Comune Catanzaro, e se andasse in scena la sfida Gualtieri-Petitto…

di Danilo Colacino – Il fermento politico degli ultimi giorni – in crescita da qui al 26 maggio, election day di Europee e Amministrative in Italia e dunque anche in Calabria – dovuto all’ormai imminente chiamata alla urne e alle notizie che arrivano dalla Procure potrebbe ripercuotersi sulla realtà catanzarese. Sì, proprio così, perché c’è la sensazione che per il rinnovo dell’assemblea di Palazzo De Nobili si voterà prima della scadenza naturale della consiliatura, fissata fra tre anni nella primavera del 2022. Ma la notizia riguarda il dopo-Abramo (il quale non potrà più ricandidarsi in virtù della legge che impedisce il terzo mandato consecutivo a chiunque amministri città superiori a 3mila abitanti) con la quasi certezza del superamento del dualismo fra i delfini (non del medesimo leader evidentemente) Ivan Cardamone e Marco Polimeni. Sono infatti soprattutto le quotazioni di quest’ultimo a essere in vertiginosa discesa (mentre per l’altro c’era già qualche problema nella ‘linea di successione’ interna al Palazzo), dato che l’Abramo del periodo attuale in quanto a potere effettivo non assomiglia più a un ‘sosia’ di Vladimir Putin in grado di incoronare, di fatto nominandolo, il suo alter ego Dmitry Anatolyevich Medvedev.

I due sostituti (sostantivo usato in senso tecnico, non volendo essere una deminutio) dei citati ambiziosi giovanotti, a quanto pare allo stato aspiranti solo in pectore, portano nomi altisonanti. Ci sono due nomi nuovi che potrebbero irrompere sulla scena, facendo saltare il banco. Il primo è quello del superprefetto Giuseppe Gualtieri, l’uomo che arrestò Bernardo Provenzano, da alcune settimane in pensione dopo l’esperienza a capo dell’Utg di Vibo. A quanti seguono le vicende del Comune non sarà sfuggito il garbato endorsement nei suoi confronti di chi in passato è stato la principale e più produttiva testa-pensante dell’amministrazione in carica, il noto giornalista e politologo Sergio Dragone, vale a dire lo stratega che ha pianificato le vittorie, ter e quater, dello stesso attuale sindaco prima del clamoroso ‘divorzio’ sarebbe il caso di dire. Dragone, che come premesso di solito ha…la vista lunga, ha tessuto a mezzo stampa le lodi di Gualtieri, limitandosi ad ammonire la “distratta classe dirigente locale” affinché non disperda il patrimonio di esperienza e cultura di un simile servitore dello Stato. Nulla di più. Adesso, però, bisognerà capire se lo schivo e riservato alto dirigente della polizia, equidistante da coalizioni e partiti, si dichiarerà disponibile a cimentarsi nell’agone politico. È indubbio, tuttavia, che la sua sarebbe una candidatura di alto profilo al di là dello schieramento che la avanzasse. Contro di lui – o in sua vece, in caso di rifiuto del diretto interessato – a sparigliare ulteriormente le carte potrebbe esserci una donna di spessore e dalle buone entrature – per mille ragioni – negli ambienti cittadini che contano di cui, per meglio dire, è parte integrante: Rosamaria Petitto.

I due sostituti (sostantivo usato in senso tecnico, non volendo essere una deminutio) dei citati ambiziosi giovanotti, a quanto pare allo stato aspiranti solo in pectore, portano nomi altisonanti. Ci sono due nomi nuovi che potrebbero irrompere sulla scena, facendo saltare il banco. Il primo è quello del superprefetto Giuseppe Gualtieri, l’uomo che arrestò Bernardo Provenzano, da alcune settimane in pensione dopo l’esperienza a capo dell’Utg di Vibo. A quanti seguono le vicende del Comune non sarà sfuggito il garbato endorsement nei suoi confronti di chi in passato è stato la principale e più produttiva testa-pensante dell’amministrazione in carica, il noto giornalista e politologo Sergio Dragone, vale a dire lo stratega che ha pianificato le vittorie, ter e quater, dello stesso attuale sindaco prima del clamoroso ‘divorzio’ sarebbe il caso di dire. Dragone, che come premesso di solito ha…la vista lunga, ha tessuto a mezzo stampa le lodi di Gualtieri, limitandosi ad ammonire la “distratta classe dirigente locale” affinché non disperda il patrimonio di esperienza e cultura di un simile servitore dello Stato. Nulla di più. Adesso, però, bisognerà capire se lo schivo e riservato alto dirigente della polizia, equidistante da coalizioni e partiti, si dichiarerà disponibile a cimentarsi nell’agone politico. È indubbio, tuttavia, che la sua sarebbe una candidatura di alto profilo al di là dello schieramento che la avanzasse. Contro di lui – o in sua vece, in caso di rifiuto del diretto interessato – a sparigliare ulteriormente le carte potrebbe esserci una donna di spessore e dalle buone entrature – per mille ragioni – negli ambienti cittadini che contano di cui, per meglio dire, è parte integrante: Rosamaria Petitto.

Un altro pezzo di establishment del capoluogo. La Petitto – che fu assessore al Bilancio con, neanche a dirlo, Abramo al timone e attualmente ricopre il prestigioso incarico di presidente dei Commercialisti – ha pure il vantaggio, nella fattispecie sì, di essere donna e di mostrarsi al di sopra di polemiche di basso cabotaggio. Ma non solo: è anche in grado di rintuzzare la facile polemica, a cui potrebbero dar luogo i suoi avversari ed eventuali detrattori, relativa a una presunta  incapacità di una tale elegante signora di calarsi in un ambiente che un gigante delle Istituzioni quale Rino Formica – non noi – definiva (citazione letterale) un terreno di scontro fatto di “sangue e merda”. Lei, a riguardo, ha il pregio di conoscere bene la complessa macchina burocratica del Municipio; di avere ottimi rapporti nelle stanze che contano e di vantare, se eletta, lo storico primato, quale esponente del gentil sesso, da sindaco di Catanzaro.

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