di Nico De Luca –
Come vivono l’emergenza Coronavirus i calabresi che lavorano in Cina? Tra i nostri corregionali che vivono da tempo nello Stato più popoloso del mondo c’è qualcuno che ha dovuto rivoluzionare la propria vita. Si tratta di Paolo Dodaro, giovane chef originario di Borgia (Catanzaro) che nel paese asiatico è una celebrità televisiva oltre che un bravissimo cuoco.
Come vivono l’emergenza Coronavirus i calabresi che lavorano in Cina? Tra i nostri corregionali che vivono da tempo nello Stato più popoloso del mondo c’è qualcuno che ha dovuto rivoluzionare la propria vita. Si tratta di Paolo Dodaro, giovane chef originario di Borgia (Catanzaro) che nel paese asiatico è una celebrità televisiva oltre che un bravissimo cuoco.
Avevamo intervistato Paolo esattamente un anno fa in uno dei suoi viaggi di lavoro italiani, accompagnato da un alto dirigente della Camera di Commercio di Shangai.
Ma quando è scoppiata l’epidemia anche le abitudini di Paolo, nel frattempo felice marito e padre di un bimbo di pochi mesi, sono immediatamente cambiate.
“Si, per forza – commenta dall’altra parte del globo dal salotto di casa – Abitavamo a Yichang, provincia di Hubei, tre ore di macchina da Wuhan dove è iniziato il contagio. Subito ci siamo spostati a Yueyang che si trova in una zona più montana.”
In pochi giorni la paura di un possibile contagio vi ha sovvertito il sistema di vita.
“Esatto. E’ cresciuta la paura dentro di noi, il solo fine è stato come scappare da questo problema? Cosa fare? Come possiamo proteggere il nostro figlio di 7 mesi? Cosa mangiare ? Ti guardi negli occhi e ti chiedi come è possibile, mentre tutto sembra uguale ma non lo è. E se chissà domani saremo presi anche noi dal virus ? Pensi che ci siamo isolati da tutti anche da parenti di mia moglie… in questi momenti critici impari a non fidarti di nessuno alcuni momenti hai paura anche te stesso di abbracciarti con la tua stessa famiglia .. con la paura di contagiare . E’ la psicosi che cresce per la paura”
Cosa vi dicono le autorità locali?
“Loro fanno il massimo per la estrema sicurezza del cittadino in tutti i sensi 24 h su 24 . Non solo con l’informazione continua ma con servizi di assistenza a tutti soprattutto agli stranieri (io mi riferisco alla mia città del posto locale, naturalmente non dimentichiamo che la cina sono miliardi di persone non è facile tutto ciò . Sarebbe come bloccare in una gabbia tutti gli uccelli del cielo!)”
Avete più paura per il virus o insofferenza per le abitudini lasciate?
“E’ il disagio della vita il maggiore problema – ammette lo chef catanzarese – mi dispiace tanto bloccare il mio cammino che stava andando a gonfie vele. Tantissimi sacrifici che ho fatto per costruire qualcosa di mio ed ora.. è come scalare una montagna e quando sei arrivato in cima ti devi buttare altrimenti puoi morire.”
Sono cambiate le abitudini igieniche?
“Certo, specie per noi che lavoriamo nel cooking : sono estremamente ancora più severe e naturalmente tra di noi esiste sempre la paura del contagio anche se se stiamo molto attenti.”
E la vita sociale? uffici, ristoranti, negozi, cinema
“Tutto in mascherina: uffici governativi 90 % tutti aperti; ristoranti, negozi sono quasi tutti chiusi, ne trovi aperti pochissimi”
Ha pensato di rientrare in Calabria?
“Assolutamente si – dice senza indugio Paolo – pensiamo di venire in questo stesso mese di febbraio. Il consolato ci sta organizzando il volo. Porterò mia moglie ed il mio bambino in Calabria dove rimarremo fino a che non sarà tornata la completa sicurezza”
La cucina è sempre stata la sua passione: in questo momento ha progetti di lavoro compatibili in Italia o magari proprio da noi in Calabria?
“A prescindere dal Coronavirus fare qualcosa di mio in Calabria è sempre stato un punto fermo nel mio cuore! Voglio aprire un locale mio personale con il mio concetto di cooking, ma naturalmente devo capire meglio la situazione e perché no anche trovare qualche socio giusto. Noi abbiamo aperto catene di locali di music bar, lounge restaurant che vorrei replicare anche in Italia”.