(D.C.) – Il principale effetto collaterale del terribile Covid-19 è di scavare un ulteriore solco tra le classi forti e quelle deboli della popolazione.
Soprattutto in realtà economicamente depresse come la terra di Calabria.
Soprattutto in realtà economicamente depresse come la terra di Calabria.
Certo, si dirà: bella scoperta!
In tempi di crisi, chi sta meglio tiene botta rispetto a quanti stanno assai peggio. Chiaro.
Ma il discorso è che il Coronavirus sembra invece aver ‘eletto’ determinate categorie, colpendo buona parte del terziario e ‘strangolando’ i piccoli (compresi, come ovvio, i piccolissimi) imprenditori.
È solo un esempio, però.
Perché i tanto vituperati (per una serie di ragioni) pubblici impiegati (fino a pochi anni fa tutt’altro che considerati alla stregua di invidiabili Paperoni) sono invece adesso una sorta di ‘nuovi ricchi’ nel senso di soggetti ipergarantiti.
Gente a prova anche del freno alla circolazione di denaro contante, già in atto da diverse settimane e chissà ancora per quanto.
Ecco dunque che mai come ora, chi avrà i soldi chiamerà…banco.
A cominciare dai capi dalle organizzazioni criminali e da tutti gli spregiudicati loschi figuri che popolano il sottobosco finanziario.
E il timore che tutto ciò avverrà senza colpo ferire, vale a dire quasi tra l’indifferenza generale di un Sars-Cov-2 implacabile nel mietere un numero però tutto sommato relativamente basso di vittime in rapporto al totale delle persone infettate ma ancor più spietato nel creare pericolose disuguaglianze.
Il riferimento è disparità che avranno conseguenze molto gravi, per non dire nefaste, in particolare in latitudini come quelle calabresi in cui sarà la parte sommersa e ‘nera’ della società ad affermarsi, così da alimentare maggiormente ingiustizie e illegalità.