Comune Catanzaro, gli aielliani affidano a Praticò il “contrattacco” a Tallini

di Danilo Colacino – Il Governo gialloverde è rissoso, eppure va avanti. Cosa volete che sia, allora, il tasso di conflittualità nella Giunta e nella sempre più lacerata compagine di maggioranza a Palazzo De Nobili? Nossignori, non è così, perché se tra Forza Italia e componente aielliana volano gli stracci ‘ogni due per tre’ non è, e non può essere, tutto normale. Le imminenti Regionali, è cosa nota, stanno mietendo vittime (morti e feriti) in gran quantità. Neppure si fosse abbattuto un micidiale tsunami sulle coste destrorse: maledetto il giorno (esclamerà qualcuno della ‘compagnia’) che il centrodestra calabrese si è travestito da centrosinistra, palesando un grado di litigiosità interna alla luce del sole finora sconosciuto dopo aver fiutato la vittoria sicura. Proprio il momento in cui, kafkianamente, ha iniziato a sfaldarsi una volta ricevuta la bella notizia. Misteri della politica. Certo: il concorso di fattori per l’esplosione o implosione – fate voi, cari lettori – è innegabile e nemmeno ci serve elencarlo tanto è facilmente intuibile, ma la corsa alle poltrone di peso ha generato più danni della grandine.

La genesi dell’asse Abramo-Aiello-Esposito. Da cosa nasce cosa, of course, ed è così che, ad esempio, dai posizionamenti e riposizionamenti in vista delle elezioni che è balenata l’idea (interessata come ovvio e foriera di…scambi infiniti) di proporre il Sergio sindaco o la Wanda Ferro, deputata meloniana, alla carica di governatore. Un obiettivo in aperto conflitto con il disegno talliniano, pro Mario Occhiuto Presidente, e dunque causa di una rottura che non ha precedenti tra le principali anime (per storia e numero di voti ottenuti) del centrodestra catanzarese. Una lacerazione profonda, anche se pure le pietre in cima ai Tre Colli sanno come sottosotto Piero Aiello e Mimmo Tallini in competizione lo siano sempre stati. Fatto sta che mai si erano toccati questi livelli di attrito fra i due maggiorenti. Scintille che, però, nel caso di specie sono il portato di un duello ben più al calor bianco, da anni affrontato in quel di Cosenza tra i vecchi ‘danti causa’ di Aiello (i fratelli Pino e Tonino Gentile) e i nuovi superalleati di Tallini (altri due fratelli doc, Mario e Roberto Occhiuto). Uno scontro di potere che dalle rive del Crati si è poi esteso a sconfinati ‘terreni di caccia’ e chissà oltretutto dove porterà nel prossimo futuro.

La genesi dell’asse Abramo-Aiello-Esposito. Da cosa nasce cosa, of course, ed è così che, ad esempio, dai posizionamenti e riposizionamenti in vista delle elezioni che è balenata l’idea (interessata come ovvio e foriera di…scambi infiniti) di proporre il Sergio sindaco o la Wanda Ferro, deputata meloniana, alla carica di governatore. Un obiettivo in aperto conflitto con il disegno talliniano, pro Mario Occhiuto Presidente, e dunque causa di una rottura che non ha precedenti tra le principali anime (per storia e numero di voti ottenuti) del centrodestra catanzarese. Una lacerazione profonda, anche se pure le pietre in cima ai Tre Colli sanno come sottosotto Piero Aiello e Mimmo Tallini in competizione lo siano sempre stati. Fatto sta che mai si erano toccati questi livelli di attrito fra i due maggiorenti. Scintille che, però, nel caso di specie sono il portato di un duello ben più al calor bianco, da anni affrontato in quel di Cosenza tra i vecchi ‘danti causa’ di Aiello (i fratelli Pino e Tonino Gentile) e i nuovi superalleati di Tallini (altri due fratelli doc, Mario e Roberto Occhiuto). Uno scontro di potere che dalle rive del Crati si è poi esteso a sconfinati ‘terreni di caccia’ e chissà oltretutto dove porterà nel prossimo futuro.

I fendenti a Tallini affidati ad Ezio Praticò. Comunque sia, appare davvero irrituale (per non dire molto di peggio), che i vertici di Catanzaro da Vivere abbiano affidato una delle tante severe repliche a Tallini (nell’occasione intervistato da Noi di Calabria sul cosiddetto caso Giovanni Toti in Fi) al capogruppo della lista civica in consiglio comunale Ezio Praticò. Né Aiello né Esposito, quindi, si sono degnati di prendere carta e penna per rispondere al Mimmo forzista. Una sorta di smacco insomma, considerato che non è certo stato il buon Praticò a decidere di confluire nel soggetto politico costituito dal governatore della Liguria per tornare finalmente a disporre di una sigla nazionale (ammesso che il progetto Toti abbia il respiro auspicato nei piani della vigilia) attraverso cui legittimarsi ai tavoli romani di trattativa per le candidature alle Regionali. È di tutta evidenza, allora, che si è scelto di rispondere agli sferzanti giudizi di Tallini forse con pari veemenza, ma di sicuro in maniera più sottile come quando si è fatto riferimento alla militanza di quest’ultimo nel centrosinistra con cui peraltro nel 2005 gli si spalancarono le porte – per la prima volta in vita sua – di Palazzo Campanella. E soprattutto appunto conferendo il mandato di ‘ribattere’ a Praticò, che peraltro sarebbe impagabile veder impegnato in un pubblico dibattito insieme allo scafato Mimmo, incaricato di restituire pan per focaccia all’ex sodale e nume tutelare del fronte per l’ennesima volta vincente nel capoluogo alle Amministrative del 2017.

Alla fine della fiera, le speranze di Abramo. Al di là di tutto, però, le chiacchiere stanno a zero. Spera ardentemente dunque Abramo che gli aielliani la spuntino e gli portino in dono l’investitura di alfiere della coalizione ai nastri di partenza per conquistare il vertice della Cittadella, altrimenti ci vorrà molto di più di un comunicato stampa di difesa dello stesso sindaco da parte del temerario Praticò per placare il ‘Tallini Furioso’.

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