Le nuove chiusure affossano le imprese, scatta l’allarme: “Così si rischia la rivolta”

Un nuovo lockdown rischia di mettere definitamente al tappeto commercianti e piccole imprese e di provocare la perdita di centinaia di migliaia di posti di lavoro. E’ l’allarme lanciato dalle associazioni d’impresa che chiedono di mantenere alta la guardia sull’emergenza sanitaria ma considerano “insostenibile” l’ipotesi di nuove chiusure. Un altolà e al tempo stesso una richiesta di aiuto al governo che in queste ore si prepara ad adottare nuove misure restrittive per frenare l’impennata dei contagi e a mettere in campo nuovi interventi di sostegno all’economia, a partire dai ristori.

Derby tra salute ed economia

Derby tra salute ed economia

E se per Confesercenti le restrizioni in arrivo chiuderanno per sempre 110mila attività, per il filosofo Massimo Cacciari tutto ciò alimenterà la rabbia sociale: “È evidente – dichiara al Quotidiano Nazionale – che se continua questa situazione, senza peraltro un flusso efficace di comunicazione da parte del governo e delle Regioni, o scattano meccanismi di aiuti robusti alle vittime economiche della pandemia o ci sarà solo da aspettarsi l’esplosione della rabbia sociale”. Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, intervenendo a distanza all’assemblea della Cna ha garantito invece nuovi aiuti al mondo imprenditoriale. “Le prossime settimane si preannunciano complesse, non potremo abbassare la guardia, perché se non proteggiamo la salute cittadini non proteggiamo l’economia”, ha sottolineato il premier rivolgendo un appello agli imprenditori: “Il cantiere della nuova Italia è aperto e per questo avremo bisogno dell’aiuto e della collaborazione vostra e di tutti gli italiani”. L’obiettivo del governo, ha assicurato anche il ministro delle Infrastrutture, Paola De Micheli, è “escludere categoricamente un nuovo lockdown”.

L’allarme: “Così chiudiamo definitivamente”

Le nuove restrizioni per contenere i contagi del Covid-19, avverte Confesercenti, “avranno un impatto negativo sull’economia, causando un’ulteriore riduzione di circa 5,8 miliardi di euro di consumi delle famiglie, l’ennesimo colpo per commercio, turismo e somministrazione, che potrebbe causare la chiusura di altre 20mila attività, portando da 90 a 110mila le cessazioni di impresa previste quest’anno”. Secondo i calcoli dell’organizzazione, nell’ipotesi che le chiusure siano imposte fino alla prima settimana di novembre l’ulteriore impatto negativo sui consumi potrebbe infatti raggiungere i 5,8 miliardi portando la stima della riduzione complessiva della spesa delle famiglie per il 2020 da 90 a 95,8 miliardi di euro. E “ben più drammatiche” sarebbero le conseguenze nel caso di due ulteriori mesi di lockdown che, in questa fase dell’anno, determinerebbero una caduta immediata della spesa di 40 miliardi. Confesercenti chiede quindi soluzioni per agevolare l’accesso al credito e per fronteggiare i costi fissi, a partire da una nuova normativa d’emergenza sugli affitti perché sarebbero almeno 70mila le attività, in Italia, che non ce la fanno più a pagare il canone. Per Confcommercio, nuove chiusure sarebbero “insostenibili” in un Paese “messo alle strette anche sul terreno dell’emergenza economica e in cui la tensione sociale cresce”. Secondo la confederazione delle imprese si rischia, oltre a una caduta del Pil per l’anno in corso ben superiore al 10%, “la cessazione dell’attività di decine di migliaia di imprese e la cancellazione di centinaia di migliaia di posti di lavoro”.

No a qualsiasi forma di lockdown: “Kappaò definitivo”

A mettere in guardia è anche la Cgia: un nuovo lockdown sarebbe il “ko definitivo” per l’artigianato. Nei primi 6 mesi di quest’anno, secondo l’associazione di Mestre, le imprese del settore sono diminuite di 4.446 unità; facendo scendere il numero complessivo presente in Italia a quota 1.291.156. Sia nel primo (-10.902) che nel secondo trimestre del 2020 (+6.456) i saldi sono stati tra i peggiori degli ultimi 10 anni, a conferma che l’artigianato, come del resto tutte le attività di prossimità, non è stato in grado di reggere l’urto dello shock pandemico. E secondo i calcoli del Centro studi di Unimpresa, i settori del commercio e del turismo, maggiormente penalizzati, valgono quasi 198 miliardi di euro in termini di Pil e ogni giorno di lockdown può arrivare a costare almeno mezzo miliardo di euro di prodotto interno lordo. Il grido d’allarme delle imprese rende sempre più urgente un intervento per indennizzare i settori che saranno più colpiti dalle misure restrittive che il governo sarà chiamato a prendere nelle prossime ore.

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