di Bruno Mirante – Il Consiglio comunale di Catanzaro delibera il mantenimento delle quote societarie in Comalca e Sacal. La decisione dell’aula è arrivata al temine di un lungo iter amministrativo in cui il dirigente del settore Patrimonio Andrea Adelchi Ottaviano, nella relazione tecnica di ricognizione delle società partecipate elaborate in risposta al sollecito della Corte dei Conti, aveva proposto la cessione a titolo oneroso delle quote detenute dall’ente, che interessi sia la Società Comalca scrl che la Sacal S.p.A. in quanto “le quote detenute dall’ente sono assolutamente di valore nominale minimo e ciò non consente di incidere sulla governance societaria, le rispettive partecipazioni non sono ritenute strettamente necessarie per il perseguimento delle finalità istituzionali dell’ente ed inoltre non vi è alcun diretto vantaggio al mantenimento non offrendo le società alcun servizio che sia immediatamente fruibile dalla collettività stanziata sul territorio comunale”. Una questione, quella della dismissione delle quote in Comalca e Sacal che si ripropone dopo che lo scorso anno il consiglio comunale aveva approvato all’unanimità il mantenimento dell’esistente.
La conferenza dei capigruppo
La conferenza dei capigruppo
Il 12 aprile scorso la proposta di delibera arriva al vaglio della Conferenza dei capigruppo convocata dal presidente del consiglio Marco Polimeni su richiesta dell’assessore Cardamone. Ai lavori partecipa lo stesso Cardamone allo scopo di rendere edotti i consiglieri di quanto elaborato dal settore Patrimonio e nello specifico della proposta di cedere le quote di Comalca e Sacal. Al termine del dibattito, mentre i consiglieri di minoranza Sergio Costanzo, Antonio Corsi e Nunzio Belcaro scelgono di riservarsi di intervenire in aula, i capigruppo delegano il presidente Polimeni ad inviare una nota di riscontro al settore Patrimonio “precisando che nulla è cambiato in merito alle precedenti determinazioni assunte negli anni precedenti dal Consiglio comunale: ritenendo necessario il mantenimento delle quote di partecipazione nelle società”.
La pratica che arrivata in aula, illustrata dall’assessore al ramo Ivan Cardamone, ha tenuto conto di quanto espresso dai capigruppo di minoranza ed è stata emendata allo scopo di motivare ulteriormente in aula la volontà di non dismettere le quote di partecipazione in Comalca e Sacal. Cardamone dopo aver illustrato la pratica ha lasciato i lavori, causando la reazione di Giuseppe Pisano “Catanzaro con Abramo” che ha stigmatizzato l’assenza dell’assessore durante il dibattito. L’emendamento è stato approvato con 18 voti favorevoli tre contrari e due astenuti. Con stessa votazione l’aula ha approvato la ricognizione della società partecipate.
La proposta di Abramo sulla Catanzaro Servizi
“Ho sempre detto che bisogna salvare i livelli occupazionali della Catanzaro Servizi” – ha affermato il sindaco in risposta alle osservazioni della minoranza e in particolare del consigliere Costanzo sulla società. “Nessuna partecipata di cui l’amministrazione detiene il 100% delle quote è mai stata chiusa in Italia”. Quale sarà il futuro della società lo deciderà il piano industriale che terrà conto di tutti quei servizi, prima esternalizzati, e che in seguito a deliberazione del consiglio comunale e dei rilevi del Ministero dell’Economia e delle Finanze sono stati internalizzati e affidati alla società in house di Palazzo De Nobili. Il dibattito in aula ha riguardato la possibilità di applicare la clausola sociale ai lavoratori della Catanzaro servizi anche nell’ottica di possibile nuove assunzioni. E’ toccato al dirigente Antonino Ferraiolo spiegare all’aula che si tratta di una eventualità non percorribile perché nell’affidamento di nuovi servizi la società ha l’obbligo di utilizzare il personale esistente (attualmente parzialmente dislocato negli uffici comunali).
“Visto e considerato che il governo Draghi sti sta muovendo nella direzione della semplificazione della Pubblica amministrazione – ha affermato il sindaco Abramo, stiamo lavorando ad una proposta di legge che consenta a quei lavoratori che prestano la loro attività presso gli uffici di essere inquadrati a tutti gli effetti in qualità di dipendenti comunali”.
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