Comune, il duello iniziato in Aula fra Mirarchi e Pisano continua su calabria7.it

di Danilo Colacino – Se dovessimo commentare il consiglio comunale terminato poche ore fa come fosse un incontro di calcio, diremmo così: “Dopo novanta minuti sonnacchiosi” – in realtà più del doppio nella fattispecie – “un lampo proprio sui titoli di coda cambia la storia della gara e, chissà, forse della fase immediatamente successiva del torneo”. Certo, molti sarebbero pronti a bollare questa riflessione alla stregua di una mera esagerazione giornalistica. Ma non lo è. Affatto. Soprattutto se l’incontro di pugilato (inteso in senso figurato, ci mancherebbe) fra Antonio Mirarchi e Giuseppe Pisano prosegue in esclusiva sulle colonne di calabria7.it con toni da corrida. Si tratta di un match di boxe in cui i colpi sotto la cintura non mancano. Eccome.

La scintilla che riaccende un fuoco mai sopito. Tra Mirarchi e Pisano ogni scintilla rappresenta quello che l’assassinio di Sarajevo di Francesco Ferdinando di fine giugno del ’14 costituì per la cosiddetta Grande Guerra: una banale scusa, insomma, gergalmente definita. Ecco allora che la decisione di Mirarchi di non votare (di astenersi, per la precisione) la pratica inerente al federalismo demaniale in segno di protesta per la mancata partecipazione dei dirigenti alle Commissioni fa letteralmente esplodere Pisano. Lo stesso membro di Officine del Sud che subito dopo prende la parola e tuona: “Mi fa specie la sua posizione, avrebbe dovuto essere più delicato. La maggioranza viene da una fase turbolenta e non possiamo fare a meno di Catanzaro da Vivere, ma devono decidersi sul da farsi. Questo Gruppo ha l’obbligo di fare chiarezza al suo interno e riportare all’ordine le schegge impazzite (brano integralmente ripreso dal nostro odierno Live sul civico consesso, ndr)”. Una saetta rispetto a cui Mirarchi – presidente della commissione Urbanistica, Patrimonio, Polizia urbana, Mobilità e Traffico – fa spallucce salvo poi aderire alla nostra richiesta di dichiarazione. Proposta accettata pure da Pisano.

La scintilla che riaccende un fuoco mai sopito. Tra Mirarchi e Pisano ogni scintilla rappresenta quello che l’assassinio di Sarajevo di Francesco Ferdinando di fine giugno del ’14 costituì per la cosiddetta Grande Guerra: una banale scusa, insomma, gergalmente definita. Ecco allora che la decisione di Mirarchi di non votare (di astenersi, per la precisione) la pratica inerente al federalismo demaniale in segno di protesta per la mancata partecipazione dei dirigenti alle Commissioni fa letteralmente esplodere Pisano. Lo stesso membro di Officine del Sud che subito dopo prende la parola e tuona: “Mi fa specie la sua posizione, avrebbe dovuto essere più delicato. La maggioranza viene da una fase turbolenta e non possiamo fare a meno di Catanzaro da Vivere, ma devono decidersi sul da farsi. Questo Gruppo ha l’obbligo di fare chiarezza al suo interno e riportare all’ordine le schegge impazzite (brano integralmente ripreso dal nostro odierno Live sul civico consesso, ndr)”. Una saetta rispetto a cui Mirarchi – presidente della commissione Urbanistica, Patrimonio, Polizia urbana, Mobilità e Traffico – fa spallucce salvo poi aderire alla nostra richiesta di dichiarazione. Proposta accettata pure da Pisano.

Il botta e risposta al vetriolo tra i due registrata dal nostro taccuino. Fra i due, come premesso, non smettono le ‘storie tese’, che qualcuno addebita alla mancanza di sintonia durante i lavori della Commissione presieduta da Mirarchi e di cui Pisano è membro. Ma questo è affar loro su cui dovranno spiegarsi, se lo vorranno. A noi interessa invece quanto ci dicono, a cominciare da Mirarchi: “Sento parlare un miracolato delle elezioni, che difficilmente rivedremo in Aula appena terminata la consiliatura, di situazioni a lui estranee. A meno che non si ritenga, ma sarebbe alquanto strano, un pezzo da novanta di questa maggioranza, nella titolarità di ergersi a censore. Senza contare che non ho assistito agli stessi strepiti quando qualche componente del centrodestra, non saprei chi, ha piazzato un perfetto colpo da biliardo alle provinciali di novembre scorso, votando in modo tale da far saltare un paio di candidati indicati proprio dai dirigenti della nostra parte a vantaggio di una terza figura invece fuori da certi ragionamenti ben delineati. Ebbene, non rammento in proposito interventi altrettanto duri a quello di Pisano ad opera dei cosiddetti maggiorenti per chiedere la testa del responsabile se individuato. Comunque sia, sono sicuro che il capogruppo di Forza Italia a Palazzo Campanella saprà richiamarlo a dovere perché la coalizione di cui facciamo entrambi parte ha bisogno di Officine del Sud”. Frasi di fuoco, dunque. Ma – per dirla con l’indimenticato Luigi Necco – se Milano chiama, Napoli risponde. Ragion per cui anche Pisano è andato giù di scimitarra… “In premessa ribadisco – afferma – quanto sostenuto in Aula. Siamo in una fase in cui Forza Italia ha scelto un aspirante governatore mentre il gruppo aielliano ne vorrebbe un altro e qui c’è chi getta benzina sul fuoco, facendosi strumentalizzare dall’opposizione. E poi tutti sanno che i dirigenti non vanno in Commissione per colpa sua, cercando lui di usarli per mettere sotto scacco la maggioranza. Il reale problema di Mirarchi, però, è che è fuori dalla stanza dei bottoni dove io invece entro a pieno titolo, non trovandolo. Mai. Motivo per cui lo redarguisco. Dal momento che io conosco la linea politica dettata dai vertici della Lista Piero Aiello e Baldo Esposito, lui non lo so. Ma è colpa sua, che non ha saputo ritagliarsi un ruolo come tutti noi. Ed è la ragione per cui dovrebbe confrontarsi innanzitutto con il capogruppo Ezio Praticò, invece di nutrire risentimenti nei confronti del sindaco Sergio Abramo e dell’intera coalizione perché non lo invitano a riunioni o conferenze stampa su interventi che riguardano il quartiere marinaro a lui tanto caro”.

Il vaso di coccio in mezzo ai vasi di ferro. Non sarà don Abbondio, mai ci permetteremmo di dirlo, ma il povero Ezio Praticò, tirato per la giacca (che in assemblea indossa raramente, per la verità, ma avrà pure il diritto di optare per il look preferito, ci mancherebbe), sembra non in grado di passare indenne da certe tempeste in cui ogni tanto si trova suo malgrado a governare la nave (leggi Catanzaro da Vivere) affidatagli dopo la scelta di Marco Polimeni di proiettarsi nel ‘cuore del potere’: la presidenza del Consiglio. Una brutta gatta da pelare, di cui abbiamo il forte sospetto che Praticò farebbe volentieri a meno.

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