di Danilo Colacino – C’è un uomo da salvare, un amico da supportare e soprattutto un equilibrio da mantenere.
Affatto poco, dunque, anche se nel caso di specie ci si rifà alla sorte di un singolo individuo (un solo membro) nell’ambito di un grande consesso elettivo come il consiglio comunale.
Affatto poco, dunque, anche se nel caso di specie ci si rifà alla sorte di un singolo individuo (un solo membro) nell’ambito di un grande consesso elettivo come il consiglio comunale.
Sbaglia, allora, chi pensa che si tratti di una faccenda secondaria, quasi da passare sotto silenzio di fronte a fatti ben più rilevanti.
Perché non lo è, avendo rappresentato proprio sotto tale specifico profilo la civica assise ‘straordinaria’ di mercoledì scorso (che peraltro qualcosina sul piano del dissenso popolare ha lasciato intravedere, pur confermando per l’ennesima volta l’atteggiamento pilatesco di gran parte dei catanzaresi) la summa di cosa significhi e quali regole abbia la politica.
Di Destra e di Sinistra, a Catanzaro così come probabilmente sotto le Alpi.
Già, dal momento che malgrado fra di loro si possano odiare, i politici (soprattutto quelli alla base della piramide per cui in molti casi il mandato ricevuto equivale a una personale forma di economia di sussistenza) fanno fronte comune per tutelarsi vicendevolmente salvo rari casi ovvero quando qualcuno di loro (per i più disparati motivi e quindi non per forza e non sempre meritevoli di encomio) rompe questo patto di ferro.
E si badi bene, la cosiddetta assise ‘salva-Brutto’ è qui commentata soltanto in funzione paradigmatica considerato che la vicenda dello stesso consigliere Tommaso (assai più complessa e articolata rispetto al rischio decadenza per le troppe assenze) è e resta di esclusiva pertinenza della competente autorità giudiziaria. Non certo nostra, quindi.
Malgrado ciò però, su un piano squisitamente tecnico, possiamo invece commentare come la dica lunga su un sistema auto-alimentato.
Frase, l’ultima, su cui ci preme ancora una volta diversificarci riguardo ad allusioni di altro genere, che in attesa del pronunciamento dei giudici su varie inchieste pendenti non ci consentono di esprimere alcun giudizio di merito.
A noi tocca invece stigmatizzare la vicenda kafkiana, non ci stanchiamo di ribadirlo, della lettura “ad alta voce” in Aula a beneficio di tutti i presenti dei motivi addotti da Brutto (con tanto di allegata documentazione medica a suffragio) a sostegno della piena, oltreché legittima, giustificazione delle sue reiterate assenze alle sedute assembleari.
Ci spiace solo, però, che il lodevole tentativo di rendere pubblica la causa delle ripetute defezioni di un consigliere invece adesso apparentemente sulla via di un completo recupero (e ne siamo felici per lui, ci mancherebbe!), sia purtroppo stato frustrato dalle parti “omissate” (citazione letterale del presidente del civico consesso, Marco Polimeni), in pratica l’intero testo, per la tutela della privacy del diretto interessato.
Un capolavoro, insomma. Roba da togliersi il cappello. Meno male, tuttavia, che chi doveva decidere, pronunciandosi peraltro a scrutinio segreto sulla ‘permanenza’ del collega, dopo adeguate spiegazioni sul meccanismo di voto (hai visto mai la denegata ipotesi di uno sbaglio, oltretutto con una platea di votanti di tal qualificato livello, per carità) ha detto con estrema chiarezza, prendendo la parola dal microfono, di aver minuziosamente letto le carte.
Tutto è bene, ciò che finisce bene, allora.
Perché per giunta, sulla base di quanto fin qui descritto, chi ci assicura che – al netto del sempre doveroso rispetto delle leggi – cambiando l’ordine dei fattori anche il risultato muti di conseguenza?
Nessuno, in realtà. Anzi vale semmai l’esatto contrario. Ma in cabina elettorale prevale la gente, non i ‘sistemisti’ e quindi…