I nuovi casi di coronavirus nel nostro Paese sono in diminuzione, ma questo non significa che l’emergenza sia finita. I contagi sono in lieve calo, in media, a livello nazionale, ma non in alcune Regioni, per esempio in alcune di quelle che fino a poche settimane fa erano in zona bianca o gialla. Lo rileva il monitoraggio settimanale della Fondazione Gimbe. “Per la seconda settimana consecutiva, a livello nazionale, si rileva una lenta discesa del numero di nuovi casi e del loro incremento percentuale”, commenta il presidente di Gimbe, Nino Cartabellotta. “Anche se il dato – aggiunge – risente di notevoli differenze regionali correlate al livello di restrizioni di 3 settimane fa”.
In 9 Regioni, infatti, l’aumento percentuale dei nuovi casi è ancora in crescita, soprattutto in Calabria, Liguria, Sardegna e Valle d’Aosta. Si rilevano riduzioni rilevanti, al contrario, in alcune Regioni che 3 settimane fa erano in zona arancione o rossa. Inoltre, in 10 Regioni aumentano i casi attualmente positivi, dato che si riflette anche a livello nazionale.
In 9 Regioni, infatti, l’aumento percentuale dei nuovi casi è ancora in crescita, soprattutto in Calabria, Liguria, Sardegna e Valle d’Aosta. Si rilevano riduzioni rilevanti, al contrario, in alcune Regioni che 3 settimane fa erano in zona arancione o rossa. Inoltre, in 10 Regioni aumentano i casi attualmente positivi, dato che si riflette anche a livello nazionale.
Campagna vaccinale
Per quanto riguarda l’andamento della campagna vaccinale, secondo quanto riportato da Open, alle Regioni sono state consegnate 11.247.180 dosi, cioè il 71,7% delle dosi previste per il primo trimestre 2021. Sono poco più di 3 milioni le persone che hanno completato il ciclo vaccinale. Ma, come si evince dai dati nella tabella in basso, anche in questo caso ci sono notevoli differenze regionali. Si va dal 6,9% della Provincia Autonoma di Bolzano al 3,9% della Sardegna. Queste differenze – ha affermato Renata Gili, la responsabile ricerca sui servizi sanitari della fondazione – riflettono in parte differenti capacità organizzative delle Regioni, ma anche un eccesso di autonomia nella scelta delle categorie prioritarie da vaccinare.