Coronavirus, le varianti preoccupano gli esperti: “La pandemia è ancora forte”

coronavirus lockdown

È necessario rafforzare le misure in tutta Italia per contenere la diffusione delle varianti del Coronavirus. Con il governo che deve ancora ottenere la fiducia in Parlamento, gli esperti rilanciano l’allarme: dall’Iss al Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie fino al Cts, l’input è sempre lo stesso. Fino a quando non si rallenta la corsa del virus è impossibile pensare ad un allentamento delle restrizioni.

Un messaggio chiaro che potrebbe portare ad un’ulteriore stretta e che l’esecutivo valuta, come conferma il ministro per gli Affari Regionali, Mariastella Gelmini, al termine della riunione con il Cts. “La pandemia è ancora forte, non si può scherzare. Se è necessario fare scelte di rigore si fanno”. Ma, su pareri differenti, è la stessa comunità scientifica: lockdown duro per un paio di settimane o interventi “selettivi”. Che la situazione sia seria, gli esperti e i tecnici lo dicono e lo affermano da giorni. E la nota con cui palazzo Chigi ha intestato al governo l’ordinanza firmata dal ministro della Salute Roberto Speranza per bloccare l’apertura degli impianti da sci è la conferma che la linea scelta è quella del rigore.

Un messaggio chiaro che potrebbe portare ad un’ulteriore stretta e che l’esecutivo valuta, come conferma il ministro per gli Affari Regionali, Mariastella Gelmini, al termine della riunione con il Cts. “La pandemia è ancora forte, non si può scherzare. Se è necessario fare scelte di rigore si fanno”. Ma, su pareri differenti, è la stessa comunità scientifica: lockdown duro per un paio di settimane o interventi “selettivi”. Che la situazione sia seria, gli esperti e i tecnici lo dicono e lo affermano da giorni. E la nota con cui palazzo Chigi ha intestato al governo l’ordinanza firmata dal ministro della Salute Roberto Speranza per bloccare l’apertura degli impianti da sci è la conferma che la linea scelta è quella del rigore.

Le varianti

“La diffusione di varianti con maggiore trasmissibilità – dichiarano i ricercatori dell’Iss – può avere un impatto rilevante se non vengono adottate misure di mitigazione adeguata”. L’Istituto superiore di sanità indica questa strada nello studio di prevalenza della variante inglese in Italia relativo alla indagine svolta lo scorso 4-5 febbraio.

Sulla stessa il Centro europeo per il controllo delle malattie. “La situazione è molto preoccupante – sottolinea la direttrice Andrea Ammon -, se non vengono mantenute o rafforzate le misure, nei prossimi mesi potrebbe esserci un aumento significativo dei casi e dei decessi. Già venerdì il Cts aveva sottolineato la necessità di un “rigorosa osservanza, rafforzamento e incremento delle misure”, sia a livello nazionale che locale, “evitando ulteriori misure di rilascio”. Un messaggio che era arrivato fin dentro il Consiglio dei ministri di sabato e che ha portato all’ordinanza di chiusura.

Il parere degli esperti

L’appello del consulente del ministro Speranza, Walter Ricciardi, lockdown totale per un periodo di tempo limitato, è stato raccolto dal virologo Andrea Crisanti e dall’infettivologo del Sacco di Milano Massimo Galli, secondo il quale però una chiusura totale avrebbe senso se accompagnata da una vaccinazione di massa. Secondo il Gimbe “senza un lockdown totale per due settimane bisognerà continuare con gli stop and go per tutto il 2021”. Su posizioni contrastanti, invece, il direttore dello Spallanzani Francesco Vaia secondo il quale servono chiusure “chirurgiche e selettive”.

Claudio Mastroianni, direttore del Dipartimento di Malattie infettive del Policlinico Umberto I di Roma dichiara che “siamo in una situazione preoccupante. Ora più che mai serve la massima attenzione e bisogna stare molto accorti e valutare misure più stringenti e anche l’idea di un lockdown. Siamo di fronte a una settimana decisiva”.

“Serve parere univoco”

Per Matteo Bassetti, direttore della clinica malattie infettive dell’ospedale San Martino di Genova, parlare di lockdown è come sentire un disco rotto: “Servirebbe un modo di comunicare più univoco, una voce unica. Invece parlano tutti: Cts, Ricciardi, Crisanti. Poi l’Iss. Così c’è disorientamento nella popolazione. Se c’è bisogno di mettere un’area in zona rossa va fatto rapidamente, ma evitiamo di continuare a parlare di lockdown nazionale perché c’è qualcuno che è diventato un disco rotto. Non siamo alla soglia di un nuovo lockdown, afferma poi Bassetti -. Dobbiamo avere un po’ di pazienza e di ordine. I numeri dicono che abbiamo il 5% dei positivi, le ospedalizzazioni sono calate e la situazione non è di emergenza. Se c’è aumento dei casi e dei ricoveri, si dovrà intervenire a livello locale con le chiusure.

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