di Danilo Colacino – Lavora in un settore delicato, non quello sanitario, il nostro lettore, che ci chiede solo una cortesia: restare anonimo.
Tanto per una questione di riservatezza personale quanto per eventuali ripercussioni nel suo prestigioso, tuttavia ancora fortemente autarchico, ambito professionale.
Un’attività, quello di Antonio (nome di fantasia), che lo ha portato, sin da giovanissimo, a trasferirsi a Milano appena una manciata d’anni fa.
Eppure è già integrato, torna dell’amata Calabria quando può, e la saudade di casa si fa sentire solo il giusto. Nessun dramma, insomma, da “nostalgia canaglia che ti prende proprio quando non vuoi…”.
Il proposito di tornare in tutta fretta, al pari di tanti conterranei, nella regione di provenienza alle prime avvisaglie di pericolo (generato dal terribile Coronavirus, neanche a dirlo) neppure lo sfiora per “non mettere a rischio le persone a cui voglio bene e per senso civico”, tiene a precisare.
Ma poi attacca: “Qui (in Lombardia, ndr) hanno clamorosamente sbagliato tutti. Perfino adesso permane ancora qualche sacca di disinformazione e approssimazione, ma a fine febbraio e inizio marzo, quando forse si poteva in qualche modo attenuare il dilagare del contagio, si è palesata una sottovalutazione pazzesca. Si pensava forse che Codogno fosse la Wuhan italiana. Città che una volta chiusa, dunque, avrebbe trattenuto al suo interno il Covid-19. Una roba insensata. E ribadisco, anche ora, non mancano persone senza mascherina o con delle comuni sciarpe sulla bocca ovvero che in un supermercato malgrado gli ingressi controllati e filtrati ti stanno addosso mentre scegli un prodotto o vai alla cassa a pagare. Incredibile. Eppure – chiosa il ‘nostro Antonio’ – ho sentito dire che la più contagiosa del Virus è la fase asintomatica. Ma niente. La gente, malgrado uno scenario da guerra, per una quota ancora rilevante di persone pare non capire la portata del dramma che stiamo vivendo. Su una cosa, però, concordo con i lombardi, esclusi gli sciocchi citati adesso, che dicono: passata la tempesta, l’intera economia locale in qualche modo ripartirà, compreso il mio settore”.