Una storia di disservizi nella gestione dell’emergenza sanitaria. Una problematica diffusa su tutto il territorio regionale e non solo, quella dell’assistenza domiciliare ai pazienti positivi al covid che non richiedono il ricovero in ospedale ma che si scontrano con la mancata attivazione di una forte rete territoriale in grado non solo di arginare il virus ma anche di superare farraginose dinamiche burocratiche. A contattare la nostra redazione è un ragazzo di Catanzaro di 30 anni di Catanzaro, positivo al Covid-19. “Dopo aver manifestato dei sintomi febbrili, il 26 ottobre – scrive nella lettere inviata alla redazione – effettuo un tampone igienico naso-faringeo per essere sicuro che fosse influenza, ebbene l’esito risultava positivo al Coronavirus. Come da prassi avverto subito il medico curante e vado in autoisolamento. Quest’ultimo, tramite PEC, informa l’Asp il giorno stesso e richiede il tampone molecolare.
L’inizio del calvario
L’inizio del calvario
“Dal 26 ottobre – prosegue la missiva – inizia il mio personale calvario (e credo, purtroppo, anche di molta altra gente). Fortunatamente, dopo i 3 giorni di febbre, non ho avuto più alcun sintomo; i giorni passano, con me chiuso completamente solo nelle quattro mura dell’appartamento, invano. Non rispondono mai alla PEC del medico curante, non rispondono mai alle decine, forse centinaia, di chiamate che effettuo per circa 12 giorni a tutti i numeri che l’Asp ha messo a disposizione. Preso dal totale sconforto per essere stato completamente abbandonato dalle istituzioni sanitarie e non sapendo più come comportarmi, decido di chiamare i Vigili Urbani e i Carabinieri i quali mi hanno ripetutamente risposto che il disservizio e la cattiva gestione della prassi Covid dell’Asp della mia città non è di loro competenza”.
Finalmente, il 13°giorno dall’invio della PEC del medico curante , l’Asp si degna di chiamarmi e mi fissano l’appuntamento per effettuare il tampone molecolare giorno 7 novembre. Ebbene si dopo 14 giorni. Mi reco al triage per effettuarlo e mi dicono che se entro martedì non ricevo alcuna comunicazione dell’esito posso dichiararmi negativo e pertanto uscire dall’auto isolamento fiduciario. Passano i giorni, arriva il famoso martedì, ma non ricevo chiamata e da questo deduco che l’esito sia negativo. Ovviamente No. Sempre per senso civico e per il bene dei miei familiari voglio accertarmi. Intanto son passati 6 giorni dal tampone molecolare e oggi, venerdì 13 novembre, decido di chiamare più volte l’Asp”.
La spiacevole sorpresa
“Quando finalmente rispondono alla mia telefonata, mi comunicano che il risultato del tampone è positivo e che dovrei ricevere un’altra chiamata per fare il tampone nel martedì successivo. Ovviamente sono andato su tutte le furie. Se fossi stato più superficiale avrei già potuto infettare altre persone, non per colpa mia, ma per negligenza e incapacità gestionale della nostra amata sanità locale. Potranno mai limitare questi contagi se proprio le istituzioni sanitarie non fanno la loro parte nonostante i cittadini rispettino le regole? Mi domando a questo punto, tutti questi sacrifici che senso hanno? Abbandonano le persone a loro stesse, infischiandosene del danno economico e sociale che recano; siamo considerati come il nulla. E’ ora di dire basta e spero che questa denuncia faccia riflettere le istituzioni di qualsiasi livello per cambiare finalmente e definitivamente le cose. E’ inaccettabile che il mio auto isolamento non sia stato considerato dall’Asp per così tanti giorni. Ho fatto la cosa giusta per la comunità e per la mia Regione, ma, nonostante ciò, mi son sentito sequestrato (perché intimato a non uscire) senza che nessuno si occupasse di me. Capisco lo stato di emergenza e il sovraffollamento degli ospedali, ma tutto questo, soprattutto l’abbandono della gente per bene, con necessità lavorative e sociali e che con senso civico decide di fare le cose secondo protocollo, è una vergogna”.