La gip cosentina, Giorgia Castriota, in servizio al Tribunale di Latina, e due professionisti romani, Silvano Ferraro e Stefania Vitto, con incarichi di collaborazione in ambito di procedure di amministrazione giudiziaria di beni sequestrati, sono stati tratti in arresto dalla Guardia di Finanza. La magistrata e i consulenti sono accusati, a vario titolo, di corruzione per atti contrari ai doveri di ufficio, corruzione in atti Giudiziari e induzione indebita a dare o promettere utilità. Castriota e Ferraro sono finiti in carcere, Vitto ai domiciliari.
Le indagini
Le indagini
Tutto nasce dalla denuncia presentata dal rappresentante legale pro tempore di diverse società, riconducibili a un gruppo operante nel settore della logistica sottoposto a sequestro per reati tributari, presso la Procura di Latina. L’imprenditore ha raccontato irregolarità e condotte non trasparenti che vi sarebbero state nella gestione dei compendi aziendali sequestrati e che, secondo quanto da lui riportato, sarebbero state poste in essere dagli amministratori giudiziari e dal coadiutore, con l’avallo del giudice per le indagini preliminari.
Attraverso l’esame di tabulati telefonici, servizi di osservazione, controllo e pedinamento, acquisizione di documentazione bancaria, disamina delle movimentazioni finanziarie dei soggetti coinvolti e, soprattutto, mediante l’espletamento di intercettazioni telefoniche ed ambientali, determinati ai fini investigativi, è stato possibile acquisire elementi gravemente indiziari dell’esistenza di una rete di rapporti amicali e di frequentazione fra i vari soggetti che, all’interno dell’amministrazione giudiziaria, hanno percepito e stanno tuttora percependo compensi particolarmente cospicui.
Il conferimento degli incarichi
Il conferimento degli incarichi sarebbe avvenuto al di fuori di qualsiasi criterio oggettivo. La gip avrebbe anche affidato il ruolo di amministratore giudiziario e coadiutore ad un uomo, scrive la procura di Perugia nel comunicato, con il quale aveva una “assidua frequentazione”, intendendosi per tale “quella derivante da una relazione sentimentale o da un rapporto di amicizia stabilmente protrattosi nel tempo e connotato da reciproca confidenza, nonché il rapporto di frequentazione tra commensali abituali”.
Il “quadro di accordo corruttivo”
Nell’ordinanza di custodia cautelare si lascia intravedere “un chiaro quadro di accordo corruttivo e di vendita della funzione, nel quale soggetti nominati… [dal giudice] … all’interno dell’amministrazione, già legati … da rapporti personali pregressi, retrocedevano al Magistrato, sotto forma di contributo mensile ed altre regalie, parte del denaro… [che lo stesso giudice]…liquidava loro per l’adempimento degli incarichi”. Nei capi di imputazione per i quali è stata emessa ordinanza cautelare sono contestate anche altre utilità (quali gioielli, orologi, viaggi e un abbonamento annuale per assistere in tribuna d’onore dello stadio Olimpico alle partite di una squadra calcio) che il giudice avrebbe percepito dai soggetti inseriti nell’amministrazione giudiziaria.
Atti contrari ai doveri d’ufficio
Nella misura cautelare, sono, infine, indicati plurimi atti contrari ai doveri d’ufficio che il Giudice di Latina avrebbe tenuto nella la gestione delle società raggiunte da sequestri. Si tratterebbe di condotte come l’omessa vigilanza o la mancata denuncia di attività illecite da parte degli ex amministratori, ma anche di condotte attive, come l’intenzione di portare le società al fallimento e nominare curatori gli stessi professionisti, con lo scopo, verosimilmente, di mantenere il controllo sulla procedura e non perdere la fonte di guadagno oltre a quello di tutelare sé stesso da ingerenze esterne e da eventuali soggetti estranei, che avrebbero potuto evidenziare le criticità o la mala gestio dell’amministrazione giudiziaria. In queste ore sono in corso di esecuzione, acquisizioni e perquisizione che porterebbero ad altre due persone già indagate e per le quali si cercano riscontri.