Comune Catanzaro, Abramo fa “outing” e diventa il Sergìun. Ma tra lui e la Lega non sono nozze d’amore

valle dei mulini

di Danilo Colacino – Settimana importante, quella in procinto di iniziare, con i riverberi di quanto noi di calabria7.it vi avevamo svelato molto tempo fa, malgrado le smentite e i soliti ‘contorsionismi’ della politica locale che peraltro mutua (anzi scimmiotta) la nazionale.

Da domani, infatti, Alberto da Giussano farà metaforicamente il suo ingresso a Palazzo De Nobili. E chi l’avrebbe mai detto, solo un paio d’anni fa?

Da domani, infatti, Alberto da Giussano farà metaforicamente il suo ingresso a Palazzo De Nobili. E chi l’avrebbe mai detto, solo un paio d’anni fa?

Ma, tant’è, Sergio Abramo è diventato leghista da parecchi mesi e adesso ha finalmente fatto outing.

Si è insomma dichiarato, acquisendo il soprannome e lo staus di Sergìun, che gli abbiamo – a giusto titolo, quindi – affibbiato.

Si badi bene, però, con il Capitano dei verdi padani sono nozze d’interesse, sia chiaro.

Un’unione alla fine sì benedetta da ambo le parti, compresi come ovvio parenti e amici (leggasi gli alleati, in Comune e alla Provincia, del pluri-sindaco di Catanzaro), ma non certo fondato sull’amore e la condivisione bensì celebrato in funzione antiforzista o meglio antitalliniana.

Un matrimonio ibrido, tuttavia, che il consueto ‘stellone’ abramiano ha fatto passare del tutto sotto silenzio, o quasi, al pari di alcune nomine nei due enti guidati un tantinello forzate, a causa del tremendo Covid-19 giustamente capace di catalizzare l’attenzione di chiunque di noi.

Chiaro, i reciproci motivi di imbarazzo tra gli ‘sposi’ non mancano.

La coppia ha intanto giurato sull’ampolla contenente le acque del Po, adesso ‘importate’ dal primo cittadino in uno dei capoluoghi più a Sud del Paese.

Proprio Abramo, poi, che in passato aveva peraltro tuonato contro un Carroccio secondo lui reo di aver danneggiato – guarda tu il caso – gli enti pubblici del Mezzogiorno.

Solo gli sciocchi, però, non cambiano idea.

Ecco cosa deve aver subito pensato il pragmatico Sergìun che, di fronte a ogni buriana, è noto per impartire sempre la stessa lezione ai giovani delfini: “Bisogna star calmi, evitando di farsi prendere dalla frenesia, perché alla gran parte dei catanzaresi l’indignazione dura poco. E la memoria per le cose brutte finisce presto in sostanza”.

Fin qui le mosse e i programmi del ‘marito’ Abramo, che non sono meno complessi di quelli della moglie Lega. Che ha sposato una delle amministrazioni da mesi più chiacchierate d’Italia, non possiamo dire altro mancando i riscontri giuridici, fra Multopoli prima, Gettonopoli poi, e i rumors su qualche altro inciampo lungo il cammino.

Ma è di tutta evidenza che anche il padre della… signora, il Matteone, sia di ‘bocca buona’ alla luce dei tanti problemucci già avuti in Calabria malgrado il recente insediamento.

Resta il fatto, comunque, che in Sicilia si dice “dove si guadagna in due, si guadagna il doppio” e qui a lucrarci sono addirittura in tre: lo stesso sindaco, sicuro futuro senatore salviniano; la Lega, a capo di un Comune in cui non è finora stata in lizza, e infine gli aspiranti successori di Abramo i quali, in una complessa riservatissima trama costruita sull’asse Catanzaro-Cosenza ma diretta in Lombardia via Roma, stanno tentando di trovare già la quadra per ‘blindare’ la città alle prossime elezioni. Un piano a lungo termine, però nient’affatto peregrino a ben vedere

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