di Danilo Colacino – Spesso i consiglieri comunali – per non parlare dei componenti della Giunta – di Catanzaro, soprattutto i cosiddetti neofiti, si sono mostrati parecchio infastiditi di fronte ai nostri commenti, giudicati troppo salaci e talvolta persino offensivi. Giudizi definiti parziali oltreché come ovvio ingenerosi. Ci tocca quindi mettere in fila i fatti, in maniera tale da permettere di scegliere al lettore (che dovrà considerare quanto raccontato) come vada giudicata la realtà da noi semplicemente fotografata. Lo abbiamo quindi fatto anche per il consiglio comunale di ieri, che ha offerto non pochi spunti sotto ogni punto di vista. Situazioni che noi abbiamo messo in rilievo, limitandoci appunto a riferire quanto successo nel civico consesso.
Fatto numero uno: sarebbe interessante se qualche talk o trasmissione di approfondimento nazionale, ma adesso sono quasi tutte sospese per le vacanze estive, si occupasse del comportamento del campione di preferenze Sergio Abramo. Uno che, dopo 20 anni circa passati al vertice di Palazzo De Nobili, ha deciso di averne abbastanza delle critiche e quindi esce dall’aula ogni qualvolta qualcuno della minoranza interviene. Una roba vagamente sudamericana in un’ottica democratica. Ma tant’è, per lui le accuse del centrosinistra sono “strumentali e quel che è peggio incompetenti, perché chi le muove non capisce le mie inoppugnabili spiegazioni”. Ipse dixit o così è, se vi pare. Punto e basta. Bene: giusto o sbagliato che sia, definirlo un atteggiamento sui generis è fortemente eufemistico. E noi, lo ribadiamo, auspichiamo che ci sia la massima cassa di risonanza poiché potrebbe essere oggetto di discussioni e analisi in tutta Italia.
Fatto numero uno: sarebbe interessante se qualche talk o trasmissione di approfondimento nazionale, ma adesso sono quasi tutte sospese per le vacanze estive, si occupasse del comportamento del campione di preferenze Sergio Abramo. Uno che, dopo 20 anni circa passati al vertice di Palazzo De Nobili, ha deciso di averne abbastanza delle critiche e quindi esce dall’aula ogni qualvolta qualcuno della minoranza interviene. Una roba vagamente sudamericana in un’ottica democratica. Ma tant’è, per lui le accuse del centrosinistra sono “strumentali e quel che è peggio incompetenti, perché chi le muove non capisce le mie inoppugnabili spiegazioni”. Ipse dixit o così è, se vi pare. Punto e basta. Bene: giusto o sbagliato che sia, definirlo un atteggiamento sui generis è fortemente eufemistico. E noi, lo ribadiamo, auspichiamo che ci sia la massima cassa di risonanza poiché potrebbe essere oggetto di discussioni e analisi in tutta Italia.
Fatto numero due: a nostro avviso la maggioranza non esiste più e in un successivo articolo spiegheremo il motivo per cui è ancora formalmente ‘in pista’. Ma in questo pezzo si fa quasi cronaca ed allora a voi, cari ‘frequentatori’ di calabria7.it, giudicare se sia unito e pienamente operativo un fronte in cui si è fatto di tutto per rimuovere un capogruppo (Giuseppe Pisano da Officine del Sud) o gli esponenti di Forza Italia dicono agli alleati(?) di Catanzaro da Vivere: “Siamo pronti ad accogliervi alle nostre riunioni, ma se volete esprimere una posizione ufficiale prendete la tessera di Fi”. In altre parole mentre arriva l’invito, con lo stesso si sottolinea che è diretto a chi è sine titulo. Senza contare la risposta dei diretti interessati da cui bisognerebbe estrapolare il contenuto per farne un trattato di unità politica: “Grazie, sappiate però che conta solo ciò che viene stabilito ai tavoli nazionali e a quelli regionali ufficiali”. Tradotto: “Inutile venire da voi, in ambito locale, che contate pressoché nulla”. Ma repetita iuvant: il centrodestra governa come fosse…un sol uomo. E guai a sostenere il contrario.
Fatto numero tre: Il centrosinistra. E volutamente non abbiamo scritto l’opposizione, perché al momento nello schieramento di minoranza figura ad esempio Eugenio Riccio che però con il centrosinistra ha davvero pochissimi, per non dire nessuno, punti di contatto. Ebbene, sul gruppo realmente anti Abramo non sono poche le riserve da esprimere. Intanto va chiarito chi sia il leader, che sembrerebbe Nicola Fiorita ma senza dimenticare Sergio Costanzo. Certo, la compagine del pepe ai dibattiti in assemblea ce ne mette tuttavia spesso dilungandosi troppo su alcuni concetti. Ma facciamo cronaca signori, perché abbiamo detto che è il leitmotiv di questa modesta analisi del giorno dopo. E allora come non dire dell’azione congiunta portata avanti dagli stessi Fiorita (con il fido Gianmichele Bosco) e Costanzo, oltreché Fabio Celia e Roberto Guerriero, nello stigmatizzare ed enfatizzare le sempre più evidenti e gravi contraddizioni palesate dalla coalizione pro Abramo.
Fatto numero quattro: non mancano nel centrodestra gli elementi ‘dialoganti’ con i rivali: Rosario e Filippo Mancuso, che comunque stuzzicano gli avversari dicendo loro: “Ma siamo proprio sicuri che siete pronti a governare al posto nostro?”, su tutti gli altri. Però anche Fabio Talarico ci prova.
Fatto numero cinque: l’inadeguatezza del consiglio provinciale a ospitare quello comunale è ormai acclarata. La sede in cui si svolge un’assise ormai cosiddetta di secondo livello, ma anche prima della riforma assai diversa sotto ogni profilo dal civico consesso appare ogni giorno di più inadeguata. Soprattutto ieri che alcuni giornalisti meno antipatici di noi sono rimasti senza posto. Soluzione di fortuna, allora, il banchetto delle elementari. In generale resta inadeguata tutta la gestione complessiva dei servizi di comunicazione, ormai condotta in forma privata in un ente pubblico. Circostanza anche questa singolare. Senza contare che in Aula il pubblico entra ed esce in pantaloncini e ciabatte, chiacchiera, rumoreggia, si siede al posto riservato alla stampa e così via.
Fatto numero sei: forse il più importante, oggetto di speculazioni e commenti a iosa. Ci riferiamo alla bandiera del Catanzaro esibita durante la seduta dal Giuseppe Pisano giudicata da molti una ‘carnevalata’. Falso. In 15 anni di Consigli seguiti, abbiamo assistito a scarpe sbattute sul banco come gesto dimostrativo, a urla, strepiti e così via. Troppo rumore per nulla, dunque, che invece non si fa per tante votazioni di cui molti membri dell’assemblea non sanno un’acca.