I lavoratori del settore delle pulizia hanno manifestato questa mattina a Catanzaro, davanti alla Prefettura, per chiedere a gran voce il rinnovo del contratto nazionale scaduto ormai da sette anni. Un sit-in svolto contemporaneamente in tutta Italia, sotto le sigle di Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Url Trasporti. “Siamo qui a protestare per chiedere giustizia e rispetto nei confronti di lavoratrici e lavoratori – ha detto il segretario regionale Fisascat Cisl, Fortunato Lo Papa – che hanno prestato servizio durante il lockdown con grandi difficoltà, con grande preoccupazione, contrastando la diffusione del virus”. In Calabria si parla di circa 6000 lavoratori, come sottolineato da Federica Arneri, segretaria della Uil Trasporti di Cosenza, “persone che hanno continuato a lavorare anche durante la pandemia in condizioni durissime”.
Dura la posizione del segretario regionale Filcams Cgil, Giuseppe Valentino: “Non è più possibile aspettare anche perché si parla di persone che guadagnano 7 euro all’ora ed è una cosa inconcepibile. Si parla anche di tutela di diritti che non vengono rispettati e che, fino a quando il contratto non verrà rinnovato, non saranno sanciti. La controparte continua a rinviare la trattativa. Si parla di aziende che hanno visto crescere il proprio fatturato in questi anni e lo hanno visto crescere ancora di più durante la pandemia. Queste sono persone ritenute indispensabili durante la pandemia ma che poi nessuno vuole vedere quando c’è da discutere di contratti”.
Dura la posizione del segretario regionale Filcams Cgil, Giuseppe Valentino: “Non è più possibile aspettare anche perché si parla di persone che guadagnano 7 euro all’ora ed è una cosa inconcepibile. Si parla anche di tutela di diritti che non vengono rispettati e che, fino a quando il contratto non verrà rinnovato, non saranno sanciti. La controparte continua a rinviare la trattativa. Si parla di aziende che hanno visto crescere il proprio fatturato in questi anni e lo hanno visto crescere ancora di più durante la pandemia. Queste sono persone ritenute indispensabili durante la pandemia ma che poi nessuno vuole vedere quando c’è da discutere di contratti”.
g.b.