di Danilo Colacino – Coronavirus, 5. domenica di quarantena ormai.
A partire dall’8 marzo scorso in cui si iniziò a capire cosa sarebbero purtroppo stati i mesi venturi.
A partire dall’8 marzo scorso in cui si iniziò a capire cosa sarebbero purtroppo stati i mesi venturi.
A partire dalla cancellazione di tutte le feste serali (quella della donna inclusa) connotate dalle consuete cene nei ristoranti o, a seconda delle scelte personali, dai bagordi nei locali notturni.
Un periodo con tanti giorni come oggi, insomma, in cui ricorrono le Palme.
E l’isolamento da Covid19, pur necessario, ‘brucia’ parecchio. Anzi, di più.
Niente ramoscello d’ulivo in mano, recandosi alla Santa Messa per la canonica benedizione.
Niente saluto con gli amici e, in alcuni casi, simpatico aperitivo beneaugurante.
Niente corsa in pasticceria o al bar per comprare i dolci da portare a casa propria, dei genitori o dei suoceri.
Nulla di tutto questo.
Solo una preghiera, per chi crede, e momenti di intimo raccoglimento per i laici, che tuttavia non possono sentirsi estranei allo spirito di una ricorrenza come la Domenica delle Palme.
Ecco perché anche noi, nel fare tali brevi riflessioni, ci sentiamo in dovere di salutare i nostri lettori con grandissimo affetto.
Perché sono le uniche persone che consideriamo i padroni per cui, bene o meno bene, lavorare sempre.