Comune di Cosoleto sciolto per infiltrazioni mafiose, le motivazioni: “Era il feudo della cosca”

L'ente "non appare in grado di resistere o di opporsi alle ingerenze mafiose che si generano nel difficile contesto territoriale"
cosoleto

Pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il decreto del presidente della Repubblica, integrato dalle relazioni del ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, e della prefettura di Reggio Calabria, di scioglimento per infiltrazioni mafiose del piccolo centro aspromontano tirrenico di Cosoleto, nel Reggino, sospeso lo scorso 23 novembre. Nel Dpr, l’amministrazione comunale è indicata come un vero e proprio ‘feudo’ della temibile cosca di ndrangheta degli ‘Alvaro-Penna’ (con forti interessi criminali nella Capitale e nel litorale a sud di Roma), per “l’intricata ed estesa rete di rapporti parentali e/o di frequentazioni tra amministratori ed esponenti della criminalità organizzata, l’affidamento diretto di lavori a ditte guidate da pregiudicati, le irregolarità nella gestione del servizio civile e anche nell’accoglienza dei richiedenti asilo”.

Sindaco sospeso coinvolto in alcune operazioni

Sindaco sospeso coinvolto in alcune operazioni

Negli atti depositati a sostegno della sanzione, si fa riferimento ad alcune operazioni di polizia giudiziaria condotte dalla Procura distrettuale antimafia di Reggio Calabria, in cui sono coinvolti il sindaco sospeso, Antonino Gioffrè, e un dipendente del comune, inchieste che avevano indotto il prefetto di Reggio, Massimo Mariani, ad avviare le procedure di accesso antimafia nel piccolo comune. Le relazioni degli organi di vigilanza, si soffermano sulla figura del sindaco indagato (eletto al terzo mandato) che, “in concorso con altri soggetti, tra cui un esponente del locale clan mafioso e un dipendente dell’amministrazione comunale, stilavano un accordo elettorale politico mafioso in vista delle consultazioni amministrative del 2018”.

L’accusa al primo cittadino

Il primo cittadino – unitamente al citato dipendente comunale, arrestato lo scorso mese di maggio, ritenuto inserito in contesti criminali – è accusato di aver accettato la promessa di un esponente mafioso di procurare voti alla sua lista elettorale in cambio della “promessa di reperimento di occupazioni lavorative in favore di soggetti di interesse della consorteria”. Inoltre, è posto in rilievo particolare “l’intricata ed estesa rete di rapporti parentali, tra cui la vice-sindaco, coniugata con un noto esponente mafioso locale arrestato nel 2022 per associazione di stampo mafioso”.

Evidenziato un “generale disordine amministrativo”

Nel decreto di scioglimento, ancora, si evidenzia “un generale disordine amministrativo, rivelatosi peraltro funzionale all’infiltrazione mafiosa, riscontrato, in particolare, nel settore dei tributi locali, ufficio che, per un determinato periodo, è stato gestito direttamente dallo stesso primo cittadino, e l’assenza di metodologia per assicurare un’ordinata riscossione dei tributi locali, che ha conseguentemente prodotto una rilevante situazione deficitaria dell’ente, tanto che al 31 dicembre 2021 esso presentava un debito residuo pari a euro 854.823,50, importo assai rilevante per un comune di ridottissime dimensioni demografiche quale è appunto il Comune di Cosoleto”.

L’affidamento dei lavori a persone con precedenti

Sul versante dei lavori pubblici, servizi pubblici e procedure di affidamento, ”negli ultimi due anni il Comune di Cosoleto ha assegnato lavori, anche in via diretta o in somma urgenza, a diverse società i cui titolari, in alcuni casi, sono risultati gravati di precedenti di polizia, con irregolarità nelle procedure afferenti la somma urgenza, in quanto, come previsto, non sono stati effettuati i controlli delle certificazioni antimafia”. Il quadro ricostruito, per il ministero dell’Interno, evidenzia “il preoccupante livello di compromissione dell’amministrazione comunale di Cosoleto che non appare in grado di resistere o di opporsi alle ingerenze mafiose che si generano in quel difficile contesto territoriale”, tanto da individuare “fini diversi da quelli istituzionali che hanno determinato lo svilimento e la perdita di credibilità dell’istituzione locale, nonché il pregiudizio degli interessi della collettività”.

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