Commissioni, dopo l’errore sulle vicepresidenze Mimmo Tallini persevera

Già all’ultima riunione del Consiglio regionale, sarebbe stato fortemente il caso di chiedere al Presidente dell’Assemblea: ma esattamente, che cosa non è chiaro?

E sì.
Perché non averlo fatto, ha messo le forze di minoranza in una situazione ancor meno facilmente risolvibile: perché da un lato avrebbero fatto sapere che presto indicheranno i propri nomi da inserire negli organismi (orizzonte tutto da dimostrare: e allora, l’uscita dall’aula? E allora, lo strappo istituzionale? E allora, il ricorso al Tar?), dall’altro si ritrovano davanti a un muro-contro-muro che in alcuni momenti ha sapore di faccia-di-muro.

Come se nulla fosse accaduto, al di là di poche e vacue parole di circostanza pronunciate in Aula Mimmo Tallini se ne frega altamente della terzietà che il presidente del Consiglio regionale dovrebbe incarnare, se ne frega altamente – soprattutto – dello “strappo” inusitato consumato con l’opposizione in una delle prime sedute dell’intera consiliatura e in seno alla Giunta del Regolamento da lui «coordinata», trae le seguenti conclusioni: «Le procedure per l’elezione degli Uffici di Presidenza delle Commissioni permanenti  e speciali sono state adottate  (nel corso della seduta consiliare del 12 giugno) nel pieno rispetto delle disposizioni vigenti».

Avrebbe fatto prima, l’organismo regionale, a depositare direttamente il provvedimento davanti ai giudici amministrativi, invocando un verdetto del Tar con tanto di corifei: difficile credere che questa possa essere l’ombra di una mediazione per “ricucire”, specie dopo quattro ore di confronto. E a certificarlo, com’era scontato, è il voto contrario dei consiglieri della minoranza Mimmo Bevaqua (Pd), Libero Notarangelo (Pd), Francesco Pitaro (Gruppo misto) e Marcello Anastasi (Io resto in Calabria), che dopo una simile incomprensibile volontà di giungere a una soluzione condivisa – leggasi, un nuovo voto contestuale per presidenti e vicepresidenti, considerato oltretutto che la maggioranza per definizione “ha i numeri” per ribadire la propria “legge del più forte” rispetto agli elementi apicali degli organismi –, hanno ovviamente ribadito «lo strappo politico verificatosi quando la maggioranza ha eletto in Consiglio sia i presidenti che i vicepresidenti spettanti all’opposizione».

E invece, no. «Alla luce del quesito posto», stando a Tallini «non si può non concludere che le designazioni disciplinate dall’articolo 27 comma 1 del Regolamento interno non sono da considerarsi necessariamente propedeutiche e vincolanti ai fini dell’elezione degli Uffici di Presidenza delle Commissioni e che le procedure seguite per le relative elezioni tenutesi nel corso della seduta consiliare del 12 giugno sono avvenute nel pieno rispetto delle disposizioni del Regolamento, della consuetudine e della prassi consolidata nell’Assemblea legislativa calabrese».

Uno schiaffo bestiale e poco comprensibile, considerato che invece dopo la lacerazione Tallini non era andato alla “rottura” ma dapprima, in una nota ufficiale, aveva provato a stemperare i toni, poi aveva inserito all’ordine del giorno della seduta consiliare del 29 giugno scorso la rielezione degli organi di vertice delle Commissioni ma solo relativamente ai vicepresidenti. Cosa che aveva istigato una nuova dura risposta dell’opposizione, entrata in Aula ma non certo per votare i soli “suoi” vicepresidenti, considerato che il Regolamento sancisce il contrario, ossia che presidenti vice e segretari vanno eletti contestualmente, nella medesima seduta d’Assemblea. E a quel punto Tallini nuovamente era apparso (relativamente) conciliante, disposto a tentare la “carta” di un’ulteriore e forse ultima mediazione per l’indicazione dei propri nomi da parte dei gruppi di minoranza, saltando dunque a piè pari – malgrado il provocatorio intervento del consigliere di Fdi Raffaele Sainato – quei primi sette punti in programma.

Ora invece, fermo restando che il «superamento dell’impasse» è interesse di tutto il Consiglio regionale e ancor più degli amministrati, il presidente Tallini s’è limitato a rilevare: «Circa la designazione da parte dei Gruppi nelle Commissioni, ho preso atto con piacere che sarà fatta a giorni senza che io debba azionare i poteri sostitutivi al fine di garantire il buon funzionamento dell’Assemblea, l’esercizio dei diritti dei consiglieri e la principale mission consiliare, ossia la funzione legislativa».
…Sarà.
Ma al di là dell’auspicio corale volto a una pronta elaborazione di una riforma organica del Regolamento consiliare «onde evitare in futuro disguidi, incomprensioni e fraintendimenti», se questo sarà l’epilogo più d’uno avrà qualcosa da spiegare ai cittadini calabresi.

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