di Danilo Colacino
La deontologia e soprattutto la serietà professionale dovrebbero impedire a un giornalista di figurare in un suo articolo, anche se al giorno d’oggi è ormai purtroppo diventato un mestiere inflazionato.
La deontologia e soprattutto la serietà professionale dovrebbero impedire a un giornalista di figurare in un suo articolo, anche se al giorno d’oggi è ormai purtroppo diventato un mestiere inflazionato.
Si vede e si legge di tutto, insomma.
Perché chiunque, nemmeno più sapendo scrivere, pensa che sì, si può fare!
Basta mettere in fila due parole di senso compiuto, spesso neppure quello, e il gioco è fatto.
Ma io sono e resto della ‘vecchia scuola’, malgrado abbia un’età non ancora da Matusalemme, e alla deroga di autocitarmi ricorro soltanto poiché quel ‘cronista troppo invadente’, io naturalmente, ha vissuto in prima persona emozioni forse semplici ma intensissime che ritiene giusto riferire ai suoi amati lettori senza infingimenti né filtri.
Gli stessi che forse, o per meglio dire probabilmente, si saranno già collegati su Zoom Cloud Meeting, come ha fatto un gruppo di amici, i miei amici di sempre per la precisione, dando vita a un simpatico aperitivo virtuale ai tempi dello stramaledetto Coronavirus.
Un brindisi fatto ognuno da casa propria of course, che ha coinvolto Ilaria Procopio, a cui è venuta l’idea nel pomeriggio odierno, il suo compagno Pietro Aidala; Pasquale “Pat” Tallarico con la moglie Laura Saturno; Paola Dolce con il marito Lorenzo Mostaccioli; Matteo Sainato con la consorte Katianna – tutti insieme ai loro meravigliosi figli, che non cito per ovvie ragioni trattandosi di bambini ancora piccoli e in alcuni casi piccolissimi – e, chiedo quasi scusa, il sottoscritto.
Strano l’effetto iniziale, considerato che tra un problema tecnico e l’altro o una risata e l’altra arriva assai presto il momento in cui ti rendi conto che ti manca qualcosa.
Anzi, un mondo intero.
Perché questo dannato Covid-19 ti ha tolto tanto, per non dire tutto, della stupida, vecchia, routinaria, banale ma in fondo insostituibile, normalità.
Comunque sia, il cin-cin inaugura l’incontro.
Pietro stappa una bottiglia di quelle buone; Lorenzo apre a chi gli ha portato la pizza con un ‘improbabile’ cocktail in mano; Ilaria parla dell’imminente compleanno che vivrà in casa; Matteo chiede consigli sulla maniera di cucinare i carciofi mentre Katianna gongola, godendosi un giorno lontano dai fornelli; Pat si occupa di una delle due sue piccole così come Paola del suo bimbo e nel frattempo Laura ci parla della cena.
E io?
Li guardo, malinconico (oltreché provato da un recente e spero tanto fugace quanto doloroso acciacco) ma felice nell’auspicio di poterli riabbracciare il più presto possibile.
Voglia che si acuisce quando ‘cadiamo’, inesorabilmente uno via l’altro, nel volgere di pochi secondi.
Stavolta, però, non c’entrano le limitate competenze informatiche.
È solo che Zoom ti consente, forse nella versione gratuita, 40′ di tale gioia o supplizio, perché ‘finita la festa’ non sai se conservarne il bel ricordo o ridire per la milionesima volta: “Maledetto Sars-Cov-2”.