di Mario Meliadò – Le forze di minoranza tornano in Aula, dopo la “diserzione” della precedente seduta per protestare contro la ritenuta tracotanza della maggioranza di centrodestra. Ci tornano però orfane del candidato alla Presidenza, l’ormai dimissionario Pippo Callipo; e soprattutto, senza deflettere dalla posizione pregressa, senza cioè avere alcuna intenzione di votare i “propri” vicepresidenti delle Commissioni consiliari.
BALDO ESPOSITO (CDL)
Sùbito dopo le formalità, poco dopo le 16 iniziano i lavori d’Aula. Prende la parola per primo, in quanto relatore di un provvedimento amministrativo mirato alla convalida di consiglieri e assessori esterni da parte della Giunta per le elezioni. «In alcuni casi s’è reso necessario un parere dell’Ufficio legislativo – spiega Esposito –, e questo non per la deresponsabilizzazione da parte della Giunta per le elezioni, che s’è espresso nella stessa direzione e a voti unanimi». Non manca però una “ciambella di salvataggio” alla minoranza, assente in blocco all’inizio dei lavori: Esposito, alla luce di quel voto unanime, chiede in sostanza di “attendere” il possibile ingresso in Aula dell’opposizione per procedere al voto sulla convalida degli eletti.
Quanto invece all’elezione dei vicepresidenti delle Commissioni, secondo il consigliere regionale catanzarese «il tema senza i consiglieri d’opposizione ai loro banchi perde d’interesse, fermo restando che i vicepresidenti delle Commissioni che avevamo eletto senza la presenza in Aula decadono comunque. Eravamo convinti della giustezza della nostra azione, supportati anche dai funzionari dell’Assistenza giuridica; speravamo peraltro di riannodare il dialogo con le forze di minoranza, ma a questo punto, laddove i gruppi d’opposizione perseverassero nel non indicare i loro rappresentanti nelle Commissioni, riteniamo che a Lei, quale Presidente del Consiglio regionale, tocchino poteri sostitutivi per indicare comunque dei nominativi ad interim di consiglieri di minoranza, pur in assenza di specifiche previsioni all’interno del nostro Regolamento».
MIMMO TALLINI
Il presidente del Consiglio regionale non ha dubbi: su quanto accaduto per i vicepresidenti delle Commissioni «non debbono gravare ombre, fino alla rottura che ha poi portato all’uscita dall’aula degli oppositori. E anche all’ultima Conferenza dei capigruppo abbiamo tentato di ricucire uno “strappo” ormai superato – così Mimmo Tallini –ma che ha bisogno dello sforzo di tutti. Ringrazio nuovamente i dirigenti che hanno fornito il parere giuridico a supporto, e ribadisco: quanto accaduto in Aula è pienamente regolare. I capigruppo di maggioranza non hanno strumentalizzato gli eventi per evitare d’acuire le tensioni con le forze d’opposizione».
E Tallini lo ribadisce: «Andremo a mettere le Commissioni nelle condizioni di operare, fermo restando che, se i consiglieri di minoranza non lo faranno oggi, noi torneremo a chiedere ai loro gruppi consiliari d’indicarci i propri nominativi per tali organismi»; un’azione surrogatoria che secondo Mimmo Tallini è indispensabile anche perché «la Calabria ci guarda, e specialmente noi della maggioranza proprio non possiamo dare l’idea di un Consiglio regionale rissoso, epperò immobile».
Di fatto, Tallini intende rinviare le nomine alle Commissioni e dunque posporle a un giorno successivo: ma al momento di trattare i punti dall’ottavo in poi, la minoranza fa il suo ingresso nell’aula “Francesco Fortugno”.
FRANCESCO PITARO (MISTO)
Il primo tra gli esponenti di minoranza a intervenire è l’esponente del Gruppo misto (eletto con Io resto in Calabria) Francesco Pitaro. E, tra le sommesse proteste del Presidente dell’Assemblea e quelle urlate di Pino Graziano, nel suo discorso tenta di ripristinare quella che ritiene la verità dei fatti sulle vicepresidenze delle Commissioni, distinguendo tra un problema politico e un problema giuridico.
Il primo sarebbe plasticamente rappresentato dalla volontà di non assegnare all’opposizione la presidenza della Commissione di Vigilanza: «Bisogna mettere agli atti che la maggioranza vuol auto-vigilarsi».
A seguire, le molteplici variegature del problema politico: «Sulla nostra diffida, mai nessuno s’è pronunciato: e noi torniamo a chiedere al Ministero dell’Interno se violazioni vi siano state, per esempio quando la maggioranza è entrata in Aula e ha eletto finanche i vicepresidenti. Noi pretendiamo che la Giunta per il Regolamento dica se le violazioni hanno avuto luogo oppure no; neppure il parere dell’Ufficio legale di Palazzo Campanella dice che è stato tutto regolare… E poi – rincara la dose il consigliere Pitaro –, come si fa a eleggere i vicepresidenti, se il Regolamento consiliare statuisce che debbano essere eletti contestualmente ai presidenti delle Commissioni? Pretendiamo il rispetto delle regole, e che dunque siano eletti per intero gli Uffici di Presidenza di tutte le Commissioni. Presidenti, vicepresidenti e segretari».
Gli replica il presidente d’Assemblea: «Le responsabilità di quanto accaduto sono di entrambi gli schieramenti; le mie possibilità di mediazione sono al termine, è solo in questi termini che abbiamo considerato di ripristinare l’elezione dei vicepresidenti di Commissione… E poi, un consigliere regionale di maggioranza non è in grado di svolgere compiti di controllo quanto un consigliere di minoranza? Peraltro, in passato sono accaduti intoppi del tutto simili, io stesso sono “caduto” vittima di “strategie”», suona la replica di Tallini.
RAFFAELE SAINATO (FDI)
«In ritardo, ma l’opposizione è rientrata: bene così, questo significa che si potrà senz’altro andare a votare per i vicepresidenti delle Commissioni consiliari, procedendo dal primo dei punti all’ordine del giorno e non dall’ottavo», provoca il consigliere regionale meloniano Raffaele Sainato.
Ma gli addetti ai lavori non hanno il minimo dubbio su dove voglia realmente andare a parare l’intervento… «Voglio poi dire – così Sainato – che Guccione e Bevacqua hanno affermato in conferenza stampa che sulla Commissione anti-‘ndrangheta non sia stato avallato il mio nome per un veto del mio partito, Fdi: vorrei sapere da chi siano stati “imbeccati” male, visto che a me risulta tutt’altro… Per me, aggiungo, la politica è ben altro, non attacchi personali, fermo restando che anche da vicesindaco di Locri io posso documentare quanto d’importante ho e abbiamo fatto nel contrasto ai clan».
MIMMO BEVACQUA (PD)
«Anche per me – replica il consigliere dèm cosentino Mimmo Bevacqua, rivolgendosi direttamente al collega locrese –, la politica è innanzitutto rispetto delle persone e dell’Istituzione che ci vede impegnati insieme. Noi abbiamo appreso che c’era un veto di Fratelli d’Italia, ma a tale circostanza mai abbiamo abbinato un nome: se poi l’ha fatto un giornalista è altro discorso. E comunque, caro Sainato, noi siamo qui per votare i punti all’ordine dal numero 8 in poi». Come dire: sulle vicepresidenze, “no pasaran”.