di Danilo Colacino – Un contratto decennale datato 2004, e quindi scaduto nel 2014, per la concessione del Comune alla cooperativa Nuova Domus dei locali dell’ex scuola elementare situata in località Chalet del quartiere Siano affinché svolga attività didattiche. Questo l’atto su cui parte della minoranza in consiglio comunale ha messo gli occhi, chiedendo di vederci chiaro con tanto di istanza ufficiale avanzata affinché la questione venga discussa in Aula.
La cronistoria della vicenda. Dopo la fine del termine previsto, la Nuova Domus avrebbe dovuto interrompere la gestione dell’immobile mentre a Palazzo De Nobili sarebbe toccato l’onore di emettere una manifestazione d’interesse per tutte le cooperative o sodalizi interessati. Ma nulla di tutto ciò è successo, tanto è vero che solo nel 2016 la Giunta Abramo ha preso atto della cessazione della concessione, comunicandola formalmente. Fatto sta, però, che a scavalcarla – per così dire – è stata una determina dirigenziale con cui alla società già concessionaria è stata data una proroga pressoché illimitata.
La cronistoria della vicenda. Dopo la fine del termine previsto, la Nuova Domus avrebbe dovuto interrompere la gestione dell’immobile mentre a Palazzo De Nobili sarebbe toccato l’onore di emettere una manifestazione d’interesse per tutte le cooperative o sodalizi interessati. Ma nulla di tutto ciò è successo, tanto è vero che solo nel 2016 la Giunta Abramo ha preso atto della cessazione della concessione, comunicandola formalmente. Fatto sta, però, che a scavalcarla – per così dire – è stata una determina dirigenziale con cui alla società già concessionaria è stata data una proroga pressoché illimitata.
Il finanziamento regionale, a seguito di partecipazione a un bando, e quell’apparentemente immotivato ‘placet municipale’ meritevoli di chiarimento. L’aspetto paradossale della vicenda fin qui raccontata è che nel 2015 – in pratica sine titulo, almeno in base alla mancata consegna ai consiglieri d’opposizione richiedenti dei documenti attestanti il contrario – la società in questione partecipa a un bando regionale per la concessione di finanziamenti per dei lavori d’ampliamento e ottiene le risorse. Ma vi è di più, l’ufficio comunale preposto li autorizza pure. Circostanza che, se davvero fosse avvenuta senza il suffragio di atti concreti, sarebbe di assoluta gravità. Forse fino a integrare anomalie giuridiche tali da meritare l’approfondimento degli organi competenti.
Il rinnovo tacito (o per facta concludentia) di una concessione di questo genere non può integrarsi in base ai regolamenti comunali e, quel che più conta, a consolidata giurisprudenza delle sezioni unite della Cassazione. Nessuno sa se esistano ‘misteriose carte’ su un rinnovo espresso della concessione, che però a questo punto bisognerebbe spiegare perché siano tenute segrete. Ma se così non fosse, si può già dire che è stato violato un regolamento comunale e soprattutto la legge per come stabilito dalla Suprema Corte a S.U., collegio di Ermellini per cui tali proroghe o rinnovazioni devono avvenire per iscritto.