Coronavirus, tutti al mare ma anche in Calabria nelle “gabbie”. Forse meglio: no grazie

di Danilo Colacino – Un futuro bagno al mare in stile Sean Connery (alias James Bond) in una delle più note scene di  “Licenza di Uccidere” in cui 007 deve entrare nella super-stanza di decontaminazione da radiazioni all’interno della base segreta del folle Dottor No sull’isola di Creb Key, anche no. Grazie.

Certo, gli stabilimenti balneari dovrebbero aprire per far partire un settore chiave che altrimenti rischia di restare schiacciato dagli effetti indiretti del Coronavirus.

Certo, gli stabilimenti balneari dovrebbero aprire per far partire un settore chiave che altrimenti rischia di restare schiacciato dagli effetti indiretti del Coronavirus.

Ma se lo scenario imminente è quello mostrato nelle simulazioni proposte da alcuni organi di stampa, forse sarebbe impensabile tuffarsi serenamente in Calabria, così come altrove peraltro, nelle splendide acque di Ionio o Tirreno.

Intanto va detto che sparirebbero le cosiddette spiagge libere e quindi lo stesso famoso tuffo non sarebbe proprio alla portata di tutte le tasche.

E poi – a nostro avviso – ‘vivere’ il mare, costretti a stare in mini-gabbie di plexiglass con tanto di getti di liquido disinfettante, ci sembra l’ennesimo panorama post-apocalittico da disaster-movie hollywoodiano.

Chissà, ad esempio, in che modo la prenderanno bambini e ragazzini, di fatto impossibilitati a effettuare tutti quei consueti momenti di divertimento collettivo – dal beach soccer, chiamiamolo così, ai racchettoni, dalla ‘sette e schiaccia’ alla lotta in acqua stile Giochi senza Frontiere e al resto – immancabili passatempi delle giornate trascorse in vacanza.

Meglio la montagna, allora, nella prossima ‘strana’ bella stagione?

Mah.

A patto di non trovarsi i pannelli divisori tra un pino e l’altro.

Chiaro, un’iperbole, la nostra.

Però il rischio anche lì di robe da pellicola di fantascienza esiste.

Eccome.

Senza contare che noi ci chiediamo, inoltre, come le autorità preposte riusciranno a gestire, salvo vietarlo, il ciclico esodo verso le seconde case di mare e montagna.

Davvero un bel rompicapo, insomma.

Rebus che si deve risolvere, contemperando le esigenze di operatori economici di un comparto fondamentale, di un intero popolo ormai sull’orlo di una crisi di nervi e soprattutto della sicurezza pubblica ovvero di garantire a tutti la di poter staccare la spina a rischio zero o quasi.

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