Terza e ultima puntata del nostro “pagellone”, che quasi ci viene da piangere al pensiero di non farlo più. Molto meglio la satira, infatti, che l’analisi politica vera e propria, soprattutto in contesti come il nostro. Ma tant’è: il dovere supera molto spesso il piacere nell’esistenza di molti di noi. E poi una piccola risata mai ha fatto male a qualcuno. Anzi. Ecco allora che vi proponiamo l’ultima parte in cui partiamo non a caso dal presidente del civico consesso Marco Polimeni, stravolgendo solo per…un attimo il rigido ordine alfabetico a cui ci siamo complessivamente attenuti:
Polimeni Marco: Divenuto il più giovane presidente del consiglio in un capoluogo italiano, e forse non solo (anche se in privato asserisce di essere secondo unicamente a un collega di Plutone), tiene ad Abramo quanto noi alla Carbonara. Forse di più. Ma sempre a noi – non più ragazzi come lui, purtroppo – ricorda il cartone animato Grisù, draghetto con la fissa di fare il pompiere malgrado sputi fuoco dalla bocca. Marco infatti, al pari di Grisù, pare esclami ogni 15’: “Da grande farò il sindaco”. Irriducibile. Voto 10, ma con frase alla Oscar Wilde: “Uccidete le vostre passioni, prima che esse uccidano voi”
Polimeni Marco: Divenuto il più giovane presidente del consiglio in un capoluogo italiano, e forse non solo (anche se in privato asserisce di essere secondo unicamente a un collega di Plutone), tiene ad Abramo quanto noi alla Carbonara. Forse di più. Ma sempre a noi – non più ragazzi come lui, purtroppo – ricorda il cartone animato Grisù, draghetto con la fissa di fare il pompiere malgrado sputi fuoco dalla bocca. Marco infatti, al pari di Grisù, pare esclami ogni 15’: “Da grande farò il sindaco”. Irriducibile. Voto 10, ma con frase alla Oscar Wilde: “Uccidete le vostre passioni, prima che esse uccidano voi”
Mirarchi Antonio: Convinto che Lido conti quanto la City d’Oltremanica, o anche di più, e Via Curtatone sia nota nel mondo al pari di Carnaby Street si è di recente piccato con il direttore della Cnn, a suo avviso reo di aver ignorato la ‘Sagra della Salsiccia’ di Barone. Ma lo scoop è un altro. Pare stia lavorando per rendere lo stesso quartiere, sede del prossimo G7. D’accordo la Merkel, possibilista Macron, scettici invece Putin e Trump. Contrari i cinesi. Ma una telefonata fra il premier Conte, pronto al…rinnovo, e il potentissimo Sinibaldo Esposito ha rischiarato l’orizzonte. Immaginifico. Voto 9, vive una realtà virtuale propria
Notarangelo Libero: Aria professorale, da insigne clinico – con oltretutto numerose e prestigiose esperienze professionali all’estero – quale peraltro è. Chi lo conosce sa che è uomo di spirito e di grande affabilità. Ma tra i banchi del consiglio comunale sembra un membro del Politburo del Comitato Centrale del Pcus. Uno che se ti azzardassi a scherzare darebbe mandato a qualche alto ufficiale dell’Armata Rossa di bombardarti casa. Lo ribadiamo, però, è un’impressione e il nome che porta, Libero, non è del resto casuale. Marziale. Voto 10, non parla tantissimo ma quando lo fa, le sue sono ‘parole come pietre’.
Pisano Giuseppe: Da orgoglioso comunista si è candidato al Comune, vincendo, con il centrodestra. Da tifoso, quasi Ultrà, delle Aquile si è commosso per l’endorsement di Abramo nei confronti del collega Occhiuto, aspirante governatore, salvo poi scoprire che fosse cosentino facendo dietrofront. Da uomo con un fisico simile al nostro veste sempre in doppiopetto che, diciamo così, non è un capo tagliato per chi ha un girovita ‘importante’ come lui e noi (ripetiamo: siamo espertissimi in materia). Disorientante. Voto 7.5, in attesa di scoprire se gli si sia guastato il Tom Tom nella testa inviandogli informazioni contraddittorie
Praticò Agazio: E qui non è facile. E il motivo è presto detto. Secondo noi si è trovato pressoché costretto a fare il capo del suo Gruppo, pur facendone volentieri a meno, anche perché ‘incaricato’ in un momento della sua compagine – e dell’intera coalizione – parecchio complicato per la sopravvenuta mancanza di consolidati equilibri interni. Non ha gradito il nostro richiamo alla sua scarsa confidenza con giacca e cravatta, indossandole per un periodo e facendoci notare il cambiamento di look non senza sottile ironia. Generoso. Voto 10, lo immaginiamo molto più a suo agio in abiti casual che acchittato
Procopi Giulia: Ricordate quanto da noi scritto a proposito della sua collega Francesca Celi nella prima puntata del pagellone di avantieri? Forse sì, più probabilmente no. Bene, riepiloghiamo subito. In un’assise in cui deve dominare la politica e la buona amministrazione della città, non è che a trovare spazio debba essere l’estetica. Anzi. Semmai il contrario. Ma ammirare la giovane, e molto bella, Giulia è sempre un piacere. Riguardo al resto, non rammentandone interventi in Aula, mutuiamo una vecchia espressione: “La ragazza si farà, ne ha tutte le qualità”. Futuribile. Voto 6.5, di incoraggiamento.
Riccio Eugenio: Da uomo di destra o centrodestra, anche con una solida esperienza politica giovanile alle spalle, la prima volta che si è affacciato in Consiglio lo ha fatto con il centrosinistra. Anzi, con la sinistra guidata da uno ‘strasocialista’ quale Rosario Olivo. Ma lui ha Catanzaro nel Cuore e dunque questo conta poco. Al di là di tutto, peraltro, è poi tornato alla casa madre, salvo nel 2017 ricandidarsi con la ‘sinistra’. Subito dopo, tuttavia, ha di fatto aderito alla Lega, essendo inoltre tutt’altro che ostile ad Abramo e a Polimeni in particolare. Mobilissimo. Voto 8.5, ma con una curiosità: avrà problemi con i sensi di marcia?
Rotundo Cristina: a chi nel capoluogo qualche giretto notturno lo ha fatto – o lo fa ancora, magari con tutti gli acciacchi connessi all’incedere dell’età – il volto di Cristina è assai familiare. Fa Atmosfera, diciamo così. Mamma mia che freddura! In questa occasione, però, si parla di politica, a livello cittadino e non solo, e allora sull’unica donna del gruppo Fare per Catanzaro, e dell’intera minoranza nel civico consesso, non possiamo che esprimere un giudizio positivo ma al contempo interlocutorio. Affatto relegata al ruolo di comparsa, avrà forse in futuro uno spazio decisamente maggiore. Attendista. Voto 8,viva le donne. Punto e basta
Talarico Fabio: Spunta a un certo momento quasi dal nulla, pur forte di una significativa tradizione di famiglia nel suo bagaglio, e fa l’assessore. Non male, diremmo noi. Dura però lo spazio di un mattino o poco più, venendo peraltro in un certo senso prima affiancato e poi di fatto avvicendato dal suo mentore Gianpaolo Mungo. Ma lui non si dà per vinto. Anzi. Torna in pista da consigliere eletto e si guadagna i galloni di ‘aficionados gold’ di Abramo di cui è ora pezzo pregiato del gremito delfinario privato. Tignoso. Voto 10, gli altri traccheggiano e lui va avanti senza pause. Chissà allora, passo dopo passo…
Triffiletti Antonio: Insieme al suo amico, collega e forse anche ‘socio’ in affari, Merante è al vertice del fan club “Mimmo Tallini e Ivan Cardamone”. Un ruolo che svolge con solerzia indefessa, non mancando di esaltare le doti dei due medesimi politici in ogni comunicato stampa e intervento in Aula svolto. Peccato sia transitato nel Misto, chissà perché poi, dal momento che sentirlo parlare degli appena citati coordinatori, provinciale e cittadino, di Forza Italia da membro del medesimo Gruppo faceva venire una crisi d’identità. Roba da film “Tutta colpa di Freud”. Oppositore. Voto 10, all’affetto nutrito per Merante
Ursino Antonio: Nel pagellone niente eccezioni: 12 righe per ognuno dei nostri amati protagonisti. Ma a Ursino vorremmo dedicarne almeno il doppio, 24. E già, perché lui ce l’ha ‘su con noi’ per qualche malinteso, ma noi gli vogliamo tanto bene e quando ‘argomenta’, se possibile, ancor di più. Confessiamo di aver vacillato nell’ascoltarlo all’inizio, ma poi abbiamo capito: quando parla attua il 5-5-5 di Oronzo Canà nella Longobarda. Un guizzo da campione. Unica controindicazione, ma sporadica, è che ogni tanto il geniale modulo confonde pure lui. Innovatore. Voto 110 e lode, con bacio accademico e pubblicazione della tesi, se non ci fosse bisognerebbe inventarlo!
Bene, abbiamo finito. Arrivederci e grazie, dunque. Che adesso mica possiamo divertire voi, facendovi sorridere. Preferiamo decisamente farvi arrabbiare. Molto e sovente.
L’Attaccabrighe