Comunali di Reggio, le forze“civiche” si misurano con un’ardua unificazione

Il cittadino-elettore di Reggio Calabria ha finalmente capito quale sarà il suo maggiore ostacolo alle prossime Amministrative: le dimensioni della scheda elettorale, che probabilmente risulterà della metratura di un loft newyorchese, per riuscire a contenere quantomeno i nomi di tutti gli aspiranti alla fascia tricolore…

VOTO “DISPERSO”

VOTO “DISPERSO”

Ecco dunque che si staglia la parte sommersa di quest’iceberg: la dispersione del consenso elettorale. Un dato che, di per sé, se l’uscente non avrà la forza di chiudere la partita al primo turno spiana le porte a un sicuro ballottaggio e a un Consiglio comunale potenzialmente frastagliatissimo.

L’unico di cui si continua ad aver certezza è in realtà il primo cittadino uscente Giuseppe Falcomatà: sarà alla guida di una coalizione ampia di centrosinistra, che secondo voci accreditate potrebbe allestire complessivamente almeno dieci liste (alcuni elementi vicinissimi al sindaco in carica dicono che potrebbero aumentare fino a 13-14). Molto civismo, ma anche il Pd e il Partito socialista tra le anime della coalizione.
Unico neo, un Partito democratico nazionale che appare del tutto latitante sulle questioni fondanti della città, dalla gravissima emergenza-rifiuti al dramma del lavoro, rispetto al quale non solo non sono stati fatti passi avanti, ma un comparto cruciale nel contesto reggino come il commercio è uscito acciaccatissimo e con molti esercizi che hanno chiuso i battenti per sempre.

LA STRADA

Lo scrittore e movimentista Saverio Pazzano è il candidato sindaco del movimento “La strada”. A supportarne il cammino, uno stuolo d’associazioni, laiche e cattoliche; al punto che il suo, fin qui, sembra essere il tentativo più credibile d’impensierire davvero Falcomatà, “da Sinistra” almeno. Appeal da “alternativo”, può drenare voti soprattutto nelle sacche d’elettorato anticonvenzionale. Certo fra le criticità c’è proprio il vuoto pneumatico della Sinistra: a parte Possibile, il soggettino politico (era una delle tre “gambe” di Leu) a suo tempo lanciato da Pippo Civati una volta fuoruscito dal Partito democratico, per esempio Liberi e uguali sosterrà l’uscente Falcomatà e non il percorso di Pazzano (benché a capo dei suoi supporter ci sia l’ex coordinatrice provinciale di Sel, Laura Cirella), non ci sono notizie di Potere al popolo, non pervenuti Rifondazione comunista o Partito comunista dei lavoratori.
Sicché la Sinistra radicale extra-Leu potrebbe generare candidati differenti e, in definitiva, ulteriore dispersione di voti.

PATTO CIVICO

“Tira” decisamente meno la funzionaria prefettizia Maria Laura Tortorella, messa in campo da un laboratorio politico, Patto civico, che quest’anno vista la situazione ha deciso di gettarsi nella mischia direttamente. Alle spalle, a dare sostanza pure elettorale al tentativo, ex consiglieri comunali come Salvatore Silivestro, proveniente dall’esperienza di Insieme per la città.
Però questa soggettività politica, benché possa contare su individualità d’alto profilo, rischia fortemente d’essere (ingiustamente?) incasellata come l’ennesimo “partitino dei Professori”, vista anche l’enorme influenza esercitata al suo interno dal giurista e docente universitario Michele Spadaro, e di non centrare – come altre – neppure il quorum per avere rappresentanza a Palazzo San Giorgio. Così, Patto civico ha fortemente voluto l’incontro svoltosi ieri a Ecolandia proprio con La strada,  per tentare un’impervia sintesi. «Abbiamo dalla nostra percorsi e solide competenze acquisite», fa sapere la Tortorella: ma andando al “succo” della questione, è chiaro che ogni partitino, ogni movimento autonomo vorrebbe esprimere il possibile primo cittadino. E chiaramente questo è impossibile.
Serve dunque il “passo indietro” di chi ha oggettivamente meno chances, al di là delle parole (spesso azzardate) sull’intenzione di «voler fare fronte comune sulle proposte per il futuro della città», come quelle pronunciate senza poi troppa convinzione da ambo le parti al forte “Batteria Gullì” di un tempo. Alternativa unica: ognun per sé, e poi “chi ha più filo, tesserà”.

Per il centrodestra “organico” inizia domani una settimana di passione.
Inizia col vertice interno all’Unione di centro che dovrebbe mettere in chiaro alcune cose: nessun partito è così folle da vedere dimissionari nel giro di pochissimi giorni prima il coordinatore comunale e poi quello metropolitano dopo aver preso più del 12% alle Regionali solo pochi mesi fa. Un dato elettorale che resusciterebbe i morti, e che – al di là della naturale dialettica fra componenti interne al partito, acuitasi con l’indicazione di Franco Talarico prima come candidato al collegio uninominale reggino per Montecitorio e poi quale unico assessore centrista della giunta Santelli benché il risultato più forte l’abbia prodotto proprio il “polo” reggino – in riva allo Stretto sembra piuttosto affossare i vivi, un po’ incomprensibilmente.
Dopo, c’è da capire se la candidatura dell’ex dg dell’Amministrazione provinciale che fu, Antonino Minicuci, “tiene” dal punto di vista del volere di Matteo Salvini che andrebbe a esprimerlo come candidato indipendente “in quota Lega” e sotto il profilo della votabilità aggregata. Sì, perché un ottimo candidato non è solo un aspirante di spessore, ma anche quello che almeno tendenzialmente può riuscire a convogliare su di sé una massa di suffragi importante e non elitaria o di nicchia: su quest’ultimo frangente, i plenipotenziari politici di partiti come Forza Italia e Fdi non sembrano dare molto credito alla “discesa in campo” di un uomo della Lega in genere a Reggio Calabria, e tantomeno a quella di un “tecnico”.
Resta naturalmente sempre in campo l’ipotesi che la scelta cada su un politico donna di lunga esperienza: la consigliera regionale e neoleghista Tilde Minasi.

Una delle maggiori incognite di questa stranissima (e lunghissima, basti pensare al totale stop causa Covid) campagna elettorale per le Comunali reggine riguarda un ex assessore dell’attuale sindaco, l’ex responsabile dei Lavori pubblici Angela Marcianò. Famiglia e tendenze politiche personali radicate a Destra ma per un breve periodo (maggio 2017 – luglio 2018) nella segreteria nazionale del Pd “firmato” Matteo Renzi, giuslavorista dal rapporto solidissimo con l’oggi procuratore distrettuale di Catanzaro Nicola Gratteri, la Marcianò fu espunta dall’Esecutivo municipale a causa delle polemiche per l’affaire-Miramare. Sùbito politicamente raccolta da Italia dei valori e dal suo mentore reggino Oreste Arconte, non ha trovato fin qui alcun’altra sponda consolidata.
È un po’ poco: la svolta per la possibile “sindaca” potrebbe arrivare se Salvini, come la sua base spera, decidesse di puntare proprio sul suo nome, che a quanto pare verrebbe incluso nella famigerata “rosa”.
Di sicuro su Facebook, social cui ha affidato prese di posizione importanti, tace dal 23 giugno scorso, quando puntualizzò di non aver «mai risposto a logiche di partito» ma d’essere semmai «stata scelta e cercata dai partiti», d’aver accettato incarichi partitici o istituzionali solo «per puro spirito di servizio verso la città» e che dunque adesso «tocca a chi dovrà trovare il coraggio di candidarsi al mio fianco, per consentirmi di scendere in campo». Un annuncio letto come cartina di tornasole di un’evidente debolezza elettorale.

Elemento sicuramente di qualità, nessuno però parla più del possibile impegno diretto dell’ex presidente dell’Ente nazionale Parco d’Aspromonte Giuseppe Bombino. Inizialmente, doveva essere il candidato autonomo dell’Mns, il Movimento nazionale per la sovranità. Insomma, dei “reduci” scopellitiani (dall’ex primo cittadino Demy Arena all’ex assessore al Bilancio Peppe Agliano). Ora, però, anche il movimento “sta alla finestra” perché l’ultraDestra è fagocitata quasi per intero dal miraggio-Lega: e non manca chi spera che anche questa carta possa essere giocata a favore del docente universitario d’Agraria.

LAMBERTI

Nel centrodestra strutturato, a quanto pare, per lui non c’è proprio posto. Per mesi, il nome suo e di Arturo De Felice sono stati gli unici circolati: «Gli unici bruciati, prego», puntualizza un esponente di vecchia data della coalizione che la sa lunga davvero.
Adesso però il magnate della Sanità privata ed editore radiotelevisivo  Eduardo Lamberti-Castronuovo ha rotto gli indugi, affermando che la sua disponibilità a cimentarsi è immediata e totale: «Il centrodestra mi ha deluso, ha compiuto un gravissimo errore non tirando fuori fino a oggi il nome del suo candidato», afferma l’imprenditore e consigliere metropolitano di Forza Italia (finora, almeno). Il ragionamento di Lamberti, che capitanerebbe un polo civico-moderato, è questo: il centrodestra “non poteva non sapere” che, non dichiarando il nome del proprio “cavallo” per mesi, si sarebbe oggettivamente molto indebolito elettoralmente. Adesso, se il nome che il centrodestra enuncerà sarà convincente bene: altrimenti, fa sapere lui, «rimango in corsa a 180 all’ora».
Cosa un po’ complicata, per chi da un paio d’anni è organico a Forza Italia ha come inossidabile referente politico un azzurro “doc” come il deputato di Fi Ciccio Cannizzaro, che è impossibile anche solo pensare vada a staccarsi dal centrodestra strutturato. Ancor più, dopo aver già dato il proprio pubblico placet all’attribuzione alla Lega della nomination di coalizione per la sindacatura.

Il Klaus nazionale, nel menar vanto per la Giudecca o per il Pentateuco a Reggio città o per la Sinagoga di Bova Marina, non ha ancòra ben capito quali saranno i suoi compagni di strada. Ma conferma il proprio impegno da aspirante sindaco (con chi?, candidato da chi?, raccogliendo i voti di chi?), curiosamente senza per questo staccarsi dal partner mediatico (tramite l’emittente televisiva Rtv, coproduttrice ad esempio del controverso spot pro-Locride), ribadendo che «il tema della legalità sarà per me fondamentale».
E Klaus Davi va al rodaggio tentando un “pagellone” più da cronista che da competitor: la Marcianò da candidata «sarà certamente un’avversaria temibile, molto competente», Minicuci «lo ritengo una persona colta e preparata. Poi, che sia radicata nei territori, ho dei dubbi».
Chiaro che pure Davi dovrebbe avere un ruolo nell’unificazione della “miriade” di candidati “civici”, in questo caso in qualche modo vicini al centrodestra: anche da quelle sponde, un “mercato” elettorale di suffragi civici così ampio non esiste neanche lontanamente.

Ormai ufficializzato Fabio Foti, candidato di cui informalmente si sapeva da tempo, la domanda di fondo resta: come dare credito a un’alleanza che scricchiola a Roma e che, per la Regione come per le Comunali nella più grande città calabrese, neanche riesce a restare tale e fare fronte comune? Già. La risposta, su scala territoriale reggina, viene da lontano: basti pensare che anche aspiranti alla sindacatura del passato (per esempio, un movimentista-imprenditore come Filippo Sorgonà) da tempo hanno cambiato strada completamente, dapprima convergendo verso sacche di Sinistra radicale e poi confluendo nelle Sardine. Che però, e il coordinatore provinciale del movimento lo sa bene, più volte hanno dichiarato che anche in attesa di organizzarsi e strutturarsi in maniera organica, continueranno a supportare candidati e amministratori del centrosinistra. Come, a Reggio, Falcomatà.

Ex consigliere comunale del movimento Energia pulita, già convintissimo alfiere del tentativo del piddino Massimo Canale di “soffiare” la poltrona da sindaco a Peppe Scopelliti conclusosi con una trionfale riconferma di Scopelliti, adesso anche il tour operator Nino Liotta è tra i – numerosi – contendenti “civici” per la sindacatura di Reggio. Tuttavia, fin qui almeno, non si comprende benissimo chi puntellerebbe elettoralmente questo tentativo.
Di sicuro, gli sta a cuore un’idea-forza: mettere in piedi tutte le precondizioni sociali, politiche e giuridiche per fondare una Regione autonoma dello Stretto, che istituzionalmente sancisca l’apparentamento di quelle che, oggi, sono due Città metropolitane antistanti e tra loro anche geograficamente vicinissime, Reggio Calabria e Messina, in atto però appartenenti a due Regioni diverse e una delle quali peraltro a Statuto ordinario, l’altra a Statuto speciale. L’orizzonte non pare dei più semplici.

UNIONE DEL SUD

Fabio Putortì, già presidente del Comitato pro-Aeroporto dello Stretto, oggi è tra i cofondatori del Miti (Movimento italiano di tutela e integrazione) Unione del Sud, che vede peraltro il Comitatolanciato qualche anno fa dallo stesso Putortì con una serie d’iniziative pubbliche dichiarate apartitiche a tutela dello scalo aeroportuale reggino, in quanto “Reggio vuole volare” – come una vera e propria sua sezione, a dar perfettamente ragione a chi fin dai primi vagiti del movimento ne preconizzava facilmente una discesa in politica alle Comunali immediatamente successive. Scopo fondante del Miti Unione del Sud, si legge sulla sua pagina Facebook ufficiale, la «riduzione, fino all’annullamento, del divario istituzionale che caratterizza il sistema governativo italiano poiché, in contrasto con i principi democratici dell’articolo 5 della Costituzione, non consente l’applicazione di un concreto decentramento del potere decisionale dell’Amministrazione Centrale di Governo, né riconosce alle Autonomie locali la potestà legislativa necessaria per sopperire alle differenti esigenze delle aree geografiche del Paese». Questa pretesa devolution avanzata basterà?

MAP

Commerciante, Pietro Marra è il leader del Map (il Movimento autonomo popolare) e a dargli manforte nella corsa per Palazzo San Giorgio ci sarebbero però anche Forza Reggio e Movimento reggini indignati. Fin qui, non se ne sa molto di più dal punto di vista programmatico e dell’ipotetico bacino elettorale; di certo, alle Regionali dello scorso mese di gennaio Marra ha dato indicazioni per far votare Fratelli d’Italia e Jole Santelli come Governatore, ora però la battaglia per le Amministrative a pochi mesi di distanza vedrebbe proprio il partito da lui appena supportato – Fdi – dare sostegno al candidato della coalizione di centrodestra. E la confusione sale…

MEZZOGIORNO IN MOVIMENTO

Tra i “papabili” di più recente formalizzazione, un aspirante che potrebbe decisamente innalzare l’asticella della qualità della gara elettorale: l’ex presidente di Confindustria Reggio Calabria Andrea Cuzzocrea. A fiondarlo nell’agone, il movimento che ha contribuito a fondare insieme al sindaco di Roghudi e consigliere metropolitano dei “socialisti di Destra” Pierpaolo Zavettieri, allo scrittore Mimmo Gangemi e altri amici, Mezzogiorno in movimento. Un soggetto associazionistico-politico che si propone d’offrire alle tantissime questioni sul tavolo una diversa, nuova visione “da Sud” epperò con un’attenzione tenace alla legalità guardata in un’ottica ben diversa da quella delle Procure. E non per nulla, Cuzzocrea è stato editore di un quotidiano denominato “il  Garantista”, all’epoca diretto da Piero Sansonetti.

ALLEANZA CALABRESE

Resta, naturalmente, la “corsa” lanciata ormai due anni fa da Enzo Vacalebre: anche qui siamo di fronte a un pupillo e attore dell’ultraDestra, da sempre «fascista» dichiaratamente, che col suo movimento Alleanza calabrese vorrebbe provare a scardinare l’attuale corso segnato da Giuseppe Falcomatà & C., senza però offrire alcun lasciapassare a un centrodestra che vede come una coalizione del tutto sballata, non tanto nei protagonisti ma soprattutto nei modi di fare e nelle finalità perseguite. Celebre il suo aver ribattezzato “Falsomatà” il primo cittadino in carica, come pure l’ironica campagna “Adotta una buca” per sottolineare, non senza indulgere a qualche risatina, le strade-groviera della città.

Forse, però, la più clamorosa tra le prese di posizione recenti è quella esposta poche ore fa sui social network dall’ex assessore ai Lavori pubblici di Italo Falcomatà, l’imprenditore Pino Falduto, sgomento – come tantissimi reggini… – di fronte all’elevatissimo numero d’aspiranti alla fascia tricolore.
«Che senso ha presentare oltre 10 persone che si scontrano, se tutte vogliono in pratica la stessa cosa?», si chiede Falduto in riferimento all’individuazione di un primo cittadino differente dall’uscente. Continuare nelle divisioni viene visto come un atteggiamento insensato: «Se si vuole il bene della città e si hanno gli stessi obiettivi fondamentali ci si deve unire, non ci si può dividere», asserisce l’imprenditore, che contro la pulviscolizzazione delle candidature a primo cittadino tira fuori una singolare “ricetta” che propone a tutti gli aspiranti, includendovisi. Tutti in piazza Italia; e di fronte al palazzo del Comune «si fa un sorteggio fra tutti e chi vince si candida a sindaco, quelli che non vincono saranno i consiglieri in lista e faranno parte della Giunta secondo competenza».
Un “tirare a sorte” che, anche senza scomodare la scienza della politica, pare davvero un suggerimento incredibile e francamente inascoltabile.

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