Consiglio comunale, a Catanzaro ogni tanto…vale. E non c’entra il Covid

Consiglio comunale Catanzaro

(D.C.) – C’era una volta…il consiglio comunale di Catanzaro.

Un consesso, adesso lo possiamo dire, se non ‘nato morto’ quantomeno malformato.

Un consesso, adesso lo possiamo dire, se non ‘nato morto’ quantomeno malformato.

E non già sotto il profilo numerico, considerata l’ormai solita bulgara maggioranza a supporto del pluri-sindaco Sergio Abramo, bensì della scia delle peraltro assai spinose vicende regionali da cui la civica assise del capoluogo è finita per rimanere ‘schiacciata’.

Ecco allora che tra affanni, e addirittura duri regolamenti di conti, appunto per le candidature al vertice della Cittadella e di Palazzo Campanella; lo scandalo (vedremo come finirà) Gettonopoli e l’emergenza Covid, la consiliatura si è come accartocciata.

E la riprova è nello scarso numero di sedute con il poco invidiabile record – appunto dopo la bufera di cui dicevamo: Rimborsopoli – dei quasi tre mesi di ‘astensione’ (difficile una tale stasi quando c’è al timone un’Amministrazione regolarmente eletta e nel pieno dei suoi poteri) e, assai più in generale lo ribadiamo, l’andazzo delle assemblee indette con il contagocce e pressoché tutte svolte in seconda convocazione.

Un discorso vecchio, certamente.

Ma che non può non essere rispolverato mentre nelle altre città ed enti comunque, pur tra una marea di problemi, si procede in modo più o meno consueto.

A Catanzaro, invece, l’ultima volta in Aula è stato il 30 aprile.

Ma, evidentemente, una volta al mese, circa, per il centrodestra del capoluogo può bastare.

Tanto l’unico che fa caciara – per così dire – è Sergio Costanzo.

Uno che, dopo le posizioni apparse un po’ ibride durante la scorsa votazione sul Bilancio da parte di Maurizio Mottola d’Amato e Vincenzo De Sarro (ambedue un po’ a sorpresa astenutisi sulla specifica pratica), è rimasto – pur, dal canto suo, rivendicandolo con orgoglio – simbolicamente alla testa di un gruppo formato solo da Cristina Rotundo e Nunzio Belcaro.

Eppure, malgrado un’opposizione ridotta ai minimi termini, come premesso il Sergìun sindaco è costretto all’escamotage della seduta-bis che, lo precisiamo a beneficio dei non addetti ai lavori, consente di avere una minore presenza di consiglieri per tenere comunque un’assemblea ‘aperta e valida’ e con una conseguente maggioranza necessaria alle votazioni per prevalere meno nutrita.

Mah?

Misteri della politica, tanto più che in tanti (dentro e fuori da Palazzo De Nobili) si sono nel frattempo in fretta accomodati sul davvero affollato carro abramiano, il quale al solito provvido e munifico li ha accolti tutti.

In particolare quelli trattati a ‘pesci in faccia’ dai loro partiti e schieramenti i quali adesso guardano al Sergìun neoleghista come al leader di una nuova frontiera catanzarese.

Il New Deal, politico non economico, sorto insomma in cima ai Tre Colli.

E tutti, almeno in apparenza, paiono soddisfatti.

Soltanto che a noi (sospettosi di natura, purtroppo) più di qualcosa non torna affatto.

Chissà perché.

Qui ci sta un altro mah.

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