Coronavirus, mezza Italia rischia la zona arancione: oggi il monitoraggio dei dati

Lo ha detto il ministro della Salute Roberto Speranza intervenendo al convegno "Amianto e Salute: priorità e prospettive nel trentennale del bando in Italia"

La scure dei dati del monitoraggio Iss torna a pendere sulle regioni che oggi conosceranno il colore che verrà assegnato loro a partire da domenica. Il rischio è che mezza Italia possa ridiventare arancione, anche se sono in molti i governatori che si affrettano ad anticipare i dati annunciando di “essere in regola” per restare in giallo. C’è una regione, la Valle d’Aosta, che potrebbe invece essere la prima a diventare bianca, qualora venisse confermata per la terza settimana consecutiva l’incidenza di meno di 50 persone positive su 100 mila abitanti, requisito necessario per passare al livello più basso della scala cromatica. Quello che sembra ineluttabile, invece, pare essere il passaggio in zona rossa dell’Abruzzo, che ha già messo in lockdown le province di Pescara e Chieti.

L’ultimo bollettino

L’ultimo bollettino

Anche ieri l’Italia ha registrato oltre 10 mila nuovi casi di coronavirus (13.762) e 347 vittime, con un tasso di positività che sale per il secondo giorno consecutivo, passando dal 4,1% al 4,8%. Dati che confermano l’ampia diffusione del virus nel Paese, aggravata dalla presenza ormai accertata delle varianti, sulle quali è cominciata l’indagine dell’Istituto Superiore di Sanità. Per questo appare inevitabile il ricorso a chiusure e limitazioni, con la possibilità anche di ricalcare l’esempio dell’Abruzzo e individuare zone rosse localizzate nelle province. Un’opzione che potrebbe essere già sul tavolo del ministro della Salute, Roberto Speranza, e che va ad aggiungersi alla discussione sulla nuova cabina di regia e sullo ‘snellimento’ del Comitato Tecnico Scientifico. Interrogativi che dovranno essere sciolti in breve tempo dal neo-insediato premier Mario Draghi.

Sei regioni a rischio

Intanto l’Unione Europea ‘promuove’ la Sardegna, declassandola nella sua mappa dal rosso all’arancione, così come deciso anche per la Valle d’Aosta. Restano solo Umbria e province autonome di Trento e di Bolzano le uniche aree italiane ad alta incidenza di contagi. Ma saranno i dati dell’Iss a decidere quali provvedimenti adottare nelle regioni. Delle sei a rischio arancione, ben quattro hanno annunciato di avere un Rt inferiore a 1 e quindi dentro l’area gialla.

Qualche buona notizia arriva dal monitoraggio quotidiano dell’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas), secondo cui a livello nazionale continua a calare il numero delle terapie intensive occupate da pazienti Covid. Si tratta del 23 per cento, 7 punti sotto la soglia critica del 30%. In controtendenza, però, i dati dell’Umbria dove il 59% dei posti in terapia intensiva è occupato da pazienti Covid. In situazione critica anche Abruzzo (33%), Friuli Venezia Giulia (34%), Marche (33%), Molise (31%) e la provincia di Bolzano (39%).

La Calabria

Calabria sempre ultima in classifica per quanto riguarda la somministrazione del vaccino anti-Covid. La percentuale è ferma al 63% circa, la più bassa d’Italia. Tra questi 50.870 sono operatori sanitari e sociosanitari, 11.476 personale non sanitario e 3.404 ospiti delle Rsa. Non è ancora partita la campagna vaccinale per gli over 80 fuori dalle residenze. Il valore Rt è sempre stabile per cui, a meno di sorprese, la Calabria dovrebbe restare in zona gialla. Ancora lontano il miraggio dell’area bianca.

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