premeditazione.
Oggi la corte d’assise d’appello, presieduta dal giudice Gabriella Reillo, ha confermato integralmente il giudizio di primo grado emesso dal gup presso il Tribunale di Crotone il 17 gennaio 2018 che teneva conto di tutte le aggravanti compresa quella della premeditazione e della crudeltà che erano state ipotizzate dall’accusa. Antonella Lettieri venne uccisa il 7 marzo nella sua abitazione in via Cilea a Cirò Marina con almeno una ventina di colpi alla testa sferrati con un tubo di ferro e undici coltellate al corpo. Fuscaldo era stato subito inserito tra i sospettati e i carabinieri del Reparto investigativo scientifico rinvennero nell’auto del bracciante un “pelucchio” con tracce ematiche dal quale venne recuperato il dna di Antonella Lettieri. L’uomo fu quindi fermato il 16 marzo e, davanti ad una folla inferocita, portato in prigione. Circa un mese dopo, il 21 aprile, di fronte alle evidenze delle prove raccolte contro di lui, il bracciante confessò di essere il colpevole dell’omicidio della commessa. Fuscaldo ha sostenuto di aver ucciso la donna perché lo ricattava chiedendogli soldi per non svelare alla moglie la loro relazione. Una motivazione alla quale gli inquirenti non hanno mai creduto.
Oggi la corte d’assise d’appello, presieduta dal giudice Gabriella Reillo, ha confermato integralmente il giudizio di primo grado emesso dal gup presso il Tribunale di Crotone il 17 gennaio 2018 che teneva conto di tutte le aggravanti compresa quella della premeditazione e della crudeltà che erano state ipotizzate dall’accusa. Antonella Lettieri venne uccisa il 7 marzo nella sua abitazione in via Cilea a Cirò Marina con almeno una ventina di colpi alla testa sferrati con un tubo di ferro e undici coltellate al corpo. Fuscaldo era stato subito inserito tra i sospettati e i carabinieri del Reparto investigativo scientifico rinvennero nell’auto del bracciante un “pelucchio” con tracce ematiche dal quale venne recuperato il dna di Antonella Lettieri. L’uomo fu quindi fermato il 16 marzo e, davanti ad una folla inferocita, portato in prigione. Circa un mese dopo, il 21 aprile, di fronte alle evidenze delle prove raccolte contro di lui, il bracciante confessò di essere il colpevole dell’omicidio della commessa. Fuscaldo ha sostenuto di aver ucciso la donna perché lo ricattava chiedendogli soldi per non svelare alla moglie la loro relazione. Una motivazione alla quale gli inquirenti non hanno mai creduto.