Coronavirus, Imperial College Londra: in Italia 6 milioni di contagiati

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A sostenerlo, con dati aggiornati al 28 marzo, è uno studio degli epidemiologi dell’istituto londinese, ripreso anche dal portale “Medical Facts” del dottor Roberto Burioni. I cittadini italiani coinvolti sarebbero così il 9.8%
A sostenerlo, con dati aggiornati al 28 marzo, è uno studio degli epidemiologi dell’istituto londinese, ripreso anche dal portale “Medical Facts” del dottor Roberto Burioni. I cittadini italiani coinvolti sarebbero così il 9.8%

I contagiati da Coronavirus, in Italia come in altri Paesi europei, sarebbero nettamente più di quanto sappiamo ufficialmente. Almeno questo è ciò che emerge da uno studio degli epidemiologi dell’Imperial College di Londra, secondo i quali, nel nostro Paese e alla data del 28 marzo il 9,8% della popolazione sarebbe coinvolta dal contagio. A riprendere la stima è stato, tra gli altri, anche il noto virologo e divulgatore Roberto Burioni, che sul portale “Medical Facts” ha evidenziato i numeri relativi a questo lavoro di ricerca riguardanti anche 11 nazioni in Europa, secondo cui i cittadini italiani coinvolti sarebbero, dunque, circa 5,9 milioni.

I numeri dello studio

Per arrivare alle loro conclusioni gli esperti del Centro per i modelli delle malattie infettive dell’Imperial College di Londra che collabora con l’Organizzazione Mondiale della Sanità, si sono serviti di una specifica analisi matematica a partire dai dati provenienti dai singoli Paesi europei. In Italia, come detto potrebbero essere quasi 6 milione le persone coinvolte, poco meno del 10% della popolazione, mentre le misure di contenimento del contagio avrebbero salvato, stando ai dati del momento, circa 38.000 vite. In Italia, come in altri Paesi europei, “stimiamo che le infezioni riconosciute siano di diversi ordini di grandezza inferiori rispetto a quelle reali, soprattutto per la presenza di soggetti asintomatici o con pochi sintomi oltre che alla limitata capacità di fare test”, scrivono i ricercatori nel loro lavoro.

Lo studio, riferiscono proprio gli esperti, si basa sull’analisi matematica dei dati forniti ogni giorno dal Centro Europeo per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie circa i decessi legati a Covid-19 in 11 Paesi europei colpiti dall’epidemia. Le nazioni in questione sono Austria, Belgio, Danimarca, Francia, Germania, Norvegia, Spagna, Svezia, Svizzera, Regno Unito e Italia. “Stimiamo che in questi 11 Paesi tra i 7 e i 43 milioni di individui siano stati infettati da SarsCoV2 fino al 28 marzo”, dicono gli esperti. La fetta di popolazione colpita e che gli esperti definiscono come “tasso di attacco”, sembra essere più alta in Spagna (15%) e Italia (9,8%), mentre è più bassa in Germania (0,7%) e Norvegia (0,41%). “I nostri risultati suggeriscono che gli interventi come il distanziamento sociale o il lockdown hanno già salvato molte vite e continueranno a farlo”, è il commento di Axel Gandy, docente di statistica al dipartimento di matematica dell’Imperial College.

Secondo le stime del gruppo di lavoro, le restrizioni attuate negli 11 Paesi europei sono state assolutamente necessarie ma c’è di più, dato che “eviteranno 59.000 decessi entro il 31 marzo”. E molte altre morti saranno evitate se le misure verranno mantenute, almeno fino a quando diminuirà la trasmissione. “Capite perché i numeri che sentite in tv alle 18 non hanno molto significato? Capite perchè l’Italia ha tanti morti in più rispetto alla Germania?” ha scritto il dottor Burioni su Twitter, diffondendo i dati dello studio, per poi precisare che la stima dei ricercatori dell’Imperial College di Londra arriva “dai migliori studiosi di epidemiologia al mondo”.

Redazione Calabria 7

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