I pazienti sottoposti ad isolamento prima di un intervento chirurgico hanno il 20% di rischio in più di sviluppare complicanze polmonari nel post operatorio. E’ quanto emerge dallo studio realizzato dalla Global Surg-Covid Surg Collaborative con sede centrale nell’Università di Birmingham (Regno Unito) e coordinato in Italia dai chirurghi Francesco Pata, dell’ospedale “Nicola Giannettasio” di Corigliano-Rossano e Gaetano Gallo, consigliere del direttivo nazionale della Società italiana di chirurgia colorettale e Gianluca Pellino, ricercatore dell’università della Campania “Luigi Vanvitelli”. La ricerca ha visto la collaborazione globale di 15.000 chirurghi che lavorano insieme per raccogliere dati cruciali sulla pandemia Covid 19 ed è stata pubblicata su Anaesthesia, rivista dell’Associazione degli anestesisti del Regno Unito.
Il campione dei pazienti oggetto della ricerca
Il campione dei pazienti oggetto della ricerca
Lo studio indica che, in contrasto con le aspettative, i pazienti isolati prima della chirurgia, soprattutto per evitare il Covid 19 e le sue conseguenze, presentano un rischio aumentato del 20% di sviluppare complicanze respiratorie nel post operatorio in confronto ai pazienti non isolati. Ciò è in disaccordo con le attuali indicazioni in uso che prescrivono l’isolamento prima dell’intervento chirurgico. Sono stati 96.454 i pazienti ricoverati in 1.600 ospedali di 114 nazioni inclusi in questa nuova analisi, e, complessivamente, 26.948 (28%) isolati prima dell’intervento chirurgico. Le complicanze respiratorie sono state registrate in 1947 pazienti (2.0%) di cui solo 227 (11.7%) erano associate a infezione da Sars-CoV-2. I pazienti isolati prima dell’intervento erano più anziani, avevano più patologie respiratorie preesistenti, più comunemente venivano da aree ad alta incidenza di Sars-CoV-2 e da Paesi ricchi. “L’isolamento – ha detto Pata – può significare per i pazienti una riduzione della loro attività fisica, un peggioramento delle abitudini alimentari e un livello più elevato di ansia e depressione. Questi effetti in pazienti già vulnerabili potrebbero aver contribuito a un aumento delle complicanze respiratorie”.