“Non voglio dire che gli italiani a Natale dovranno digiunare, si potranno raccogliere in piccoli gruppi, ma i grandi cenoni familiari e grandi veglioni quest’anno ce li dobbiamo dimenticare fin d’ora”. E’ quanto afferma Massimo Galli, infettivologo dell’ospedale Sacco-università Statale di Milano. “Anche se chiudessimo tutto oggi, e riaprissimo per Natale o prima di Natale, è abbastanza evidente che se non manteniamo le precauzioni, anche dopo la riapertura cadremmo esattamente nell’errore di Ferragosto, quando un’interpretazione disinvolta del ‘dobbiamo convivere col virus‘ ha portato al risultato che il virus ha fatto festa insieme a gli italiani.
Finalmente – in merito al vaccino anti-Covid – abbiamo un risultato non controvertibile. Una volta tanto mi sento piuttosto sollevato di fronte a una prospettiva che si va concretizzando, sono sempre stato e sono ancora molto cauto sul vaccino, ma la sicurezza di averlo non era totale. Ora ci avviciniamo davvero a questa prospettiva in termini non lunghissimi di tempo”. Circa i dubbi sulla possibilità di riuscire a conservare le dosi, almeno per quanto riguarda il vaccino di Pfizer, a 70-80 gradi sotto zero, Galli osserva che “non c’è Paese al mondo che troverà facile fare una catena del freddo per grandi quantitativi di vaccino che deve essere conservato a quelle temperature. Io mi auguro – conclude l’infettivologo – che ne arrivino anche altri in contemporanea e che l’utilizzo di più vaccini ci garantisca una copertura importante e la mitica immunità di gregge, ma questa volta davvero.”
Finalmente – in merito al vaccino anti-Covid – abbiamo un risultato non controvertibile. Una volta tanto mi sento piuttosto sollevato di fronte a una prospettiva che si va concretizzando, sono sempre stato e sono ancora molto cauto sul vaccino, ma la sicurezza di averlo non era totale. Ora ci avviciniamo davvero a questa prospettiva in termini non lunghissimi di tempo”. Circa i dubbi sulla possibilità di riuscire a conservare le dosi, almeno per quanto riguarda il vaccino di Pfizer, a 70-80 gradi sotto zero, Galli osserva che “non c’è Paese al mondo che troverà facile fare una catena del freddo per grandi quantitativi di vaccino che deve essere conservato a quelle temperature. Io mi auguro – conclude l’infettivologo – che ne arrivino anche altri in contemporanea e che l’utilizzo di più vaccini ci garantisca una copertura importante e la mitica immunità di gregge, ma questa volta davvero.”