Coronavirus, Vono: “Vaccino a parlamentari atto di buon senso”

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“La pazienza è la virtù dei forti, ma spesso, in queste situazioni, le emozioni la fanno da padrona confondendo le cose e nulla più”. Lo afferma, in una nota, la senatrice Silvia Vono (IV) in merito a un’interrogazione rivolta al ministro Speranza sul tema delle vaccinazioni per i parlamentari. “Nel tentativo di fomentare l’animo populista del Paese – dice – si forza la notizia sulla richiesta avanzata da un gruppo di senatori per vaccinare il Parlamento, documento che ho personalmente sottoscritto. Ma nessuno ha evidenziato che non si è trattato di una richiesta di privilegi, anzi, come ha sottolineato la collega Binetti (Udc), prima firmataria e medico – scrive – ‘il diritto a vaccinarsi sta diventando una istanza per tutti e la nostra richiesta è stata fatta per conoscerne i tempi, tutto qui'”.

Diversi, sottolinea la parlamentare, sono stati i casi di positività all’interno del Parlamento, per questo la rappresentante di Italia Viva ha ribadito: “Vorremmo solo lavorare nelle Commissioni senza doverci bloccare ogni settimana per un caso di Covid, oppure rischiare di diventare portatori del virus nei nostri territori. Per questo motivo, quindi, abbiamo chiesto al ministro Speranza se non fosse il caso di pensare ad un piano vaccinale per una categoria di persone che, per forza di cose, è costretta a lavorare in presenza. Nessun tentativo di scavalcare altri soggetti, nessun privilegio ma soltanto un atto di buonsenso – conclude – per far funzionare il Parlamento a garanzia dei cittadini”.

Diversi, sottolinea la parlamentare, sono stati i casi di positività all’interno del Parlamento, per questo la rappresentante di Italia Viva ha ribadito: “Vorremmo solo lavorare nelle Commissioni senza doverci bloccare ogni settimana per un caso di Covid, oppure rischiare di diventare portatori del virus nei nostri territori. Per questo motivo, quindi, abbiamo chiesto al ministro Speranza se non fosse il caso di pensare ad un piano vaccinale per una categoria di persone che, per forza di cose, è costretta a lavorare in presenza. Nessun tentativo di scavalcare altri soggetti, nessun privilegio ma soltanto un atto di buonsenso – conclude – per far funzionare il Parlamento a garanzia dei cittadini”.

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