Riceviamo e pubblichiamo le riflessioni sul ‘nuovo’ processo penale del nostro assiduo lettore, l’avvocato Anselmo Mancuso del Foro di Catanzaro, addetto ai lavori contrariato dalla riforma di fatto introdotto ai tempi del Coronsvirus
Sono preoccupato, deluso, direi pure inca***to, per ciò che il Governo sta propinando, e proponendo, in tema di svolgimento del processo penale stante il periodo emergenziale che stiamo attraversando.
Sono preoccupato, deluso, direi pure inca***to, per ciò che il Governo sta propinando, e proponendo, in tema di svolgimento del processo penale stante il periodo emergenziale che stiamo attraversando.
Trattasi di proposte che violano palesemente ogni diritto costituzionale protetto inerente al giudizio penale e al suo svolgimento.
Ritengo che snaturando il processo penale e le sue regole ci si trovi di fronte ad un attentato alla Costituzione e soprattutto, pure, alle violazioni di chi trovasi ristretto nelle patrie galere.
Sto parlando, dunque, di una emergenza pari, o peggiore, del Covid-19; sto parlando della dematerializzazione del processo penale e della perdita del suo fascino.
E penso, che così scrivendo, stia raccogliendo il pensiero di tutti i penalisti della fregiata Camera Penale “Alfredo Cantafora” di Catanzaro ma pure, mi auguro, di tutti i penalisti d’Italia.
Se dovesse passare questa linea del processo cibernetico, via internet e/o via Skype, non avremmo più la più grande emozione che il penalista ha e che avverte quando è chiamato a difendere: quella di indossare la toga. E ciò in quanto tutto si svolgerà a distanza e saremo relegati non davanti ad un Collegio o ad una Corte di Assise bensì davanti ad uno schermo freddo di un Pc.
A questo tipo di processo, io non ci sto. Mal si tollera, anzi è insopportabile, accettare che il momento apicale (dibattimento con le sue sottofasi) previsto dal Codice Vassalli del 1989 possa semplicemente finire in modo freddo, sempre a porte chiuse, in video-conferenza.
Ciò comporterebbe lo snaturamento del dibattimento penale e vale a dire: violazione del vero contraddittorio; violazione della pubblicità del processo; violazione dell’oralità.
Ecco a questo modus operandi e procedendi sono radicalmente contrario. Si tratta solamente di una soluzione sinistrorsa, che eliminerebbe la fisicità del luogo di udienza e delle relazioni tra i soggetti e le parti processuali con, ripeto, la violazione sacrosanta di tutti i principi sanciti dalla Carta Fondamentale dello Stato italiano. E tutto questo sarebbe assurdo
Anselmo Mancuso, Penalista