di Danilo Colacino – Strana atmosfera, quella di ieri in consiglio comunale, in cui però le posizioni restano sostanzialmente quelle di sempre, intese in rapporto alla consiliatura in corso come ovvio. Ma la prima considerazione è su una questione preliminare a cui sembriamo interessati solo noi di calabria7.it, inascoltati e forse sciocchi predicatori nel deserto. Il riferimento è alla mancanza ormai da circa un anno e mezzo della casa della democrazia cittadina, l’Aula Rossa, di cui pare non importare niente a nessuno. Meno che mai ai rappresentanti del popolo catanzarese, i quali sanno bene come una battaglia per tornare in Comune trovando una soluzione in un modo o nell’altro per porre rimedio al crollo del controsoffitto verificatosi a inizio febbraio 2018 frutterebbe un numero di voti pari allo zero. Pure dopo ieri – quando la concomitante presenza in assemblea di cittadini, commercianti, lavoratori delle società partecipate interessati da provvedimenti per l’aumento dell’orario di lavoro e quindi di salario, assidui frequentatori simpatizzanti di Cambiavento, ha improvvisamente reso la sede di Palazzo di Vetro (che ospita il civico consesso) una stanzetta inadeguata – siamo pronti a scommettere continuerà a non importare ad alcuno. Questo tanto per dire come anche le cosiddette battaglie politiche per il bene collettivo debbano pagare dei dividendi in termini elettorali.
Le amnesie della classe politica locale sul punto. Dimenticano, però, i ‘tribuni di cui sopra’ che anche i giornalisti, incaricati di riportare i loro dotti interventi, sono costretti ad arrivare il prima possibile, peraltro sopportando i biblici e rituali ritardi dell’assise, per trovare un posticino, sgomitano poi per le prese di ricarica telefonica e dei computer. Inutile, infine, parlare di acqua (garantita, come può, da un collaboratore assai gentile) e wifi che forse ormai si trova anche nei Municipi di piccoli paesini. Lunare, infine, pensare a un distributore automatico di qualsivoglia genere di conforto. Ma così è, se vi pare, diceva un tal Luigi, perché è tutto normale e il ‘disfattismo’, soprattutto da parte di quanti devono informare, nel vocabolario di chi ha le leve del potere in mano si chiama ‘strumentalizzazione’. Ragion per cui – sapendo che mai ci sarà una stampa tanto forte da ‘scioperare’ in massa (altrimenti, del resto, non ci sarebbe una città così) non raccontando le gesta dei ‘nostri’, facendoli in quel caso correre ai ripari – rinviamo la pratica Aula Rossa all’Amministrazione che verrà.
Le amnesie della classe politica locale sul punto. Dimenticano, però, i ‘tribuni di cui sopra’ che anche i giornalisti, incaricati di riportare i loro dotti interventi, sono costretti ad arrivare il prima possibile, peraltro sopportando i biblici e rituali ritardi dell’assise, per trovare un posticino, sgomitano poi per le prese di ricarica telefonica e dei computer. Inutile, infine, parlare di acqua (garantita, come può, da un collaboratore assai gentile) e wifi che forse ormai si trova anche nei Municipi di piccoli paesini. Lunare, infine, pensare a un distributore automatico di qualsivoglia genere di conforto. Ma così è, se vi pare, diceva un tal Luigi, perché è tutto normale e il ‘disfattismo’, soprattutto da parte di quanti devono informare, nel vocabolario di chi ha le leve del potere in mano si chiama ‘strumentalizzazione’. Ragion per cui – sapendo che mai ci sarà una stampa tanto forte da ‘scioperare’ in massa (altrimenti, del resto, non ci sarebbe una città così) non raccontando le gesta dei ‘nostri’, facendoli in quel caso correre ai ripari – rinviamo la pratica Aula Rossa all’Amministrazione che verrà.
Lo scenario politico attuale in Aula. Finita la canea sul recente voto alle Europee e alle Amministrative nei centri dell’hinterland con parecchi regolamenti di conti (leggasi quelli fra Ezio Praticò e Luigi Levato sulla questione della sbandierata epurazione da Forza Italia del gruppo di Catanzaro da Vivere, Sergio Costanzo e l’intero centrodestra sulla vittoria alla tornata del 26 maggio, e Giovanni Merante e Roberta Gallo sulla fedeltà perduta o ritrovata al ‘marchio’ di Forza Italia nonché al suo leader provinciale Mimmo Tallini); la consueta difesa a spada tratta di Fabio Celia al commercio nel centro storico (non ai commercianti dell’area globalmente intesi); il solito flirt tra il sindaco Sergio Abramo e il presidente Marco Polimeni in funzione di un’alleanza futura per la ‘successione al trono’ e il fuoriprogramma della protesta degli esercenti del Corso e delle vie limitrofe per i paletti, davvero poco altro da segnalare.