Dopo il precedente default datato giugno 2013, il Comune di Vibo Valentia va per la seconda volta verso il dissesto finanziario. Dalla Corte dei conti, infatti, è arrivata una bocciatura sul piano di riequilibrio ma il sindaco Maria Limardo non sembra avere alcuna intenzione di lasciare.
“Il dissesto del Comune di Vibo viene da lontano”
“Il dissesto del Comune di Vibo viene da lontano”
“Avrei voluto dare una notizia diversa – ha detto il primo cittadino – ma purtroppo non è stato così. Ci siamo impegnati a fondo a portare avanti una serie di misure per evitare un giudizio negativo da parte della Corte dei conti ma non è servito”. Le motivazioni della bocciatura, al momento, non si conoscono, ma Maria Limardo ha spiegato inizialmente che “le ragioni autentiche del dissesto del Comune risiedono nella difficoltà strutturale dell’ente di mandare avanti propri bilanci”, per poi aggiungere che “questo dissesto viene da lontano, ed anche non volendo fare un rimpallo di responsabilità, esso va ricercato in altro in buona sostanza; è una lunga storia”.
“Le tasse sono già al massimo e quindi non ci saranno ripercussioni”
Nel mirino del sindaco di Vibo anche i componenti dell’Organismo straordinario di liquidazione. “Credo che abbiano inciso le risultanze dell’Osl che ha lasciato l’ente una situazione finanziaria disastrosa, senza risanare alcunché, con un attivo farlocco e un passivo, quello sì, reale e da ripianare”. Maria Limardo ha poi tranquillizzato i cittadini, per i quali “la bocciatura del Piano di riequilibrio finanziario farà cambiare poco o nulla: le tasse sono già al massimo e quindi non ci saranno ripercussioni; ci siamo trovato il Piano di un commissario che abbiamo mandato avanti; la condizione di predissesto ci ha consentito comunque di introitare 13,5 che vanno nel risanamento del bilancio”.
Il primo cittadino di Vibo ha infine puntato il dito contro gli “atti di sciacallaggio. È fin troppo evidente – ha concluso – sulla circostanza che il dissesto non può ontologicamente imputato a questa amministrazione”.
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