Conoscere il Coronavirus Covid-19 è la prima arma da utilizzare contro il rischio contagio.
La conoscenza, si sa, protegge da sempre gli essere umani. Conoscere significa capire e capire significa avere meno paura. Perché la paura nasce e si trasforma in panico, soprattutto tra coloro che non possiedono la conoscenza di un fenomeno.
La conoscenza, si sa, protegge da sempre gli essere umani. Conoscere significa capire e capire significa avere meno paura. Perché la paura nasce e si trasforma in panico, soprattutto tra coloro che non possiedono la conoscenza di un fenomeno.
Pensiamo ai primi esseri umani, che temevano il fuoco finché non l’hanno conosciuto. Solo un esempio che potrebbe replicarsi in milioni di esempi per affermare che siamo consapevoli di come sia in grado il genere umano di dominare un agente esterno solo quando ne ottiene conoscenza. Tornando al Coronavirus, allora, dobbiamo affidarci alle parole di chi possiede la conoscenza sulla materia, vale a dire gli scienziati e i medici. L’Oms, organizzazione mondiale della Sanità, sta monitorando con grande attenzione la diffusione del virus nel pianeta e, dunque, ne ha la migliore conoscenza. Per questo diventano importanti ed estremamente attendibili le parole rilasciate a Repubblica.it di Hans Kluge, il direttore dell’Oms in Europa. “Capisco la preoccupazione degli italiani – afferma. È la stessa di mia moglie e delle mie figlie. Per questo invito tutti a documentarsi sul Covid-19 su canali informativi affidabili, quelli del Ministero della Salute, dell’Istituto superiore di sanità, dell’Organizzazione mondiale della Sanità. Sicuramente non ci proteggerà dal contagio la discriminazione di chi ha un’origine diversa dalla nostra. È il tempo della solidarietà e della cooperazione. E poi non dobbiamo mai dimenticare il contesto: il 98% dei casi sono in Cina, in più dell’80% dei casi le persone infettate hanno avuto sintomi lievi, mentre meno del 15% sono in condizione serie e solo nel 5% dei casi si registra una patologia grave. Al momento osserviamo una mortalità di poco sopra il 2%, la maggior parte persone anziane con patologie pregresse. Detto questo, nelle aree italiane colpite il rischio di infezione può essere alto e per questo i residenti devono seguire le raccomandazioni delle autorità, compreso il non frequentare luoghi affollati”.
Parole che danno una concreta dimensione dell’impatto del virus sull’essere umano. Insomma, per semplificare il concetto, il Coronavirus non è altro che una normale influenza, ma è un virus nuovo e nessuno ne è immune. Però, otto persone su dieci la subiscono con sintomi lievi, come ogni altra influenza. Il problema, che si deve affrontare seriamente, è il notevole potenziale di contagio che il virus porta con sé. Il rischio è che il contagio si diffonda e divenga pandemia, in quel caso sarebbe estremamente complicato gestire la situazione, ma quello che è necessario fare affinché si scongiuri tale contesto è seguire regole di prevenzione: lavarsi le mani, evitare luoghi affollati e segnalare eventuali casi attraverso le modalità previste, vale a dire chiamare il numero 1500 o il 112. Solo in caso di sintomi respiratori e febbre alta infatti è necessario recarsi in ospedale, naturalmente con grande responsabilità, tentando di tutelare se stessi e gli altri da eventuali effettivi contagi. La speranza è che si possa contenere al meglio la diffusione in atto nel nord Italia e a nulla servono le polemiche su eventuali responsabilità politiche. Non è tempo di fare sciacallaggio, anche perché si rischia di fare brutte figure, poiché esiste la possibilità, finché non sarà individuato il paziente 0, che il virus in Italia sia autoctono, così come avvenuto probabilmente in Giappone e Corea del Sud.
“Il Coronavirus – afferma ancora Kluge – lo prendiamo molto sul serio perché è un virus nuovo: questo significa che nessuno di noi è immune. L’influenza invece è una malattia stagionale per la quale le persone a più rischio possono essere protette adeguatamente. Eppure fa 50mila morti ogni anno in Europa. Tuttavia il vaccino esiste e funziona, e noi lo raccomandiamo agli anziani, alle donne in gravidanza, ai malati cronici e al personale sanitario. Covid-19 è un virus nuovo e noi stiamo facendo ricerca per arrivare a una cura e per predisporre un vaccino. Che però richiederà del tempo. Dunque dobbiamo puntare su misure di salute pubblica che possono essere adottate già oggi per salvare delle vite”.
E il contagio in Italia? “Non è una sorpresa – dice ancora Kluge a Repubblica.it. Lo abbiamo già osservato in altri paesi diversi dalla Cina. Però ora è molto importante capire come si sono svolti gli eventi, identificare e tracciare i contagi: occorre che le autorità sanitarie italiane si focalizzino su questo aspetto”. (articolo completo di Repubblica).
Redazione Calabria 7