Negli ultimi tre mesi siamo stati letteralmente sommersi da leggi, decreti, ordinanze.
Centinaia e centinaia di provvedimenti, talvolta in contrasto tra loro, hanno regolato la nostra vita e le nostre abitudini. In appena 100 giorni il governo ha adottato oltre 200 provvedimenti, dai decreti-legge ai d.P.C.M., dalle ordinanze del ministro della Salute a quelle del capo della Protezione Civile, oltre ai decreti ministeriali che hanno affrontato specifiche tematiche di competenza di specifici dicasteri. A questi vanno aggiunti i provvedimenti contingibili e urgenti varati dalle Regioni che, nel periodo compreso tra il 24 febbraio ed il 25 aprile, sono stati 468. Tirando le somme, in tre mesi quasi 700 provvedimenti.
Centinaia e centinaia di provvedimenti, talvolta in contrasto tra loro, hanno regolato la nostra vita e le nostre abitudini. In appena 100 giorni il governo ha adottato oltre 200 provvedimenti, dai decreti-legge ai d.P.C.M., dalle ordinanze del ministro della Salute a quelle del capo della Protezione Civile, oltre ai decreti ministeriali che hanno affrontato specifiche tematiche di competenza di specifici dicasteri. A questi vanno aggiunti i provvedimenti contingibili e urgenti varati dalle Regioni che, nel periodo compreso tra il 24 febbraio ed il 25 aprile, sono stati 468. Tirando le somme, in tre mesi quasi 700 provvedimenti.
Il Centro Studi di FB&Associati ha esaminato la produzione normativa regionale, «nell’ottica di identificare le motivazioni che hanno spinto i governatori locali a disporre limitazioni sui rispettivi territori e in che misura tale produzione è apparsa in contrasto o in sovrapposizione con quella di carattere nazionale». Improvvisamente balza all’occhio una stranezza.
Le Regioni meno colpite dalla pandemia sono quelle con più provvedimenti all’attivo.
Si tratta, in particolare, di Abruzzo, Toscana, Campania, Calabria e Lazio (più di 30 ordinanze ciascuna). Lo studio sottolinea: «Se da un lato alcuni governatori hanno sostenuto che il contenimento dei casi sarebbe dovuto proprio alle maggiori restrizioni imposte, dall’altro sembrerebbe che Regioni omologatesi alle restrizioni del governo centrale siano riuscite a limitare, comunque, il numero dei contagi».
Le Regioni che hanno contato più vittime per il Covid-19 sono in fondo alla classifica della produzione di ordinanze.
La Lombardia, pare assurdo, è ultima con soli 9 provvedimenti. Niente a che vedere con le regioni che occupano il podio: Abruzzo (49 ordinanze), Toscana (40) e Campania (39). È probabile che un ruolo abbia giocato anche il colore politico dei singoli governatori. Ma «Se la fase uno, quella di maggiore crisi, ha mostrato una serie di criticità nel rapporto tra Stato e Regioni in considerazione dell’articolato sistema di competenza previsto dalla Carta Costituzionale, alcuni governatori rischiano di rendere quantomeno difficile la gestione della fase due. L’iniziativa della Presidente della Regione Calabria di una riapertura anticipata di bar e ristoranti con servizio al tavolo, e il conseguente annullamento – da parte del TAR Calabria – di parte dell’ordinanza regionale, è stata il primo esempio della difficoltà di assicurare una ripresa quanto più omogenea possibile». Inevitabile, quindi, il richiamo al principio di «leale collaborazione» tra Stato e Regioni.