di Danilo Colacino – Arrivano le prime dimissioni dal consiglio comunale di Catanzaro da parte di chi, probabilmente, di colpe ne ha pochissime o per meglio dire nessuna.
Ma non sembri un fatto singolare, dal momento che quanti sono più compromessi (e lo diciamo sotto l’aspetto politico, attendendo invece cosa stabilirà l’autorità giudiziaria sul resto) rimangono saldi al proprio posto. Incollati a una poltrona, che in realtà è una poltroncina, all’insegna ‘dell’adde passà a nuttata’.
Ma non sembri un fatto singolare, dal momento che quanti sono più compromessi (e lo diciamo sotto l’aspetto politico, attendendo invece cosa stabilirà l’autorità giudiziaria sul resto) rimangono saldi al proprio posto. Incollati a una poltrona, che in realtà è una poltroncina, all’insegna ‘dell’adde passà a nuttata’.
Unica preoccupazione che hanno è, al contrario, vedere come andranno le Regionali di domenica sera, bramosi di altri incarichi e ‘premi’ futuri. Gettonopoli, insomma, non li sfiora.
E del resto lo scenario è quello che è ed ha portato a posizioni abusive, frutto di forzature derivate dal potere, in tanti settori – diciamo così – collaterali alla civica assise. Roba che ha reso degli autentici ‘miracolati’, messi dietro a una scrivania di un ufficio solo in quanto clientes, altrettanti ducetti di provincia.
Un fatto grave, anzi deplorevole, che al di là di eventuali reati commessi (ribadiamo come non tocchi certamente a noi emettere sentenze sul punto) ha contribuito al consolidamento di un Sistema Catanzaro dai contorni poco commendevoli.
Un modello che ha determinato, almeno questo ci sia consentito di dirlo in virtù di un’intangibile libertà di espressione, l’elezione del peggior civico consesso della storia repubblicana (fatte salve alcune eccezioni a Destra quanto a Sinistra) con una Giunta non certo molto più titolata.
Altro che Codice Penale, quindi, pur dovendosi necessariamente approfondire tante situazioni: nell’assemblea cittadina il primo testo a essere violato è la Grammatica della lingua italiana. E con questo si spiega tutto, considerato che in qualunque ambito umano senza qualità non si va molto lontano.
Onore e merito, dunque, a chi si è fatto da parte, rischiando l’emarginazione da un gruppo perfettamente in grado di riflettere la città da cui è stato votato. E basta dare un’occhiata alla composizione dell’Aula per capire come sia ostico poter sperare di mandare in Comune profili diversi.
Solo pochi imprenditori e professionisti illuminati si avvicinano infatti oggigiorno alla politica, soprattutto a quella locale. Il resto lo abbiamo sotto gli occhi e porta ragionevolmente a non poter sperare in nulla di buono per l’avvenire.