Scenari in divenire nell’agone politico vibonese in vista dell’appuntamento con il rinnovo del Consiglio comunale previsto nel 2024. I tempi sono maturi per i primi ammiccamenti e per le “prove tecniche di trasmissione” di quelle che saranno le forze ai nastri di partenza di una competizione elettorale che, come da tradizione, si preannuncia non priva di interrogativi. Così come il percorso di avvicinamento non sarà, per gli opposti schieramenti, esente da ostacoli e incertezze da dipanare.
E se l’attuale congiuntura politica, che vede il centrodestra a trazione Forza Italia dominare le assemblee elettive di Regione, Provincia e Comune, suggerirebbe una strada in discesa per l’attuale maggioranza guidata dal sindaco Maria Limardo, non mancano all’interno della coalizione resistenze che potrebbero mutare gli equilibri in campo.
E se l’attuale congiuntura politica, che vede il centrodestra a trazione Forza Italia dominare le assemblee elettive di Regione, Provincia e Comune, suggerirebbe una strada in discesa per l’attuale maggioranza guidata dal sindaco Maria Limardo, non mancano all’interno della coalizione resistenze che potrebbero mutare gli equilibri in campo.
Si lavora nel “campo largo”
Fiutando l’aria – e nella consapevolezza della litigiosità che caratterizza la propria area – è il centrosinistra a giocare d’anticipo e provare a gettare le basi di un dialogo che punta tutto sul “campo largo” e sull’unione delle diverse sensibilità politiche come arma per fronteggiare l’apparentemente inscalfibile unità del centrodestra. Ci lavorano da qualche tempo i maggiorenti della coalizione che teorizza la possibilità di costruire un fronte civico che possa tenere insieme quanti non si rivedono nel “governo delle destre”: dal Partito democratico a Liberamente progressisti, da Azione alle associazioni civiche, dal Movimento Cinque stelle a pezzi di società civile.
Un tentativo che parte da lontano: dall’iniziativa promossa a Vibo nel novembre scorso dai consiglieri regionali Antonio Lo Schiavo e Raffaele Mammoliti, insieme al parlamentare pentastellato Riccardo Tucci che, insieme ai docenti universitari Cersosimo e Passarelli, hanno proposto un’analisi del voto nazionale rivolta perlopiù a tracciare le prospettive di una possibile unità dell’area progressista a partire proprio dalla città di Vibo.
Trattative in corso nel centrosinistra
Quell’idea non è tramontata neppure all’indomani del varo del nuovo corso del Pd che ancora non ha delineato il quadro delle alleanze a livello nazionale. Nelle more, a Vibo si continua a ragionare insieme e, nei giorni scorsi, i protagonisti del dialogo si sono ritrovati attorno ad un tavolo per gettare le basi di una piattaforma comune. Raffaele Mammoliti e il segretario cittadino Francesco Colelli per il Pd, Riccardo Tucci e il consigliere comunale (già candidato a sindaco) Domenico Santoro per il M5S, Antonio Lo Schiavo e il coordinatore cittadino Sergio Barbuto in rappresentanza del movimento Liberamente progressisti, nonché Stefano Luciano esponente di Azione, già candidato a sindaco nel 2019 per la coalizione di centrosinistra. Invitato ma assente anche Domenico Consoli, ex primario già candidato alle elezioni regionali e promotore del movimento Umanesimo sociale.
Incontro ancora preliminare, ovviamente, nessun nome sul tavolo e nessun preconcetto rispetto ad un candidato che – si è detto – dovrà emergere all’interno di un percorso comune al quale tutti i protagonisti sono chiamati a dare un contributo in termine di idee, programmi, proposte e soprattutto unitarietà e spirito di condivisione, mettendo al bando personalismi e litigiosità, nella consapevolezza che da qui passa ogni possibilità di battere il centrodestra che in città governa ininterrottamente ormai da tre lustri.
Centrodestra alla prova del nove
Il centrodestra, già. Sarà, quello del 2024, un vero e proprio banco di prova per la tenuta di una coalizione che, a dispetto della compattezza ostentata che vede il sindaco Limardo navigare verso la scadenza naturale senza particolari rischi, presenta al suo interno ambizioni differenti.
Intanto, l’attuale sindaco è impegnata in una personale partita per la rielezione che la vede muoversi con estrema cautela tra mille insidie. Schivato finora l’intoppo giudiziario che pure era molto temuto dopo le ispezioni della Guardia di finanza al Comune e le varie inchieste che hanno lambito uffici e assemblea elettiva, il primo cittadino è alle prese con la grana del disavanzo delle casse comunali che, per ora, sulla base dell’ultimo pronunciamento delle Sezioni riunite della Corte dei conti, non si è tradotto nella dichiarazione di dissesto, consentendole di tirare il fiato. Almeno nell’immediato. Resta tuttavia il pesante fardello di un deficit che, per sua stessa ammissione, si attesta intorno ai 39 milioni di euro e che senza interventi mirati da parte dello Stato difficilmente potrà anche solo essere scalfito.
Fratelli d’Italia attende al varco
Senza contare le responsabilità politiche di determinate scelte, assunte dalla sua Giunta in materia finanziaria, che le sono state da più parti rinfacciate. Anche da chi siede nella sua maggioranza. Il sindaco è dunque alla ricerca di una piena legittimazione politica che sa di dover conquistare giorno per giorno sul campo, a fonte di alleati che aspettano solo un suo passo falso per metterla alla berlina.
È il caso di Fratelli d’Italia che, forte della crescita esponenziale del consenso intorno al partito della premier Meloni, potrebbe rivendicare, in un quadro di ripartizione delle candidature nei principali comuni al voto, la primazia sulla scelta del candidato a sindaco. In questo quadro si fanno già i nomi di diverse personalità, di estrazione politica e non, che sarebbero pronti a “sacrificarsi” per la causa.
Alto il rischio di strappi
Ma una simile prospettiva potrebbe anche non andare a genio a chi oggi è parte integrante della maggioranza, come il gruppo Città futura che fa capo al già consigliere regionale Vito Pitaro e che guarda con attenzione l’evolversi del quadro. Non ostacolerebbe la ricandidatura Limardo, nell’alveo di un’alleanza già ampiamente collaudata con il coordinatore regionale forzista Giuseppe Mangialavori, ma certo vedrebbe ridimensionarsi di molto il proprio margine d’azione nel caso in cui a spuntarla fosse proprio Fratelli d’Italia e a quel punto anche l’adesione alla coalizione di centrodestra potrebbe essere fortemente a rischio.
Toccherà proprio al presidente della Commissione Bilancio della Camera Mangialavori e al suo entourage tenere a freno le fughe in avanti e mettere d’accordo tutti i compagni di viaggio, nella consapevolezza che la piazza vibonese rappresenti, nei rapporti di forza interni al suo partito e all’intera coalizione, un tassello troppo importante per rischiare di vederlo sfaldarsi come sabbia tra le mani. (m.s.)