Una cinta di comuni viciniori conurbato con la città madre di Catanzaro. E’ l’idea di un’associazione libera, Petrusinu ogni minestra, che oltre dieci anni fa, l’aveva lanciata alle istituzioni. Oggi, ripresa da una importante categoria, torna in auge. Come sottolinea il presidente di Petrusino Amedeo Chiarella.
LA NOTA
LA NOTA
“Tanto tuonò che piovve! La frase, attribuita a Socrate, si collega bene con quanto proposto da anni dalla nostra associazione in merito alla conurbazione di Catanzaro con i paesi limitrofi, allo scopo di recuperare i propri cittadini che hanno abbandonato il capoluogo di regione per stabilirsi nelle immediate vicinanze e per dare conseguentemente corso ad un incremento demografico.
Infatti, dopo oltre dodici anni dall’appello lanciato da “Petrusinu” e dalla mozione proposta al Consiglio Comunale da “Catanzaronelcuore” nel 2006 e votata all’unanimità, a cui è seguito purtroppo un lungo silenzio da parte della inconcludente classe politica catanzarese, il Presidente dell’Ordine degli Architetti Giuseppe Macrì ha pensato bene di rompere il ghiaccio ritornando sull’interessante argomentazione tanto da fornire alla stampa locale in data un’ampia dissertazione sulla necessaria rifondazione urbana e demografica di Catanzaro.
Ciò, senza ombra di dubbio, rappresenta un atto di amore verso una città a lungo bistrattata e penalizzata con la complicità degli stessi cittadini catanzaresi, incapaci di ribellarsi in quanto notoriamente asfittici ed apatici.
L’illustre professionista, con estrema chiarezza e dovizia di particolari, ripercorre le tappe che hanno portato una città piena di vita e culturalmente valida a non tenere il passo con i tempi e che, inspiegabilmente continua “a tirare a campare”.
REPULISTI?
Per uscire da tale “impasse” l’architetto Macrì, si dichiara d’accordo con la proposta “petrusiniana” di ampliare l’agglomerato urbano assorbendo piccoli centri limitrofi, che da soli arrancano, per farli diventare a pieno titolo parte integrante della formazione di un’estesa area capace di dare origine alla “grande Catanzaro”.
Per riuscire in tale intento ci vuole un’inversione di tendenza cominciando a mandare a casa i politici attuali, provvedendo a fare un “repulisti” generale e generazionale puntando su uomini esperti che dimostrino affezione e comprovato senso di appartenenza nei confronti della città capoluogo di regione, la quale, nonostante tutto, conserva molti lati positivi.
Bisogna partire da tale aspetto e dalla consapevolezza che in Calabria non esiste alcuna città che “eccelle”, dal momento che diverse realtà, chi per un motivo chi per un altro, contribuiscono in senso negativo a far della Calabria il classico fanalino di coda. Non piace mettere del pepe su quanto avviene quotidianamente in una terra che rischia la desertificazione, ma la realtà non si può e non si deve assolutamente nascondere.”