di Danilo Colacino – In politica, si sa, la coerenza è merce rara. Roba più o meno da ultimo giapponese sull’isola di Lubang, impegnato a combattere da solo una seconda guerra mondiale conclusasi però da oltre 30 anni.
È pur vero, tuttavia, che se si sa come quanti nella vita si sono più volte candidati, o semplicemente spesi, per propugnare e difendere valori e principi vengano ormai identificati per le idee di cui sono portatori.
È pur vero, tuttavia, che se si sa come quanti nella vita si sono più volte candidati, o semplicemente spesi, per propugnare e difendere valori e principi vengano ormai identificati per le idee di cui sono portatori.
Ma peccato che la fine delle nette contrapposizioni; il superamento degli steccati ideologici; il tramonto del sistema proporzionale con decine di partiti in cui potersi riconoscere e così via abbia portato a una sorta di logica da ‘liberi tutti’.
Basti pensare, ad esempio, a come i parlamentari rivendichino l’assenza del vincolo di mandato – garantita e per così dire codificata dalla Carta costituzionale – in virtù di cui godono, seppur astrattamente, della possibilità di non attenersi agli ordini di scuderia, avendo la facoltà di votare nelle aule di Montecitorio e Palazzo Madama come gli pare. Che tradotto in politichese diventa…‘in base alla propria coscienza’.
A tutto c’è un limite, comunque, e quanto ormai avviene dal periodo post Tangentopoli, soprattutto in occasione delle elezioni amministrative nelle varie città italiane dalle Alpi alla Sicilia, dovrebbe far riflettere. E a lungo. I cittadini in particolare, che in cabina elettorale hanno il diritto di scegliere i loro rappresentanti con un potere che un certo, compianto, Paolo Borsellino definiva ‘superiore a qualsiasi arma’.
Ma, al di là di ogni considerazione di carattere generale, prendiamo stavolta a pretesto la strana vicenda del Comune di Vibo, lo ribadiamo: solo l’ultima in ordine di tempo. A riguardo ci ha ‘ispirato’ un riepilogo (lavoro certosino) dei colleghi de ilvibonese.it, da cui emerge come i cambi di casacca nel capoluogo di provincia tirrenico siano davvero tanti.
Troppi probabilmente. Una sorta di anomalia del sistema in cui ognuno cerca di accasarsi a seconda delle contingenze personali del momento.
redazione Calabria7