Coronavirus e contagi sul lavoro: in Calabria la maglia nera va a Cosenza

coronavirus in calabria

Secondo il recente rapporto INAIL appena presentato, i contagi da coronavirus sul luogo di lavoro a livello nazionale hanno ormai superato la soglia dei 131.000 casi. In questo scenario la Calabria annovera 739 casi, di questi 384 sono donne (52%), mentre 355 (48%) sono uomini.

Cosenza è la provincia più colpita con 266 casi, dei quali 141 donne e 125 uomini, con un’’incidenza del 36% sul totale regionale.

Cosenza è la provincia più colpita con 266 casi, dei quali 141 donne e 125 uomini, con un’’incidenza del 36% sul totale regionale.

Una lettura del report, e del suo trend crescente, la forniscono gli esperti legali che osservano come nel rapporto azienda e lavoratore in materia di Covid vi sia un aspetto di criticità nel rapporto con le Ats, Agenzia di Tutela della Salute. ““L’impasse –- spiega Irene Pudda di Rödl & Partner, esperta in privacy & labour compliance -– è dovuta al fatto che il datore di lavoro non è autorizzato a comunicare ai colleghi il nominativo di un dipendente risultato positivo. L’azienda è tenuta a fornire all’’ATS le informazioni necessarie perché quest’’ultima possa assolvere ai compiti previsti dalla normativa emergenziale e, contemporaneamente, ha facoltà di domandare ai possibili contatti stretti di lasciare cautelativamente i locali aziendali, ma è l’’Ats che ha la potestà di contattare i lavoratori per poi applicare le opportune misure di quarantena”.”

Il rischio, così facendo, è che le aziende lascino operativi interi reparti o uffici con il pericolo di diffusione del virus, non solo tra i dipendenti che sono stati a contatto diretto con il soggetto contagiato, ma anche tra i loro famigliari e i conoscenti.

““Tuttavia non si può fare diversamente –- chiarisce l’avv. Pudda di Rödl & Partner. La procedura è volta a tutelare la privacy del lavoratore risultato positivo al coronavirus. Certo, come è facile immaginare, procedere alla disinfezione della postazione di lavoro, delle attrezzature utilizzate e degli spazi comuni frequentati dal dipendente, domandare ai possibili contatti stretti di lasciare cautelativamente i locali aziendali, nonché isolare o chiudere gli uffici in cui il dipendente ha lavorato garantendone allo stesso tempo la totale riservatezza è di difficile applicazione”.”

Nel dettaglio della rilevazione dell’’Inail in Calabria le denunce di infortunio causa Covid-19 sono per il 36% dei casi localizzate nella provincia di Cosenza con 266 infortuni, seguita da Reggio Calabria con 210 casi (28,4%), Catanzaro con 196 (26,5%), Vibo Valentia con 34 casi  (4,6%) e Crotone 33 casi (4,5%)

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